Commozione e sobrietà
di Suzanne Daumann
Un'esecuzione intima e toccante coglie l'essenza del capolavoro di Bach, un messaggio per i nostri tempi al di là di ogni credo religioso.
RENNES, 18 marzo 2019 - In quest'inizio di primavera, il giovane ensemble barocco Le Banquet Céleste, in residenza all’Opéra de Rennes, si consacra all'opera emblematica del grande J.S. Bach e il risultato è più che convincente.
Sotto la direzione precisa e ispirata di Damien Guillon, un ensemble strumentale concentrato, dal suono così denso da farsi quasi aspro, un coro di fanciulli e uno di voci maschili, rispettivamente la Maîtrise de Bretagne e l’Ensemble Vocal Mélisme(s), e un gruppo di solisti formidabili ci fanno rivivere questa seria una storia ben nota, in una sorta d'intensa meditazione musicale.
Thomas Hobbs è un meraviglioso evangelista, dalla dizione e dall'intonazione perfette, presente dall'inizio alla fine. L’intensità del suo recitativo fanno intendere la terribile vicenda di persecuzione, tortura e condanna a morte cheè la Passione d Cristo sia avvenuta solo ieri. Altrettanto convincente e addai emozionante è Benoît Arnould nella parte di Jesus. Pacata autorevolezza, accettazione dell'inaccettabile: questo Gesù incarna il valore simbolico della Passione. In quest'epoca edonista, in cui il pensiero di tutta la società è volto al piacere e al consumo, questa società che vive della negazione della sofferenza e della morte, e le relega dietro uno spesso muro, in quest'epoca è salutare pensare qualche volta che la sofferenza conduce alla sua trascendenza. È il simbolismo che ci colpisce in quest'opera, si sia o meno cristiani. Ciò funziona benissimo nella cornice intimista di una piccola sala, dove un piccolo ensemble trumentale accompagna i cantanti con discrezione. Il Banquet Céleste lo fa a meraviglia, così bene che i solisti hanno tutta la libertà di esprimere i loro messaggi in arie che sono commentari filosofici alla storia stessa. Il soprano Céline Scheen, l’alto Paul-Antoine Bénos-Djian - la rivelazione della serata, bisogna ammetterlo - , il tenore Nicholas Scott: sono tutti notevoli, con voci pure e limpide, specializzate nel repertorio barocco e perfettamente a proprio agio. Senza necessariamente comprendere tutte le parole, senza necessariamente seguire i sottotitoli, il pubblico comprende l'essenza di ogni aria, dimenticando talora di respirare. Degno di nota anche Tobias Berndt quale Pilato, baritono dalla voce duttile e calda. Egli dà vita al confitto di lealtà del suo personaggio e canta la sua aria con una grazia tutta particolare.
Bisogna citare anche i giovani cantori della Maîtrise de Bretagne e il Choeur Mélisme(s). La tessitura acuta delle voci bianche rafforza viepiù il tenore drammatico degli interventi corali e gli uomini di Mélisme(s) sono, come sempre, impeccabili.
Une serata ricca d'emozioni e spunti riflessioni, dunque, salutata con applausi e acclamazioni ampiamente meritati. Grazie a tutti, bravi!