L’Ape musicale

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Adriana Lecouvreur apre la stagione


Cilea, Tokyo Ballet, Strauss, Ponchielli, Rossini,
Catalani, Čajkovskij, Donizetti, Verdi:
ecco la Stagione lirica e di balletto 2024-2025 del Teatro Lirico di Cagliari

 

Venerdì 25 ottobre alle 20.30 si alza il sipario sulla Stagione lirica e di balletto 2024-2025 del Teatro Lirico di Cagliari. Una stagione sempre molto attesa dal numeroso pubblico che anche quest’anno assume un valore aggiunto e un carattere di ripresa ancora più importanti e che, con la nuova calendarizzazione, propone un ricco cartellone di opere e balletto. Nello specifico sono previste sette opere e due balletti per gli otto turni di abbonamento (oltre alle recite mattutine rivolte a scuole e famiglie), a dimostrazione della continua crescita della produzione e delle alzate di sipario. I titoli delle sette opere, di cui due nuove produzioni del Teatro Lirico di Cagliari, sono: Adriana Lecouvreur, Il pipistrello, La Gioconda, Il Barbiere di Siviglia, La Wally, La Favorita, Aida e il raffinatissimo Tokyo Ballet e il classico La bella addormentata per la danza.
Anche la Stagione 2024-2025 è tesa a valorizzare la grande Opera italiana con sei fra i più significativi compositori dell’Ottocento e Novecento: Rossini, Donizetti, Verdi, Ponchielli, Catalani e Cilea. Un cartellone di equilibrio tra la musica di repertorio e quella più “nascosta” e sconosciuta, alla quale il Teatro Lirico di Cagliari pone sempre molta attenzione nel rendersi attivo nella sua promozione culturale e non solo nella sua tutela e salvaguardia.
Dopo le inaugurazioni dedicate alla musica del Novecento italiano (La campana sommersa nel 2016 e La bella dormente nel 2017, entrambe di Respighi, Turandot di Busoni nel 2018, Palla de’ Mozzi di Marinuzzi nel 2020, Cecilia di Refice nel 2022, Gloria di Cilea nel 2023, Nerone di Boito nel 2024), la Stagione 2024-2025 prevede, quale titolo di apertura, l’esecuzione dell’opera più celebre di Francesco Cilea(Palmi, 1866 - Varazze, 1950), musicista colto e raffinato ingiustamente famoso, appunto, solo per la sua Adriana Lecouvreur, opera in quattro atti, su libretto di Arturo Colautti, dalla commedia-dramma omonima di Eugène Scribe ed Ernest-Wilfrid Legouvé.
Quarto melodramma dei cinque composti da Cilea, viene rappresentato per la prima volta al Teatro Lirico di Milano il 6 novembre 1902 con Enrico Caruso eccellente protagonista ed ottiene uno straordinario successo sia in Italia che all’estero. A Cagliari nel 1905, dopo appena tre anni dalla “prima” milanese, l’opera arriva al Teatro Civico per ben 22 recite e, nel ruolo di Maurizio, debutta, nel teatro della sua città, Piero Schiavazzi, già star internazionale che riceve dal pubblico cagliaritano un’accoglienza trionfale. Dopo le edizioni del 1913 e del 1932, al Politeama e al Civico, e del 1949 e del 1965, al Teatro Giardino e al Teatro Massimo, si arriva quindi all’ultima rappresentazione all’Auditorium del Conservatorio nel 1981 con una straordinaria Fiorenza Cossotto (Principessa di Bouillon) all’apice della carriera.
Adriana Lecouvreur viene rappresentata dal 25 ottobre al 3 novembre, in un nuovo allestimento del Teatro Lirico di Cagliari. Sul podio c’è il maestro Fabrizio Maria Carminati (Bergamo, 1958), bacchetta ben nota e apprezzata a Cagliari (L’amico Fritz, 2013; L’elisir d’amore, 2015; La Traviata, 2020; Nona Sinfonia di Beethoven, 2021; Carmen, 2023), mentre la regia è firmata da Mario Pontiggia (Las Flores, Buenos Aires, 1959), noto ed apprezzato regista e direttore artistico della Fundación Internacional Alfredo Kraus, al suo gradito ritorno a Cagliari (Tosca, 2010; La Bohème, 2023).
Nel ruolo della protagonista dell’opera si alternano Fiorenza Cedolins e Rachele Stanisci, mentre in quello di Maurizio cantano Marco Berti e Aleksandrs Antonenko e in quello della Principessa di Bouillon Anastasia Boldyreva e Chiara Mogini.
L’opera racconta le ultime struggenti vicende che vedono protagonista l’attrice Adriana Lecouvreur. In quest’opera commedia e dramma si dispongono in un equilibrio naturale, nel quale amore e gelosia, ma soprattutto intrigo e rivalità, soffocano pian piano di drammaticità la commedia iniziale. Il compositore pur appartenendo storicamente alla scuola verista, si distingue per una più intima liricità e per sfumature elegiache che lo avvicinano alla scuola francese. Rivela pienamente la personalità con le sue due opere più famose, L’Arlesiana e Adriana Lecouvreur, capolavoro quest’ultimo che gli dona la fama internazionale.
Il secondo, attesissimo appuntamento, in scena dal 12 al 17 novembre, è con il ritorno della grande danza contemporanea: The Tokyo Ballet, uno dei massimi esempi della tradizione coreografica d’autore. Il prestigioso corpo di ballo che manca dal palcoscenico cagliaritano dal 2016 (e prima ancora dal 1986), presenta tre straordinarie coreografie, veri capisaldi del XX secolo, di altrettanti geni della danza mondiale: La Bayadére: Il regno delle ombre di Natalia Makarova da Marius Petipa su musica di Léon Minkus, Petite mort di Jiří Kylián su musica di Wolfgang Amadeus Mozart, Le Sacre du Printemps di Maurice Béjart su musica appositamente scritta da Igor Stravinskij nel 1910. L’Orchestra del Teatro Lirico è guidata da Paul Murphy.
Fondato nel 1964, The Tokyo Ballet vanta un ampio repertorio che include balletti classici, neoclassici e i capolavori di coreografi contemporanei. Con oltre 26 tournée e 270 rappresentazioni all’estero (un record nella storia teatrale giapponese), si è guadagnato un’invidiabile reputazione nel proprio Paese e all’estero come Compagnia di danza giapponese di fama internazionale.
Dopo l’opera e il balletto, arriva, dal 13 al 24 dicembre, nel mese che per tradizione è dedicato alle feste, l’operetta più celebre e famosa al mondo, insieme a La vedova allegra di Lehár: Il pipistrello (Die Fledermaus) spumeggiante composizione in tre atti di Johann Strauss jr., su libretto di Carl Haffner e Richard Genée, assente da Cagliari dal febbraio 2000.
Lo spettacolo è proposto in un divertentissimo allestimento del Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste dell’estate 2022 con la regia di Oscar Cecchi, al suo debutto a Cagliari che, riguardo al suo spettacolo, scrive: «Ho spostato l’azione nel 1914, quando l’attentato di Sarajevo con l’uccisione dell’erede al trono Francesco Ferdinando porterà allo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Tuttora una pericolosissima guerra è alle porte di casa, non possiamo e non dobbiamo dimenticarlo, anche per questo la stravagante festa dell’eccentrico e ricchissimo Principe Orlofsky avrà un glamour che ammicca al XXI secolo!»
A dirigere l’operetta è stato chiamato, come già a Trieste, Nikolas Nägele (classe 1987), giovane direttore, pianista e clarinettista tedesco che ritorna a Cagliari dopo il grande successo di pubblico e critica dei suoi concerti nell’ottobre 2021 e nell’ottobre 2022.
Il cast d’interpreti è composto, nei ruoli principali, da: Thomas Tatzl/Gurgen Baveyan(Gabriel von Eisenstein); Lucrezia Drei/Ilaria Vanacore(Rosalinde); Mariam Battistelli/Giulia Mazzola(Adele); Veta Pilipenko/Kristine Knorren(Orlofsky); Gillen Munguia/Joel Prieto(Alfred).
Rappresentato a Vienna, al Theater an der Wien, il 5 aprile 1874, Il pipistrello di Johann Strauss figlio (Vienna 1825-1899) è comunemente giudicato il più felice esempio di operetta-valzer viennese, di quel tipo di operetta in cui il valzer costituisce il nucleo generatore di tutto il lavoro. Il pipistrello ruota, infatti, intorno all’idea della festa che implica il ballo, il valzer: da qui la scintilla per la fantasia musicale di Strauss, che prorompe sin dall’Ouverture culminando nel trascinante secondo atto ambientato negli sfarzosi giardini di villa Orlofsky.
Johann Strauss, venerato dai musicisti più grandi, definito da Richard Wagner «la mente più musicale d’Europa», lodato da Berlioz, ammirato da Liszt, esaltato da Richard Strauss come «il più amabile dispensatore di gioia», con Il pipistrello restituiva ai viennesi e all’Europa l’immagine di un ambiente e di un’epoca e l’incanto delicato di un’antica euforia ormai perduta.
Dal 7 al 16 febbraio ritorna a Cagliari, dopo 69 anni (l’ultima edizione all’Anfiteatro Romano risale all’agosto 1956, per l’inaugurazione della prima stagione nell’antico monumento con la cooperativa “Mario De Candia”), La Gioconda, grand-opéra “padano” per eccellenza, rappresentato per la prima volta al Teatro alla Scala di Milano l’8 aprile 1876 e rivisto nel 1879-1880 (questa quinta e definitiva versione è quella che normalmente si ascolta oggi), capolavoro del suo autore Amilcare Ponchielli (Paderno Fasolaro, 1834 - Milano, 1886), operista che però meriterebbe di sicuro la riproposta anche di altri titoli del suo comunque nutrito catalogo. Basandosi sul libretto di Tobia Gorrio (ovvero lo scapigliato Arrigo Boito), vera epitome, nei suoi incandescenti eccessi linguistici, di “tutto quello che avreste voluto sapere sul melodramma e non avete mai osato chiedere”, questo straordinario feuilleton di amori, gelosie, veleni, tradimenti e pugnali, con il sacrificio finale della protagonista, ambientato nella dogale Venezia del Seicento, almeno da didascalia di apertura, vive nel rincorrersi di una sorgiva inventiva melodica cha ha pochi paragoni nell’epoca coeva, costruita su di una sapientissima orchestrazione. E se la “Danza delle ore” è pezzo talmente celebre, dal Mediterraneo al Brennero, non v’è pagina di quest’opera che non grondi travolgente emozione e passione. Tutta da vedere, tutta da ascoltare!
Per quanto riguarda l’edizione presentata in questa Stagione, si tratta di un coinvolgente allestimento dell’Arena di Verona, in coproduzione con lo Slovene National Theatre Maribor e l’As.Li.Co., che risale al 2022 ed è curato, per regia, scene e costumi, da Filippo Tonon al suo debutto a Cagliari che sceglie di ambientare l’opera all’epoca della sua composizione (1876), in un’affascinante Venezia tetra e decadente. La direzione musicale è affidata a Fabio Mastrangelo (Bari, 1965), fresco di debutto in città (12-13 aprile 2024), unanimemente riconosciuto come il direttore d’orchestra italiano più famoso nella Russia di oggi: vive da 21 anni a San Pietroburgo ed è Direttore artistico dello storico teatro pietroburghese “Music Hall”. Il cast d’interpreti, nei due ruoli principali, è composto da: Irina Churilova/Veronica Dzhioeva (La Gioconda); Marco Berti/Antonello Palombi (Enzo Grimaldo).
Dal 14 al 23 marzo, ritorna, dopo sette anni (l’ultima edizione risale al settembre 2018), uno dei capolavori musicali più popolari e amati: Il Barbiere di Siviglia, melodramma buffo in due atti su libretto di Cesare Sterbini e musica di Gioachino Rossini (Pesaro, 1792 - Parigi, 1868). L’allestimento, del 1998, arriva dal Teatro di San Carlo di Napoli, ed è firmato, per la regia, da Filippo Crivelli (Milano, 1928-2022), acuto interprete, artista versatile dagli ampi interessi e dalla lunga carriera che è stato autore apprezzatissimo di memorabili spettacoli.
Il cast vede, quali raffinati ed espressivi protagonisti: Maxim Mironov/Chuan Wang(Il conte d’Almaviva); Giulio Mastrototaro/Vincenzo Taormina(Don Bartolo); Annalisa Stroppa/Michela Guarrera(Rosina); Daniele Terenzi/Marcello Rosiello(Figaro); Peter Martincic/Marco Spotti(Don Basilio).
Certamente gradito sarà il ritorno sul podio di Salvatore Percacciolo (Sant’Agata di Militello, 1980), direttore, pianista e compositore siciliano, dall’ampio repertorio soprattutto lirico che ha già diretto, al Teatro Lirico di Cagliari, Lucia di Lammermoor nel maggio 2017.
Le vicende storiche del Barbiere di Siviglia, rappresentato per la prima volta a Roma, al Teatro Argentina, il 20 febbraio 1816, possono considerarsi leggendarie. Sia il libretto che la musica furono stesi con estrema rapidità per mantenere fede all’impegno che il ventitreenne Rossini prese nell’autunno del 1815 con quel teatro. Quando Rossini firmò il contratto non era stato scelto nemmeno il soggetto dell’opera: il poco tempo a disposizione fu forse una delle ragioni per cui fu scelta la commedia di Beaumarchais, un soggetto collaudato e amato dal pubblico. L’opera di Beaumarchais, infatti, era già stata messa in musica altre sei volte, ma nessuna versione aveva raggiunto la popolarità di quella di Giovanni Paisiello, creata nel 1782 per il Teatro di Corte di San Pietroburgo. Per non urtarne gli ammiratori, Rossini mandò in scena la sua opera con il titolo Almaviva o L’inutile precauzione. Gli ingredienti sono quelli ben noti delle opere buffe italiane: Figaro, un barbiere che sa usare ugualmente bene chitarra e rasoio, filosofo e giullare; Bartolo, vecchio geloso che vuole impalmare la sua pupilla, la graziosa Rosina; un conte che ama la fanciulla e intende sottrarla alle grinfie del vecchio; un maestro di musica avido e specialista in calunnie... e intorno servi chiassosi e invadenti.
La Stagione lirica e di balletto riprende, dal 24 aprile al 4 maggio, con un titolo tanto raro quanto coinvolgente che viene eseguito, dopo ben 115 anni, per la seconda volta a Cagliari (la prima fu nel gennaio 1910 al Teatro Civico), nonostante la sua lunga ed articolata storia pluricentenaria: La Wally, opera in quattro atti su libretto di Luigi Illica, composta da Alfredo Catalani (Lucca, 1854 - Milano, 1893), musicista scomparso troppo giovane, a soli 39 anni, che è autore interessantissimo nel panorama musicale italiano di fine Ottocento. L’opera, rappresentata la prima volta al Teatro alla Scala di Milano il 20 gennaio 1892, è stata la sua ultima fatica operistica, ed è il suo capolavoro, insieme a Loreley.
Una tavolozza ricca di colori, di preziosi e densi cromatismi, che molto si rifanno al wagnerismo d’oltralpe, ma con una peculiare personalità di scrittura che è tutta italiana, fanno della Wally un suggestivo affresco musicale in cui si respirano i profumi e i venti del Nord (come già nella precedente Loreley) che trasportano le loro leggende e i loro miti.
Wally, eroica e pura fanciulla, contesa e tormentata, come spesso accade, tra due diversi amori, troverà la sua fine, con l’innamorato Giuseppe, addirittura sotto il precipitare di una valanga, caso unico nell’opera. Ebben ne andrò lontana è la sua aria più celebre, cavallo di battaglia di tutti i soprani. Il cammino della Wally, opera di grande valore, pur con tappe non frequentissime, non è terminato e merita di continuare.
A dirigere i complessi artistici stabili della Fondazione è stato invitato nuovamente, dopo il successo di Pagliacci (febbraio 2020) e di Mefistofele (novembre 2023), il maestro Lü Jia (Shanghai, 1964), direttore artistico e musicale del NCPA (National Centre for the Performing Arts) di Pechino, mentre il nuovo allestimento del Teatro Lirico di Cagliari di quest’edizione dell’opera si avvale di regia, scene, costumi e luci di Massimo Gasparon (Venezia, 1969) al suo debutto in questo ruolo a Cagliari, dopo che ha accompagnato, in qualità di assistente, il maestro Pier Luigi Pizzi in tutte gli spettacoli che ha firmato per la Fondazione cagliaritana. Oksana Dyka interpreta il ruolo della sfortunata protagonista.
Assente dal dicembre 2012, ritorna, dal 13 al 18 maggio, uno dei balletti classici per eccellenza, La bella addormentata, balletto in tre atti con prologo e apoteosi, su libretto di Ivan Vsevolozhsky e Marius Petipa, dal celebre racconto omonimo di Charles Perrault, con musica di Petr Il’ič Čajkovskij e coreografia di Aivars Leimanis, da Marius Petipa. Sul palcoscenico cagliaritano si esibisce il Balletto dell’Opera Nazionale di Riga, uno dei più importanti e prestigiosi corpi di ballo della Repubblica di Lettonia che vanta una ricca tradizione artistica. L’altissimo livello professionale raggiunto, tanto dal corpo di ballo che dai solisti, permette alla compagine di poter offrire un repertorio che spazia dalla tradizione classica alle coreografie contemporanee. Numerosi solisti hanno ricevuto importanti premi, tanto nei concorsi nazionali che in quelli internazionali. Questo prestigioso corpo di ballo, massimo esempio della tradizione coreografica romantica, ritorna al Teatro Lirico di Cagliari dopo il successo ottenuto, nel 2010 con Lo schiaccianoci di Čajkovskij e nel 2009 con Le corsaire di Adam. A dirigere l’Orchestra del Teatro Lirico sarà Mārtiņš Ozoliņš.

Rappresentato per la prima volta al Teatro Mariinskij di San Pietroburgo il 1° gennaio 1890, La bella addormentata è considerato il capolavoro ballettistico di Čajkovskij e un’opera fondamentale del repertorio. Marius Petipa ne fece l’apice del balletto accademico-romantico, anche dal punto di vista del linguaggio coreografico, che raggiunge in questo balletto una maturità e una purezza formale esemplari.

Dal 6 al 15 giugno è il turno di un titolo davvero imperdibile, la cui ultima esecuzione a Cagliari risale allo stesso gennaio 1910 della precedente Wally, anche se in precedenza nello stesso Teatro Civico viene eseguita, al contrario dell’opera di Catalani, per nove edizioni diverse a partire dal 1844: La Favorita, opera in quattro atti su libretto di Alphonse Royer, Gustave Vaёz ed Eugène Scribe e musica di Gaetano Donizetti (Bergamo, 1797-1848).
La direzione musicale è affidata a Beatrice Venezi (Lucca, 1990), mentre il sontuoso allestimento arriva dal Teatro Massimo di Palermo e risale al 2019 con le firme di Allex Aguilera (regia) e Francesco Zito (scene e costumi).
Le due compagnie di canto che si alternano prevedono nei ruoli dei due protagonisti: Nozomi Kato/Emilia Rukavina(Leonora di Guzman); Antonino Siragusa/Matteo Desole(Fernando).
Gaetano Donizetti smembra totalmente una sua opera precedente mai rappresentata, L’ange de Nisida, vi aggiunge parti tratte da altri suoi lavori teatrali (Adelaide, L’assedio di Calais, Il Duca d’Alba, Pia de’ Tolomei), procedimento questo abbastanza in uso all’epoca al quale lo stesso Rossini ricorse spesso, e consegna, all’Académie Royale de Musique di Parigi che gli aveva commissionato il lavoro, La Favorite che va in scena all’Opèra il 2 dicembre 1840. Donizetti realizza il suo grand-opéra con libertà, sottolineando più che la trama storico-avventurosa gli aspetti psicologici dei personaggi, per i quali ha a disposizione grandi interpreti, fra i quali spicca Carlotta Grisi - futura prima Giselle - che debutta proprio danzando in quest’opera. L’opera si svolge nel XIV secolo e narra la passione infelice tra il monaco Fernando, che per amore abbandona il monastero di Santiago di Compostela, e Leonora, la favorita di re Alfonso di Castiglia.
La Stagione lirica e di balletto si conclude nel mese di luglio, a favore del pubblico di abbonati e dei numerosissimi turisti presenti nell’Isola, con un gradito ritorno, a distanza di dieci anni dall’ultima rappresentazione (maggio 2015).
Si tratta di uno dei melodrammi più celebri, amati e popolari della storia della musica: Aida, opera in quattro atti, su libretto di Antonio Ghislanzoni e musica di Giuseppe Verdi, (Roncole di Busseto, Parma, 1813 - Milano, 1901) che viene rappresentato dall’11 al 20 luglio per nove serate, di cui otto in abbonamento e una fuori abbonamento.
L’allestimento del Teatro Giuseppe Verdi di Busseto è quello storico (gennaio 2001), celeberrimo e davvero geniale per il particolare ed intelligente uso dello spazio scenico di Franco Zeffirelli, ripreso dal regista Stefano Trespidi (Verona, 1970) che già si distinse a Cagliari per la ripresa di Pagliacci del grande artista fiorentino (novembre 2013).
L’Orchestra e il Coro del Teatro Lirico sono guidati da Gianluca Marcianò (Lerici, 1976) che nel 2022 debutta a Cagliari dirigendo Manon Lescaut e, nello stesso anno, diventa Direttore principale dell’Orchestra della Magna Grecia.
Nei quattro ruoli principali si alternano i cantanti: Marigona Qerkezi/Marta Mari(Aida); Antonello Palombi/Carlo Ventre (Radamès); Olesya Petrova/Daniela Barcellona(Amneris); Devid Cecconi/Igor Podoplelov(Amonasro).
Commissionata da Ismail Pascià, vicerè d’Egitto, per festeggiare l’apertura del Canale di Suez nel 1870, l’opera fu, invece, rappresentata l’anno dopo, poiché la guerra franco-prussiana isolò Parigi e impedì che le scene e i costumi, realizzati nella capitale, raggiungessero Il Cairo in tempo utile. Aida venne, quindi, rappresentata al Teatro dell’Opera del Cairo il 24 dicembre 1871, mentre sei settimane dopo si tenne la prima italiana, a Milano, al Teatro alla Scala. All’enorme popolarità di Aida hanno certamente contribuito pagine celeberrime e fastose come la Marcia trionfale o romanze tradizionali come Celeste Aida, ma il suo successo non risiede solo nella facilità del linguaggio musicale, ma anche nell’elevata tensione drammatica.
La vicenda si svolge nell’antico Egitto, Amneris, figlia del Faraone, è innamorata, non ricambiata, di Radamès che, viceversa, ama, riamato, la schiava etiope, Aida. La guerra fra i due popoli rivali (egiziani ed etiopi), porterà Radamès al trionfo ma anche all’involontario tradimento della patria, che la gelosa Amneris sfrutterà, pentendosi, per vendicarsi del rifiuto amoroso. Radamès, condannato a morte, ritrova Aida, furtivamente entrata nella tomba, e si abbandona nelle sue braccia in uno dei più struggenti e celebri finali d’opera.
Tutti gli spettacoli vengono eseguiti dall’Orchestra e dal Coro, diretto da Giovanni Andreoli, del Teatro Lirico di Cagliari.


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