Come una fuga verso l'infinito
di Andrea R. G. Pedrotti
Fauré, Schnittke, Brahms
Piano Quartets
Berlin Piano Quartet
Christophe Horák (violino), Micha Afkham (viola), Bruno Delepelaire (contrabbasso), Kim Barbier (piano)
Berlino, 18-20 maggio 2015
CD Sony Music 2016, 88875175552
La storica casa discografica della RCA propone un CD del Berlin Piano Quartet di bella resa esecutiva e interessante per quanto riguarda il programma e la sua organizzazione.
Scartabellando fra il Mare Magnum della grande produzione cameristica, risulterebbe poco interessante limitarsi all’esecuzione di brani famosi, secondo una successione didascalica o meramente cronologica. La musica è un linguaggio che, più d’ogni altro, viaggia nell’aria ed è giusto che le composizioni vengano proposte con una progressione che abbia maggior connessione con il sentire dell’uditore e ne sappia stimolare la sensibilità, anziché apparire ligia a una banale didascalia.
È in quest’ottica che il CD si apre con un compositore vissuto a cavallo fra la seconda metà dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, Gabriel Fauré. Per intenderci quella di Fauré è una raccolta di simboli e di emotività di carattere spontaneo, rapsodico, ma di gran intensità. Il brano affrontato è il Quartetto per pianoforte n° 1 in Do minore, op. 15 e la successione dei quattro movimenti è efficacemente resa, specialmente nel passaggio fra il secondo (Scherzo: Allegro vivo – Trio) e il terzo (Adagio), grazie a una bella interpretazione della pianista Kim Barbier, la quale si dimostra estremamente versatile nelle variazioni di intensità richieste dalla scrittura. Pregevole anche il fraseggio dei colleghi Christophe Horák (violino), Micha Afkham (viola) e Bruno Delepelaire (contrabbasso), sia quando i tempi divengano serrati, sia quando si richieda una maggior ampiezza del suono. Molto belli i pizzicati.
Il simbolismo e l’emotività portano al breve, ma indispensabile, Quartetto in La minore di Alfred Schnittke: un unico breve movimento che condurrà al romanticismo di Brahms (in questo disco, ovviamente non cronologicamente) del finale. Le note al CD insistono molto sui parallelismi fra Schnittke e Mahler, anche se, a nostro avviso, per quanto ci possa essere un’influenza dettata dalla fama del singolo Mahler, che negli anni della giovinezza di Schnittke veniva riscoperto come musicista nella sua grandezza, riteniamo più probabile che sia l’origine culturale di entrambi ad accumunarli maggiormente. Pur nel ridotto organico si avverte un gran fermento, che segue alla visione dei simboli del brano precedente. L’agitazione del pianoforte si fa tutt’uno con il tormento quasi nevrotico degli archi, con istanti di fraseggio passionale, contrapposti ad altri di tremore quasi frenetico. Bravi ancora una volta gli interpreti a rendere tutto questo e a condurci verso quella strana fuga verso l’infinito che è il secondo Romanticismo tedesco.
Di Brahms viene proposto il quartetto n° 1 in Sol minore, op. 25, che rappresenta una sorta di presa di coscienza finale. L’allegro del primo movimento lancia il seguente Intermezzo: Allegro ma non troppo –trio animato. Sembra di vivere in un mondo di ripensamenti, influenzato dall’apprendimento ci ciò che si era vissuto precedentemente, ossia nei due brani incisi in precedenza. Il terzo movimento è un Andante con moto non rapidissimo e utile a rendere l’ultimo dubbio prima della partenza. È il vero momento di dubbio fra partenza e rimembranza. La conclusione è la vittoria della fuga con un bel Rondò alla Zingarese: Presto. Qust’ultimo movimento è una sorta di ballata slava e gli zingari sono un bell’esempio di fuga di rottura degli schemi, di partenza senza metà, verso l’infinito, come s’era detto al termine del brano di Schnittke.
Decisamente pregevole il fraseggio elegiaco in un finale che sa di palingenesi di gusto squisitamente romantico. Molto abili, ancora una volta, gli artisti nei momenti di maggior virtuosismo.
Tutto questo è ciò che è contenuto nel bel CD della RCA, un’incisione certamente molto apprezzabile per gli amanti della cameristica e non solo.