Deh tu, bell'anima
di Roberta Pedrotti
Annalisa Stroppa e Benedetta Torre nei panni degli sventurati amanti veronesi portano al successo la nuova produzione dei Capuleti e i Montecchi di Bellini al Teatro Grande di Brescia
BRESCIA, 25 settembre 2024 - La stagione di OperaLombardia si apre a Brescia con il Belcanto. I Capuleti e i Montecchi di Bellini torna al Grande dopo dodici anni e lo fa in primo luogo sfoderando un cast di qualità, forte della presenza di un'artista concittadina del calibro di Annalisa Stroppa, ma che non si accontenta della diva (che solo ora, sfumata una Carmen nel 2020, debutta “in casa”) e assortisce una compagnia di tutto rispetto.
Stroppa, si sa, è un'artista di classe, capace di affrontare con souplesse e buon controllo dei propri mezzi il virtuosismo eroico della cabaletta “La tremenda ultrice spada”, ma soprattutto di dare peso, autorevolezza, tenerezza al recitativo, di animare il cantabile del giusto pathos, di essere ardente o dolente nel dar corpo e voce all'anima di Romeo. E, a proposito di corpo, viene un po' da sorridere l'accento posto sull'identità sessuale del giovane Montecchi, per il semplice fatto che si sia scelto di affidare il personaggio alle sue parole (cantate) e alle sue azioni più che al trucco, sicché quando dalla tuta oversize rimane in maglietta il seno non è nascosto. Ma davvero in teatro, e in un teatro come quello musicale che è l'apoteosi dell'astrazione dal quotidiano, ci importa più l'efficacia di un travestimento della pregnanza dell'interpretazione? Non è forse il teatro finzione, invenzione di un altro vero? In Annalisa Stroppa noi vediamo Romeo, l'adolescente innamorato, irruente, appassionato, né sentiamo il bisogno per questo di camuffarne le forme (tanto più che queste si notano giusto in un paio di occasioni).
Accanto al mezzosoprano bresciano era prevista Caterina Sala, purtroppo indisposta già durante le prove. Spiace non averla ascoltata, ma siamo felici di aver ritrovato in sua vece Benedetta Torre, altra validissima giovane voce emergente: emissione morbida, timbro ambrato, espressione trepida ma non fragile, bella e sincera tornitura della parola cantata. Davvero un'ottima prova anche la sua, in una bella alchimia timbrica di porpore e velluti con Stroppa.
Il versante maschile schiera in prima linea il Tebaldo squillante e deciso di Matteo Falcier, la brillante voce baritonale Matteo Guerzé (Lorenzo) e quella cupa del basso Baopeng Wang (Capellio). Condivide il palco con loro il Coro di OperaLombardia diretto da Diego Maccagnola, mentre dietro le quinte la Banda Cittadina di Brescia Isidoro Capitanio coadiuva l'Orchestra dei Pomeriggi musicali in buca.
Sul podio Sebastiano Rolli conferma le ottime intenzioni di un musicista preparato e sensibile alle questioni stilistiche e filologiche, attento soprattutto a sollecitare le variazioni nelle riprese delle cabalette. Non sempre, però, il braccio è interessante quanto è apprezzabile il pensiero. Qualche pesantezza si avverte, così come qualche cambio di tempo o articolazione melodica un po' rigida. Tutto va in porto con sicurezza, anche se non sempre riesce a spiccare il volo.
Così, d'altra parte, è pure per lo spettacolo con la regia di Andrea De Rosa, le scene di Daniele Spanò, i costumi di Ilaria Ariemme e le luci di Pasquale Mari. Un impianto semplice ed efficace dalla teoria di tiri teatrali tesi come un labirinto di sbarre si svela via via come cornice cimiteriale, fra soluzioni suggestive (certi tagli luminosi, la costrizione di Giulietta rappresentata dai piedi scalzi) e altre ridondanti (il letto al centro della scena e la giovane Capuleti presente per tutto il primo quadro) o un po' confuse (il finale primo).
In una produzione nel complesso solida e con indubbi punti di forza, però, una cosa non potrà passare inosservata per chi ha avuto la fortuna di assistere all'anteprima dedicata ai più giovani: l'attenzione costante della platea. Ragazzi e bambini partecipano assorti e silenziosi e già questa buona educazione è un buon segno (quanti adulti non capiscono che annoiarsi non è un buon motivo per disturbare chi sta lavorando o chi vorrebbe seguire in pace?), ma ancor più lo è sentire il mormorio ammirato all'ingresso del foyer, con la richiesta all'insegnante di visitare anche i piani superiori, lo è intercettare i commenti vivaci delle classi all'uscita del teatro. Nessuno sembra aver badato al seno di Romeo, tutti alla sua passione, a una storia d'amore eterna e alla musica con cui ha preso vita.