Quando arriverà il pubblico, noi saremo pronti
di Luigi Raso
Anche il Teatro Verdi di Salerno raggiunge il proprio pubblico on line. Il Maestro di cappella di Cimarosa interpretato da Paolo Bordogna a sala vuota, però, è giustamente una prova d'orchestra in attesa di tornare ad accogliere gli spettatori.
“Il pubblico non c’è... ma quando arriverà il pubblico, noi saremo pronti; perché presto tornerà il pubblico a teatro!”. Amen. A pronunciare questo augurio speranzoso è il simpatico Maestro di cappella/Paolo Bordogna, protagonista dell’omonimo intermezzo di Domenico Cimarosa. Anche il Teatro Verdi di Salerno si iscrive alla lunga lista delle istituzioni musicali costrette a far musica senza pubblico, puntando esclusivamente sullo streaming: si parte con il delizioso monologo comico cimarosiano, probabilmente composto tra il 1786 e il 1793 per un’ignota produzione. Prima di iniziare, l’orchestra è intenta a intonare senza maestro l’Allegro spiritoso dalla Sinfonia di Lo frate ‘nnamurato di Pergolesi; entra in scena il Maestro di cappella, si volta verso la sala, ovviamente vuota, augurandosi di ritrovarla al più presto affollata; la prova può avere inizio. La “messa in scena” - lo spettacolo è privo di scene e costumi - è costituita da orchestrali e direttori che indossano il frac d’ordinanza. Paolo Borgogna è coadiuvato dalla Filarmonica del Teatro Verdi di Salerno estremamente frizzante, in qualche punto dalle sonorità caricaturalmente eccessive, impreziosita dai magnifici brevi assoli del primo violino di spalla di Fabrizio Falasca. E, a differenza della Prova d’orchestra di Fellini, pur dopo qualche incertezza iniziale, il Maestro Bordogna riuscirà a serrare le fila dell’orchestrina. Grazie alla propria vis comica, all’attenzione al colore delle parole, alle inflessioni, alla varietà di accenti, il protagonista riesce a far promanare garbo, leggerezza e ironia anche da un testo che, in definitiva, è poco più che appello di strumenti condito di divertenti esortazioni. “Vi ringrazio, miei signori/ proveremo ad altro tempo/ un Andante, Allegro e Presto/ che faravvi stupefar (..)” canta nel finale il Maestro: non ci resta che attendere pazientemente l’altro tempo. Si chiude con gli ormai consueti saluti di rito alla sala vuota e al pubblico collegato da casa. Un saluto al teatro e uno agli schermi dei PC, delle TV, dei Tablet, attuali filtri tra noi e la musica dal vivo. Per chi volesse rivedere l’intermezzo: |