Una voce dall'orchestra
In seguito alla pubblicazione dell'articolo di Giuseppe Guggino sulla Legge 160 [Fondazioni liriche, a proposito della Legge 160] e al parere critico espresso in merito su Facebook dal m° Fabio Morbidelli, fagottista dell'Orchestra dell'Opera di Roma, gli abbiamo proposto di intervenire ufficialmente con un commento più articolato. "Accetto volentieri e ringrazio per la cortese attenzione" ci scrive il m° Morbidelli, inviandoci lo scritto che pubblichiamo di seguito, e lo ringraziamo a nostra volta per la disponibilità a contribuire al dibattito.
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Il commento sulla legge è presto fatto:
1) Si introduce una norma che prevede che se i gli amministratori di nomina politica dei Teatri decidessero di buttare i soldi dalla finestra potrebbero levare la rispettiva cifra dalle buste paga di chi produce lo spettacolo. Così sono capaci tutti a fare i sovrintendenti. L’esempio “buttare i sodi dalla finestra” non è poi così iperbolico…
2) Inoltre la legge prevede che per tenere i conti a posto basterà che gli amministratori di nomina politica trasformino a forza i contratti dei dipendenti da “tempo pieno” in “part time” chiudendo per un numero indefinito di mesi i Teatri. Sicuramente così è facile tenere in equilibrio un bilancio: non si produce! Ma se non si produce oggi, l’anno successivo, a parità di personale, a causa del calo di biglietteria e del FUS relativo il buco ne bilancio sarà più grande e il numero di mesi di fermo dovrà essere più cospicuo. Si programma quindi una morte per inedia.
3) Si prevede la trasformazione delle Fondazioni Liriche in qualcosa che nessuno sa cosa sia, ma specificando chiaramente che la partecipazione e la vigilanza dello Stato diventa “eventuale”.
Si tratta un’operazione chiaramente volta al dimezzamento delle Fondazioni Liriche, alla precarizzazione del lavoro e alla stagionalizzazione della produzione. E’ quindi corretto quanto scritto nel comunicato letto al pubblico prima degli spettacoli “Recentemente hanno inserito nella Legge per gli enti locali una norma che ci riguarda che rischia di tradursi nella tragica fine di questo comparto”. Il rischio oggettivamente è alto e concreto.
Per quanto riguarda la legge ho commentato fin troppo, non ci sono grossi margini interpretativi.
Ma ora veniamo all’articolo di Guggino. Solo su una cosa sono d’accordo con lui: la legge è scritta “male”, ma non si illuda Guggino che per il solo fatto che sia scritta male sia meno distruttiva perché la legge stessa prevede che seguiranno dei regolamenti che potrebbero anche essere scritti “bene”.
Entriamo nel dettaglio dell’articolo.
Il fatto che la legge 160/16 ribadisca delle condizioni previste dalla 112/13 non la rende meno pericolosa … anzi. La legge 112 prevedeva delle condizioni per chi chiedeva di ottenere il prestito, la legge 160 le allarga a tutti.
Leggo nell’articolo « ll pareggio di bilancio è obbiettivo relativamente “umano” da raggiungere, basta sapere prevedere le spese a inizio anno in funzione della programmazione varata ». Forse Guggino non sa che l’Opera è il frutto del lavoro di Coro, Orchestra, Danzatori e Tecnici che producono direttamente lo spettacolo e che questi vengono pagati con uno stipendio, sicuramente non alto, ma che costituisce una spesa quasi in-comprimibile e che assorbe (come è ovvio che sia) una grande fetta del bilancio di una fondazione. Varare una programmazione ridotta incide relativamente poco sul risparmio a meno che non si introduca anche per legge un part time obbligatorio per chi produce lo spettacolo… proprio quello che prevede la legge 160. Prevedere il pareggio annuale di bilancio come requisito per la sopravvivenza e congiuntamente abbattere il Fus in modo cha tale requisito sia irraggiungibile mi sembra “disumano” e ritengo che giustifichi il “molto rumore” che si sta facendo. Ricordo che in tutti i teatri lirici del mondo grande o piccoli, famosi o sconosciuti, il costo del personale dipendente che produce lo spettacolo assorbe gran parte del bilancio, è un dato fisiologico.
Guggino scrive ancora che la legge «manifesta l’intenzione – ma solo quella – di redigere entro giugno 2017 un “regolamento” contenente “modelli organizzativi, gestionali” idonei a garantire l’equilibrio, insomma una specie di “ricettario del bravo Sovrintendente”, come se bastasse seguire delle regolette per gestire bene una cosa tanto complicata». Quindi Guggino pensa che i modelli organizzativi e gestionali siano quattro “regolette” da ricettario? In base a che elementi lo pensa? Ha letto i regolamenti prima che questi siano stati scritti? Tutto l’impianto della legge induce invece a pensare che questi “modelli organizzativi” siano la precaricazione del lavoro e la stagionalizzazione della produzione. Quali sono gli elementi che suffragano l’ipotesi contraria? Affermo quindi che le preoccupazioni in relazione all’uscita di questi regolamenti sono giustamente fondatissime.
Qui Guggino dà il meglio di sé «una minaccia quantitativamente indefinita nel riconvertire i rapporti di lavoro da tempo pieno a tempo parziale (che, non fissando in quale rapporto dovrebbe stare la presunta riduzione dell’attività in funzione dello sforamento d’esercizio, significa ancora una volta aver usato inchiostro a vanvera e procurato inutili pubbliche sollevazioni)» Il fatto che la “minaccia” sia indefinita, ma con forza di legge la rende più pericolosa e distruttiva, la legge non fissa i rapporti perché il ricorso alla stagionalizzazione potrebbe essere massiccio.
Potrei continuare a lungo nel evidenziare come l’articolo di Guggino sia inconcludente e metodologicamente strampalato perché è tutto strutturato in base al seguente schema logico: avanzo un’ipotesi non verificata, considero l’ipotesi come se fosse verificata e ne traggo conseguenze che considero certe.
«Per il resto, l’appuntamento è al 31 dicembre 2018, quando – ne siamo certi – giungerà la successiva proroga al 2020» … e quindi chi lavora in una fondazione lirica dovrebbe stare tranquillo confidando nelle capacità divinatorie di Guggino?!
Chi lavora nelle fondazioni liriche e chi osserva la realtà con obiettività sa benissimo che l’attacco è massiccio e concreto… poi se si riuscirà ad arginarlo in qualche modo questo non lo sa nessuno, non lo so io… e non lo sa Guggino.
Fabio Morbidelli