Per Giulia
di Luigi Raso
Beethoven e Mahler al San Carlo con il soprano Maria Agresta e la direttrice Susanna Mälkki in memoria di Giulia Cecchettin
NAPOLI, 19 novembre 2023 - Un’immagine che si imprime nel ricordo: il soprano Maria Agresta guadagna il palcoscenico del Teatro San Carlo tenendo strette tra le mani due simboliche scarpe rosse; emozionata, a nome di tutto il Teatro, pronuncia una ferma e condanna della violenza contro le donne.
Queste calzature, con il loro groviglio di interrogativi, tormenti, violenza e fallimenti che recano con sé, restano adagiate ai piedi del podio per l’intera durata della prima parte dal concerto, l’ultimo della stagione sinfonica 2022 - 2023, che vede al suo debutto sancarliano la direttrice d’orchestra finlandese Susanna Mälkki. Lo sgomento per il recente femminicidio di Giulia Cecchettin, ultimo di una lunghissima e inaccettabile scia di morte, è intenso.
Dalla tragicità della cronaca nera ci eleva verso l’astratto regno musicale con “Ah! Perfido”, scena ed aria per soprano ed orchestra, op.65 di Ludwig van Beethoven: composta dal musicista di Bonn nel 1796, testimonia il suo raro incontro con il mondo dell’opera italiana. L’aria su testo di Metastasio - è tratta dal libretto di Achille in Sciro, musicato, tra i tanti, da Domenico Sarro per l’inaugurazione del Teatro di San Carlo il 4 novembre 1737 - risente delle lezioni sulla vocalità italiana impartite da Antonio Salieri al giovane Beethoven. “Ah! Perfido”, aria di derivazione mozartiana per eleganza e intensità dei sentimenti espressi, ha trovato in Susanna Mälkki una raffinata cesellatrice dell’articolazione delle forme, nonché del fraseggio: orchestra precisa, dal bel suono nei melanconici impasti timbrici che Beethoven prescrive.
Nel dar voce ai mutanti stati d’animo di Deidamia di Sciro, che implora l’eroe Achille di non abbandonarla per andare a combattere a Troia, Maria Agresta restituisce, attraverso un fraseggio ben screziato, una donna fiera ma tormentata.
Si resta nel connubio tedesco-italiano con la successiva aria “Infelice! Già dal mio sguardo”, op.94 di Felix Mendelssohn Bartholdy, del 1843: anche questa aria è su testo del poeta cesareo Metastasio, imperniata sulla forma Scena e aria di marca prettamente teatrale.
La versione scelta da Maria Agresta e Susanna Mälkki stasera non prevede la presenza del violino solista; la direttrice finlandese ne dà una lettura sbalzata, rapsodica e palpitante, con affondi sonori che però mettono in difficoltà la vocalità di Maria Agresta, che denota in più punti della scrittura vocale qualche appannamento di troppo. Ma l’idea di restituire il ritratto di una donna che ricorda un amore e i bei momenti passati resta vivida.
Nell’intervista rilasciata a Dario Ascoli per il Corriere del Mezzogiorno Susanna Mälkki ha dichiarato che il fil rouge che lega i tre brani del programma del concerto è da individuare nella “giovinezza degli autori, delle forme musicali, del lied con orchestra e della sinfonia del Novecento per la pagina di Mahler” che per la Mälkki è “forse l’ultimo poema sinfonico del XIX e la prima sinfonia del Novecento”: la seconda parte del concerto è appunto dedicata alla Sinfonia n. 1 in re maggiore “Titano” di Gustav Mahler, eseguita nel 1889, nella prima versione, e nel 1893 nella seconda.
È un risveglio della natura poco esuberante quello del primo movimento della Sinfonia, Langsam, Schleppend, Wie ein Naturlaut; im Aanfag sehr gemächlich; belebtes Zeitmass (Lentamente, trascinato, come un suono della natura; all'inizio molto tranquillo): dopo il misterioso pedale degli archi dell’incipit del primo movimento, il leggiadro tema (citazione e la rielaborazione del secondo dei Lieder eines fahrenden Gesellen) introdotto dai violoncelli appare quasi reticente ad abbandonarsi alla gioiosa rinascita primaverile. La concertazione sin dall’inizio appare non accurata così come il movimento avrebbe richiesto, con mende nell’articolazione generale e una malcelata superficialità di fondo nello scavo interpretativo.
La sinfonia procede tendenzialmente fluida e con incisività nel secondo movimento, Kräftig bewegt, dock nicht zu schnell (Vigorosamente mosso, ma non troppo veloce): qui si apprezza soprattutto il ductus leggero e la cura del fraseggio impressi dalla Mälkki alle danze contadine morave e alla reminescenza del valzer viennese.
L’Orchestra del San Carlo e il bel solo del primo contrabbasso, Carmine Laino, rendono al terzo movimento, Feierlich und gemessen, ohne zu schleppen (Solenne e misurato senza trascinare),la sua essenza di luogo musicale nel quale riemerge il mondo del compositore boemo nonché quello di un’età storica giunta al capolinea. Susanna Mälkki fa risuonare lugubre il tema introdotto dal contrabbasso che storpia il celebre canone Bruder Martin: questa patina plumbea resta impressa sull’intero movimento, appena rischiarato dall’irrompere, improvviso e con effetto straniante, degli echi di musica klezmer, che, ad avviso di chi scrive, scivolano nel corso del movimento in modo piuttosto anonimo.
Con l’attacco tellurico del quarto e ultimo movimento, Stürmisch bewegt. Energisch (Tempestosamente agitato), Susanna Mälkki e l’orchestra generano un’esplosione di tensione che prelude al successivo - e opposto per tinta ed essenza - meraviglioso tema di intenso lirismo affidato agli archi. Qui Susanna Mälkki e l’orchestra del San Carlo sono efficaci nel curare il “respiro” del tema, la sua sospensione all’interno del movimento così incandescente che conduce al finale trionfalistico, ben preparato, grazie al sapiente dosaggio del crescendo di tensione, dalla direttrice finlandese: nella battute conclusive, come prescritto da Gustav Mahler, l’intera sezione dei corni si alza in piedi.
Applausi calorosissimi e prolungati, particolarmente apprezzati dall’affabile e visivamente soddisfatta direttrice Susanna Mälkki, decretano un incondizionato successo per il concerto conclusivo della stagione sinfonica.
L’inaugurazione della prossima stagione è fissata per il prossimo 20 dicembre: Dan Ettinger dirigerà un monumento della musica sacra, la Grande Messa in do minore per soli, coro e orchestra, K 427 di Wolfgang Amadeus Mozart, preceduta dall’esecuzione della Sinfonian. 5 in si bemolle maggiore, D 485 di Franz Schubert.