Norma nella norma
di Giuseppe Guggino
Della 72esima edizione del Luglio Musicale Trapanese, traslata ad agosto a causa dell’emergenza epidemiologica non del tutto archiviabile, Norma è l’unico titolo di grande repertorio superstite dell’originaria programmazione. Una Norma in versione scenica, pur nel rispetto delle norme di distanziamento interpersonale che vede affiancata a Desirée Rancatore nel ruolo eponimo l’interessante Adalgisa di Alessia Nadin.
Trapani, 30 agosto 2020 - Gioca con le parole la campagna pubblicitaria trapanese di questa Norma a norma anti-Covid, ma la sfida di fare opera in forma scenica (o quantomeno semiscenica) in fin dei conti, fatti i dovuti compromessi, risulta vinta. Certamente lo spettacolo di Raffaele Di Florio (con i costumi di Lucia Imperato) non rimarrà impresso a lungo nella memoria visiva di chi lo ha visto, ma ciò che contava era ripartire in qualche modo e il Luglio Musicale non ha mancato l’appello. Le quinte petrose color antracite scorrono, si aprono quando agisce il coro in disposizione oratoriale sul fondo, la recitazione dei protagonisti soffre un poco dell’imposto distanziamento ma tutto fila liscio – fra qualche videoproiezione non irrinunciabile – rigorosamente a norma, fino agli applausi finali alla ribalta quando, all’ingresso di Andrea Certa, vinti dalla palpabile emozione, ci si prende per mano per qualche istante. Dal canto suo Certa porta a segno una delle sue prove più convincenti in questi anni alla guida dei complessi del Luglio Musicale, che si impegnano nel dettato belliniano con grande perizia, specie fra i legni, pur in un ordito agogico sovente troppo a riparo da precipitose impennate. Il Coro del Luglio, meno compatto che in altre occasioni, pur sempre istruito da Fabio Modica, sembra patire maggiormente gli effetti del distanziamento e della dislocazione a fondo palco, anche se non scivola mai in nulla di increscioso.
Sul versante dei protagonisti si ritrova Desirée Rancatore ultima fra i soprani di ascendenza leggera al cimento con la sacerdotessa druidica. L’approccio pare accuratamente preparato, il soprano palermitano sembra aver avviato un sorprendente percorso di ripulitura tecnica che elimina ogni fissità nei passaggi di registro, pur sempre percepibili, e anche la linea di canto si presenta maggiormente sorvegliata tanto nel gusto quanto negli esiti espressamente musicali; anche le agilità di forza appaiono plausibili, pur nell’appesantimento complessivo di una vocalità che finisce per soffrire paradossalmente in “Ah! Bello a me ritorna”, non a caso scontato del da capo.
Sorpresa della serata è Alessia Nadin che, alle prese con Adalgisa, esibisce una vocalità duttile e stilisticamente inappuntabile e si segnala quale mezzo da riascoltare con interesse in future occasioni. L’insidiatore delle due sacerdotesse di questa produzione è Giulio Pelligra, che disegna un Pollione muscolare di ottimo squillo nel registro più schiettamente tenorile, sebbene talvolta costretto al compromesso in quello baritenorile.
A completare la distribuzione l’Oroveso barbarico di Cristian Saitta, la puntuale Clotilde di Simona Di Capua e il Flavio poco pugnace di Saverio Pugliese.
Una Norma che voleva essere “a norma” e che sortisce esiti artistici “nella norma”, ma dal valore intrinseco ben superiore per la capacità di riuscire laddove sarebbe stato più facile arrendersi in partenza.