Le seduzioni del Don Giovanni
Venerdì 12 gennaio alle 20.30 (replica domenica 14 alle 15.30) il secondo capolavoro della trilogia dapontiana
La Stagione d’Opera 2017/18 riparte dal Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart, “capolavoro di originalità stravolgente” come lo ha descritto il regista Giorgio Ferrara, che ha curato la co-produzione fra Teatro Alighieri, Festival di Spoleto e Teatro Coccia di Novara. Composto da Mozart su libretto di Lorenzo Da Ponte, questo dramma giocoso in due atti combina drammaticità e comicità, realismo e invenzione in quella che molti considerano l’opera per eccellenza. La regia di Ferrara è impreziosita dalle scene dei premi Oscar Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo e dai costumi di Maurizio Galante; sul podio dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, già protagonista dell’intero percorso della trilogia andata in scena a Spoleto, Matteo Beltrami.
Una partitura che ha del miracoloso, una creazione che ha conservato il segreto del proprio ininterrotto successo attraverso le innumerevoli chiavi di lettura proposte, un protagonista che è entrato a pieno diritto nella mitologia del mondo moderno: così nasce un capolavoro e così il Don Giovanni torna ogni volta in scena senza nulla perdere di quel fascino che ha sedotto generazione dopo generazione di spettatori. A Ravenna arriva nella co-produzione che ha debuttato quest’anno al Festival di Spoleto, ultima tappa del percorso dedicato alla trilogia dapontiana con protagonisti i giovani della Cherubini dopo il Così fan tutte presentato nella stagione precedente.
Seconda delle tre opere italiane che Mozart scrisse su libretto di Lorenzo Da Ponte, a seguito alla grande eco che Le nozze di Figaro ebbero presso i teatri di tutta Europa, il Don Giovanni fu accolto entusiasticamente al debutto al Teatro Nazionale di Praga nell’autunno del 1787 e da allora è considerato fra i massimi capolavori in assoluto di tutto il repertorio operistico. Una fortuna che si deve proprio alla natura sfuggente dell’opera, dove elementi della Commedia dell’Arte incontrano il sovrannaturale e il lirismo propri dell’opera “seria", fino agli accenti terribili e infernali della fine di Don Giovanni: tragico e comico convivono sullo stesso palcoscenico, volti diversi della stessa realtà.
La regia di Giorgio Ferrara, senza alcuna modifica al libretto, affronta l’ambiguità del Don Giovanni sospendendone le vicende fra il mondo dei vivi e quello dei morti, tutti testimoni della disperata vitalità che scorre nelle vene dell’opera. Dopo tutto la grande sfida, l’ultima e impossibile avventura di Don Giovanni non è il confronto con una donna, ma con la Morte. Così, spiega Ferrara che ha collaborato per la drammaturgia con René de Ceccatty, “per risolvere la questione problematica del conflitto tra l’apparente gioia di vivere e di amare e la minaccia tragica, tra tradimenti erotici e fatalità dell’ultima sentenza, la Morte, dovunque presente nella musica, sia nelle arie di Donna Elvira e di Donna Anna che nelle dichiarazioni amorose di Don Giovanni, abbiamo ambientato la totalità in una cripta e in un cimitero, e non solo l’unica scena che si svolge proprio lì. Tutta l’azione si vive come un sogno, forse fatto da Sören Kierkegaard”. Il filosofo danese, che ha riflettuto proprio sulle contraddizioni implicite nell’archetipo dell’esteta rappresentato da Don Giovanni, accompagna infatti la messa in scena quasi come un nume tutelare.
Nei panni di Don Giovanni il greco Dimitris Tiliakos, al suo fianco il Leporello di Andrea Concetti; Donna Anna è Lucia Cesaroni, Don Ottavio Giulio Pelligra e il commendatore Cristian Saitta. Francesca Sassu interpreta Donna Elvira, mentre la coppia Zerlina e Masetto è Arianna Vendittelli e Daniel Giulianini. Dirige Matteo Beltrami, quarantenne direttore musicale del Teatro Coccia che già vanta una ricca carriera e ha diretto in gran parte dei teatri italiani. Il Coro San Gregorio Magno di Ferrara è invece guidato da Mauro Rolfi. La regia di Ferrara si avvale delle scene, come sempre di grande impatto ed eleganza, curate da Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo, la coppia vincitrice di tre premi Oscar. Il disegno luci è firmato da Fiammetta Baldiserri, mentre i costumi sono stati affidati a Maurizio Galante, che ha trovato ispirazione nei dipinti settecenteschi di Thomas Gainsborough.
Don Giovanni sarà inoltre fra i protagonisti del secondo incontro del ciclo di conversazioni L’ippogrifo in cielo e l’aratro in terra, curate da Guido Barbieri per la Stagione d’Opera di quest’anno; il percorso si inaugura sabato 13 gennaio alle 10.30 presso la Sala Muratori della Biblioteca Classense e continuerà la settimana successiva (sabato 20 gennaio alla stessa ora alla Classense) con l’avvento del mito letterario nell’opera del Settecento. Dal genio compositivo austriaco a quello italiano, la Stagione proseguirà all'Alighieri con La fanciulla del West di Puccini (16 e 18 febbraio) e Simon Boccanegra (2 e 4 marzo); la Danza apre invece con Bella Addormentata del Junior Balletto di Toscana (20 e 21 gennaio).
Info e prevendite: tel. 0554 249244 – www.teatroalighieri.org
Biglietti da 14 a 45 euro. Speciale giovani: under 14 5 euro; 14/18 anni 50% tariffe ridotte.