Catturare il tempo sospeso
di Carla Monni
I FontanaMix sono in tournée con il nuovo progetto Scritture nel tempo, presentato nella loro città natale all'Arena del Sole di Bologna, e nato in collaborazione con l'Université Paris Nanterre, la Fondazione Rocca dei Bentivoglio Valsamoggia e la Fondazione Giorgio Cocchi.
Bologna, 13 dicembre 2018 – Avanguardisti, divulgatori dei linguaggi musicali contemporanei e propagandisti dell'eredità novecentesca, i FontanaMix sono tornati con il progetto intitolato Scritture nel tempo, in cui nella serata dello scorso giovedì hanno omaggiato Claude Debussy a cent'anni dalla sua morte, con una rilettura dei dodici pezzi tratti dal Primo libro dei Préludes – la prima raccolta debussiana per pianoforte solista – arrangiati appositamente per l'ensemble da Paolo Aralla, Nicola Evangelisti e Francesco La Licata.
Improvisation sur Debussy, questo il titolo del programma della serata, in cui ogni brano da camera, è stato anticipato da dodici “narrazioni” affidate allo scrittore e saggista Luca Scarlini che, a partire dai titoli dei Preludi, ha raccontato la rivoluzionaria concezione del tempo sospeso e immobile del compositore francese. Quello stesso tempo che Adorno riconosceva come una crisi del dinamismo beethoveniano, quella “distruzione” del discorso musicale che in Debussy appare come un insieme di momenti sonori snodati l'uno dall'altro, istanti separati che non trovano una propria continuità e che incoraggiano alla rinuncia di uno sviluppo musicale.
I Preludi debussiani si presentano dunque ben strutturati, ma senza alcun ordine programmatico, a partire dalla scelta della tonalità. Il compositore ha infatti sempre tentanto di sgattaiolare quando gli veniva affibbiato l'appellativo di “musicista a programma”, tanto è vero che quei dodici brani furono intitolati solo alla fine di ogni singola creazione, in modo tale che l'interpretazione non fosse condizionata da suggestioni extra-musicali. E per quanto l'esperimento non riuscì particolarmente, i titoli della raccolta sono invece diventati – in questa sede – un trampolino per Scarlini, che sviluppa attorno ai singoli pezzi una vera e propria trama testuale.
Per quanto la rivisitazione degli arrangiatori interagisca appieno con la partitura pianistica originale, la libertà formale dei Preludi ben si adatta alla nuova veste cameristica. Si pensi solo alle espressioni che corredano l'indicazione agogica di ogni singolo brano, suggerita dal compositore, come nel preludio Voile (Vele o Veli) da eseguire moderatamente, ma con “un ritmo senza rigore e carezze” (Modéré – dans un rythme sans rigueur et caressant), in cui cruciali sono i movimenti ciclici dei singoli strumenti, e dove il vibrafono di Simone Beneventi fa da moderatore del tempo, sostituendo il rintocco del basso del pianoforte debussiano. E ancora gli strumenti “ondeggiano” in Le vent dans la plaine (Il vento nella pianura) a simboleggiare il fruscio ostinato e agitato del vento; così come il violino di Valentino Corvino freme col suo archetto nell'audace e malinconico Les sons et les parfums tournent dans l'air du soir (Suoni e profumi volteggiano nell'aria della sera) – titolo ispirato a un verso della poesia Harmonie du soir di Charles Baudelaire.
Debussy crea musicalmente delle immagini che paralizza, come un fotografo che genera scatti istantanei, che rimangono quasi sospesi. Sono momenti fugaci o azioni quotidiane, come quella dei Des pas sur la neige (Passi sulla neve), un paesaggio sonoro dallo sfondo triste e malinconico, sapientemente rappresentato dal violoncello di Sebastiano Severi. Sono anche viste panoramiche come Les collines d'Anacapri (Le colline d'Anacapri), una sorta di tarantella piena di energia in cui rimbombano da lontano suoni simili alle campane.
Ma la musica debussiana si chiama anche “riflessi nell’acqua”, “nebbia” o “movimento delle onde”, tutti elementi che riecheggiano, con effetti onomatopeici – si pensi al fruscio generato dall'archetto di un violino sul charleston di Beneventi –, neLa Cathédrale engloutie (La cattedrale sommersa), preludio ispirato alla leggenda della città d'Ys inghiottita dal mare, una maledizione per le colpe commesse dai suoi abitanti.
Immagini di danzatrici che appaiono come “velieri dell'immaginazione” (Danseuses de Delphe) o serenate interrotte (La sérénade interrompué); dediche a personaggi fantastici, come Puck – il folletto shakespeariano di Sogno di una notte di mezza estate –, o a quelli rientrati nella storia, come i grotteschi menestrelli (Minstrels), sono una testimonianza della poliedricità dei disegni sonori debussiani, che si prestano completamente all'apertura e alla costante ricerca di stimoli e novità dell'ensemble.
Se è vero che in Debussy c'è una totale sospensione del “divenire” e dunque una mancanza di continuità temporale, nei FontanaMix invece la continuità è tenace, poiché imperterriti – dopo ormai più di quindici anni – portano avanti l'idea di un incessante rinnovamento dello sguardo contemporaneo e non solo.