Il Classicismo continua
con il terzo concerto al Teatro Ristori di Verona
SABATO 22 NOVEMBRE ORE 20.30
DOMENICA 23 NOVEMBRE ORE 17.00
Sabato 22 novembre alle ore 20.30, in replica domenica 23 novembre alle 17.00, il terzo concerto proposto al Teatro Ristori Stagione Sinfonica 2014-2015 della Fondazione Arena di Verona presenta ancora i maggiori esponenti del Classicismo viennese.
Tito Ceccherini dirige la pianista Chiara Opalio nel Concerto per pianoforte e orchestra n. 4 op. 58 in sol maggiore di Ludwig van Beethoven, cui segue l’Ouverture Die Ruinen von Athen op. 113, ancora del genio di Bonn, e la Sinfonia n. 95 in do minore di Franz Joseph Haydn.
Grazie a una tecnica direttoriale sofisticata e brillante, che sa combinare talento comunicativo e lucidità dell’interpretazione, Tito Ceccherini collabora con le principali orchestre internazionali. Per il terzo appuntamento sinfonico al Teatro Ristori debutta alla guida dell’Orchestra dell’Arena di Verona, dirigendo il Concerto per pianoforte e orchestra n. 4 op. 58 in sol maggiore di Beethoven Quarto Concerto apre infatti con il pianoforte solo, invece dell’Orchestra che gli fa eco successivamente. La parte solistica per questo appuntamento sinfonico è interpretata dalla giovane pianista veneta Chiara Opalio, classe 1990, considerata una delle più interessanti musiciste italiane della sua generazione, attiva sia come solista che come camerista.
di Beethoven, che il pubblico non ascolta dal 1988: l’Ouverture da Die Ruinen von Athen op. 113, energica apertura dell’ultima parte di un trittico teatrale d’occasione, di cui Beethoven musica solo il prologo e l’epilogo, composto dal poeta e drammaturgo August von Kotzebue per l’inaugurazione del nuovo teatro di Pest, voluto dall’imperatore Francesco I.
Sinfonia n. 95 in do minore di Haydn, l’ultima scritta in tonalità minore e l’unica fra le sinfonie “Londinesi”. La peculiarità di questa composizione sta nell’assenza di un’introduzione lenta, nell’utilizzo del contrappunto che rimanda a Händel, ancora molto diffuso tra il pubblico inglese, e nell’ambiguità legata alla giustapposizione tra Do maggiore e Do minore (tonalità della luce e dell’oscurità se pensiamo a La Creazione), che inducono a pensare alla volontà di Haydn di elevare il genere sinfonico da prodotto di consumo a musica più impegnativa, “assoluta” e sublime.