Del programmare: la stagione 2016 del Teatro Massimo
di Giuseppe Guggino
Alla Borsa Internazionale del Turismo (BIT) di Milano gli operatori del settore turistico hanno avuto modo di conoscere in anteprima la stagione d’opera e balletto 2016 del Teatro Massimo di Palermo. Ci si offre l’occasione buona per avviare una riflessione sul programmare spettacolo dal vivo: buttare dieci titoli a casaccio su un foglio di carta oppure articolare un progetto culturale di un qualche respiro territoriale, nazionale, internazionale?
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È noto da più di un anno che la stagione d’opera e balletto 2016 del Teatro Massimo di Palermo si inaugurerà con la conclusione tardiva del Ring nibelungico programmato per l’anno wagneriano dall’allora sovrintendente Antonio Cognata, progetto atteso e premiato che dopo varie peripezie è scampato a furor di popolo a uno studiato piano di affossamento. Chissà se, prima o poi, il Teatro si ricorderà di comunicare i titoli anche al pubblico e agli abbonati palermitani – primi destinatari della proposta culturale del “Teatro della Città” – se non altro per circoscrivere ulteriori emorragie giacché l’incasso dagli stessi è crollato da 1,54 mln€ dell’ultima stagione Cognata (2012) a 1,10 mln€ della stagione 2014 (stima per eccesso al mese di novembre); sorvolando sull’atto di scortesia che tale resta, pur al netto della retorica del “Teatro che si apre alla Città e la Città che si apre al Teatro” tanto cara all’attuale sovrintendente, proviamo a fare un ragionamento sulla progettualità del disegno culturale, non prima di aver elencato i titoli, peraltro non ancora non inseriti sul sito istituzionale della Fondazione.