Sibelius, Rattle e i Berliner
di Stefano Ceccarelli
Jean Sibelius
Symphonies 1-7
Berliner Philarmoniker
direttore Sir Simon Rattle
CD BPHR 150071-1. LC 13781 GEMA, Berlin Phil Media GmbH 2015
Per godere al meglio questa pregevolissima impresa discografica, l’integrale delle sette sinfonie di Jean Sibelius, bisogna, certamente, partire dall’intervista al direttore d’orchestra Sir Simon Rattle, che viene acclusa – in alta definizione – in un Blu-ray presente nel ricco cofanetto (ben quattro CD e due Blu-ray). Il direttore, che ha già eseguito il ciclo sinfonico e lo studia fin da tenera età, dal suo apprendistato, comunica perfettamente il suo sentire sibeliusiano, mediante un linguaggio semplice ma ricco di immaginazione. Fra i tanti esecutori che l’hanno preceduto nell’incisione completa del ciclo, Rattle cita Karajan e Furtwängler che gli sono particolarmente vicini anche e soprattutto per aver diretto proprio i Berliner Philarmoniker, l’orchestra protagonista dell’impresa. Solo dopo essersi immersi, dunque, nei pensieri musicali di Rattle è bene cominciare a godere la sua versione di Jean Sibelius sinfonico, uno di quegli autori che si eseguono, purtroppo, meno di frequente rispetto agli altri. Eppure, Sibelius è certamente un autore classico, e lo è rimasto per tutta la sua lunghissima vita (morì più che nonagenario), in cui convisse con le principali avanguardie musicali novecentesche: una piccola ma ben scritta biografia di Sibelius, a cura di G. Dawn Goss, è contenuta nel libretto accluso al cofanetto.
Sinfonie, appunto, classiche, che parlano con linguaggio pienamente tonale, riccamente immaginifico, di gusto certamente nordeuropeo, senza dimenticare la vena russa e mitteleuropea fin de siècle. Le sue sette sinfonie (il finlandese non riuscì a scalfire il numerus aureus di Beethoven, anche se è nota la perdita di un’Ottava) sono eccelsa testimonianza di queste sue caratteristiche di tattilità melodica, squisitamente nordica. Questa nuova impresa discografica dei magnifici Berliner Philarmoniker – da molti considerati la migliore orchestra del mondo – rende pienamente giustizia a ogni sfumatura, a ogni più delicata sonorità di Sibelius. Grazie alle più recenti tecnologie in fatto di registrazione, con un buon impianto stereo si può ben chiudere gli occhi e immaginare di essere in una sala da concerto, o, meglio, nel luogo dove la musica voglia portarci.
La direzione di Rattle è a tutto tondo, magnifica, d’amplissimo respiro, attenta al dato timbrico – elemento preponderante dello stile sibeliusiano – e volumetrico. I momenti eccezionali sono molti e sarebbe impossibile farne un elenco persino approssimativo. All’ascoltatore che vorrà deliziarsi di questa versione del ciclo sinfonico di Sibelius non sfuggiranno gli squarci paesaggistici dell’Andante ma non troppo (I) della Prima Sinfonia, come pure le lacustri atmosfere dell’Andante (II) e la potenza del Finale (IV), che si estingue in un vibrato rullo di timpani; l’istinto coreutico, molto italiano (invero ispirato da Rapallo) che pervade la Seconda, con quell’Allegretto (I) così mendelssohniano, il cui tema cardine ritornerà, condegnamente sviluppato (a Ringkomposition), nell’Allegro moderato finale (IV); lo spirito classicheggiantedella Terza – l’Andantino con moto (II), di delicatissima malinconia, è un’estatica rêverie, l’apparire di un dolce ricordo; lo psicologismo melodico della Quarta, le cui grida degli archi nel III movimento, cui fanno eco le vaporose melodie dei legni, sono come un guardarsi nel profondo e scoprire dissonanti moti dell’inconscio; l’intenso, potente finale della Quinta, col suo poderoso dispiegamento di ottoni; le delicatezze della Sesta e il suo finale rigoglioso di melodie finemente ricamate con l’arpa; e, infine, l’intero unico movimento/fantasia della Settima, arditissimo esperimento che infrange le strutture classiche del genere sinfonico (l’ultima sinfonia romantica della storia?). Ascoltare queste sinfonie con la guida all’ascolto di Mäkelä (in inglese o, se si preferisce, in tedesco), è un’esperienza realmente appagante. L’impresa discografica è degna del massimo interesse: probabilmente, la miglior integrale sinfonica di Sibelius almeno dai tempi di Karajan.