L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

La vitalità della Traviata

di Irina Sorokina

La ripresa del capolavoro verdiano a Praga non solo conferma la passione del pubblico per questo titolo e la sua vitalità, ma a offre anche l'occasione per apprezzare interpreti di rilievo, come il soprano sudafricano Vuvu Mopfu.

PRAGA, 15 maggio 2024 - Scorgendo la locandina della Traviata al Teatro dell’Opera di Stato della capitale della Repubblica ceca, ci si accorge che si tratta della rappresentazione al numero centosettantaquattro di questa produzione, una scoperta non da poco. Questa messa in scena del più eseguito titolo verdiano risale al 2006 e il suo ricorrere nel repertorio dimostra la passione che il pubblico praghese nutre per questo capolavoro.

L’allestimento è firmato da Arnaud Bernard per la regia, mentre per quasi tutto il resto figurano nomi italiani, di Alessandro Camera per le scenografie, di Carla Ricotti per i costumi, di Gianni Santucci per le coreografie. L’allestimento elegante, sobrio e colorato nello stesso tempo, sembra non dimostrare una ruga e a distanza di ben diciotto anni funziona benissimo. La traviata praghese è ambientata in una specie di scatola: nel primo atto la casa di Violetta è tutta bianca con il dominio del divano, anch’esso bianco come l’abito della protagonista. Il coro è vestito di nero e allude all’aperto contrasto tra il demi-monde e la cortigiana dal cuore immenso. La festa in casa di Flora ha un sapore decisamente diverso, è movimentata e penetrata da un’atmosfera che sa d’erotismo e colpisce l’occhio con colori sgargianti quali il rosso e la fucsia indossati dalle zingarelle mascherate con corpetti aderenti e mutandoni. Per volontà di Bernard, alla festa di Flora non arrivano né zingarelli né i mattadori, ma sono gli ospiti mascherati a vestire i loro panni. Gli uomini sono coinvolti nel gioco dal sapore erotico, imitando l’atto sessuale seduti sulle sedie come se fossero i cavalli e “il gioco” si fa un po’ pesante quando Alfredo invece di gettare i soldi in faccia a Violetta, glieli infila sotto la gonna. Una buona trovata, il finale: inginocchiati, Violetta e Alfredo si guardano, si alzano e si separano vanno via, lui a sinistra, lei a destra. Nel terzo atto la casa di Violetta è quasi spogliata di mobilio, una chiara allusione alla povertà, e sul palco rimangono Germont e il dottor Grenvil, entrambi vestiti di nero e illuminati dalle luci cupe, grigie.

A distanza di anni questa Traviata funziona ancora bene, ma quel che la rende preziosa è il Vuvu Mopfu al debutto nel ruolo del titolo, un soprano assoluto, senza esagerazione alcuna, venuto dalla Sud Africa e attivo nei teatri europei. Il primo approccio è simile a uno choc, la sua è una Violetta sotto certi aspetti insolita, fuori tutti i cliché, molto energica, non proprio elegante, in aperto contrasto col prototipo della protagonista del romanzo di Alexandre Dumas-figlio, la celebre cortigiana parigina Marie Duplessis. Ma dove l’occhio, forse, indugia ad adattarsi ad una Violetta diversa, l’orecchio gioisce per la voce importante e corposa, la tecnica stupefacente e l’espressività che fa battere il cuore. Vuvu Morfu disegna il ritratto di una giovane donna vera, dall’aspetto “normale” e non angelico, costretta a fare il mestiere che le chiude la strada di “normalità”. Nel primo atto è una ragazza disinvolta con una leggera sfumatura di volgarità, nel secondo è una donna che dimostra la crescita interiore, si rivela appassionata e dall’animo forte, nel terzo è un essere umano vicino alla morte senza perdere la grandezza d’animo. Il vibrante canto della star sudafricana rispecchia tutta questa ricchezza psicologica; in “Ah! fors'è lui che l’anima” le viene tutto facile, emissione, salita in acuto, filati, e in “Sempre libera” svela un’agilità davvero fenomenale; in “Addio del passato” fanno una profonda impressione il suo senso drammatico e i pianissimi raffinati.

Accanto a lei ci sono i due Germont, Alfredo e Giorgio, interpretati rispettivamente da Oreste Cosimo e Audun Iversen. Come per Vuvu Mopfu, per Cosimo è il debutto all’Opera di Stato di Praga ed è un’interpretazione che merita elogi. Il giovane tenore è in possesso di physique du role e delle capacità attoriali, il personaggio di Alfredo gli calza perfettamente. La voce, per quanto riguarda il timbro non è proprio indimenticabile e un po’ secca, ma comunque ben educata, l’emissione è morbida e l’accento giusto; fa piacere ascoltare l’aria “De’ miei bollenti spiriti” anche se “Io vivo quasi in ciel” risulta un po’ secco e soffocato. Qualche difficoltà e tensione si avvertono nel registro acuto, ma si perdonano facilmente per le buone qualità interpretative. Dopo Vuvu Mopfu, il baritono Audun Iversen è un’altra star della Traviata praghese (si nota con piacere che nella capitale ceca si possono ascoltare nel repertorio verdiano bravi baritoni venuti dai paesi nordici quali l’islandese Sigudarson e il norvegese Iversen). Rivela un Germont da molte sfaccettature, un borghese piuttosto duro se non implacabile, ma non privo di un certo senso della giustizia. La voce piena, profonda, dal bello smalto restituisce un canto carezzevole in “Pura siccome un angelo” e “Di Provenza il mar, il sol” e produce un effetto quasi spaventoso in “Di sprezzo degno”.

Una nutrita compagnia di comprimari fa da contorno perfetto al buon trio di protagonisti, dimostrandosi efficace e coinvolgente sia nel canto sia nella recitazione: Sylva Čmugrová, Flora, Michael Skalický, Gastone, Roman Vocel, il barone Douphol, Miloš Horák, il marchese D’Obigny, Oleg Korotkov, il dottor Grenvil, Lucia Bildová, Annina, Libor Novák, un commissionario, Jindrich Nečesaný, Giuseppe, e Serghiy Smirniy, un servo di Flora.

Il coro dell'Opera di Stato di Praga è preparato da Adolf Melichar e la direzione è affidata a Jiří Štrunc; dalle sue mani nasce una Traviata da sogno, segnata dalla grande padronanza di stile, dal cesellato lavoro con tutti i gruppi di strumenti e dalle attenzioni amorevoli per le esigenze dei cantanti. La traviata messa in scena tanti anni, pur con qualche caduta di stile da parte della regia, dimostra una sorprendente vitalità.


Vuoi sostenere L'Ape musicale?

Basta il costo di un caffé!

con un bonifico sul nostro conto

o via PayPal

 



 

 

 
 
 

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.