La maîtresse du (vice) roi
di Roberta Pedrotti
J. Offenbach
La Perichole
Extrémo, de Barbeyac, Duhamel, Huchet, Mauillon
direttore Marc Minkowski
Les Musiciens du Louvre
Choeur de l'Opéra National de Bordeaux
Registrato a Bordeaux nel giugno 2018
Saggi di A. Dratwicki, G. Condé, W. Kamer, A. Mortier
167 pagine illustrate in francese e inglese-
CD BruZane 2019
Un re deve far sposare la propria favorita a un marito di facciata che salvi le apparenze e serva la ragion di stato. Ma, se siamo dalle parti di Nisida o dei giardini dell'Alcazar, se la musica è di Donizetti, le cose possono andare molto male; invece, quando è Offenbach a metter penna al pentagramma, il re è un viceré e siamo in Perù, allora il divertimento è assicurato. La Perichole, la cantante di strada su cui ha messo gli occhi il potente di turno, peraltro, per sfuggire alla fame farebbe qualunque cosa, o quasi: pensa di lasciare il suo Piquillo per un vitto assicurato, ma a tradirlo proprio no, sicché tutto non potrà che finir bene e la spregiudicatezza popolana, la concretezza dei bisogni, se la avvicinano per certi versi al prototipo di Carmen, non ne pregiudicano il buon cuore.
Naturalmente il coro dei cortigiani peruviani riterrà opportuno citare letteralmente i corrispettivi donizettiani "Quel marché de bassesse! C'est trop fort pour ma foi, épouser la maîtresse, la maîtresse du roi!", tanto per render ben chiaro che La perichole ammicca alla Favorite (L'ange de Nisida non aveva visto la luce, ma i suoi aspetti di opera de caractère c'è da scommettere che sarebbero piaciuti a Offenbach!). Non è l'unico esempio del gioco di citazioni, autocitazioni e parodie che rende ogni lavoro di Offenbach un meccanismo irresistibile di giochi linguistici verbali e non verbali: per esempio, ecco spuntare, nel primo atto il tema della Grand Duchesse de Gérolstein "Ah! que j'aime les militaire", ecco la giusta dose d'esotismo, ecco l'umorismo musicale della miglior qualità.
Marc Minkowski piace molto più qui che nel repertorio barocco e mozartiano: il suo gesto un po' nervoso, le strette repentine, l'incedere guizzante e il suono asciutto - che è quello sofisticato e divertito dei Musiciens du Louvre - calzano benissimo alla folgorante commedia offenbachiana. Anche la sua libertà d'interprete - che miscela la versione del 1868 con inserti da quella del 1874 - trova qui maggior agio e costrutto. Il coro dell'Opéra National de Bordeaux dimostra una splendida autoironia e il cast senza stelle si rivela un'arma vincente. L'aria della Perichole "Ah! quel diner je viens de faire" è un cavallo di battaglia favorito di tante primedonne: anche quando la sentiamo attaccare come bis in un recital ci scorre un brivido con il sorriso, ripensiamo a Régine Crespin, a Teresa Berganza, alla parata di dive che si sono divertite nei panni della cantante girovaga ubriacata dall'inaspettato banchetto. Aude Extrémo non si mette in competizione puntando tutto sul pezzo celebre, ma vince proprio perché complice e non soverchiante in un affiatamento perfetto con i colleghi, perché lavora su un personaggio a tutto tondo, schietto, seducente, simpatico, onesto, autentico. Stanislas de Berbeyac è un perfetto amoroso e la schiera dei nobili, cortigiani, popolani, comprimari e caratteristi diverte con esatta compenetrazione della sapidità del testo, arguta articolazione del canto.
Un ascolto gustosissimo, ben sostenuto al solito da una controparte cartacea tutta da leggere per inquadramento storico, approfondimenti critici, esemplare chiarezza nell'esporre versioni e scelte interpretative.