L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Jessica per Toti

 di Francesco Bertini

Jessica Pratt rende omaggio a Toti Dal Monte, nel quarantesimo dalla scomparsa, con la consueta generosità e comunicativa, distillando una serata di belcanto in cui la tecnica è strumento dell'estro e del fraseggio.

TREVISO, 27 maggio 2015 - Quarant’anni son passati dalla scomparsa di Toti Dal Monte, pseudonimo di Antonietta Meneghel, artista poliedrica capace di passare dalla lirica, alla prosa, al cinema con eguale brillantezza e preparazione. Nata nel 1893 a Mogliano Veneto, la giovane subirà ben presto la perdita della madre ma avrà il pieno appoggio del padre nel suo percorso di studi musicali, inizialmente compiuto al Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia e proseguito poi con il celebre contralto Barbara Marchisio che la istruì a lungo gratuitamente. La svolta venne col debutto alla Scala e il sostegno di Arturo Toscanini, profondo estimatore della sua voce. Il successo e la stima ottenuti in vita dalla cantante veneta sono, a tutt’oggi, fulgidamente impressi nella mente di coloro i quali l’hanno conosciuta e di quanti ne tengono vivo il ricordo.

L’Associazione lirica trevigiana ha deciso di festeggiare quest’anniversario organizzando un concerto al Teatro Comunale “Mario Del Monaco” di Treviso, dove la Toti ebbe modo di esibirsi in cinque produzioni: Lodoletta nel 1920, Il barbiere di Siviglia nel 1922, La sonnambula nel 1931, La traviata nel 1943 e Madama Butterfly nel 1945.

Ospite d’onore dell’evento è una star mondiale della lirica, il soprano Jessica Pratt che rinnova il proprio sodalizio con il capoluogo della Marca. Ad accompagnarla, in una lunga e ricca serata, vi sono l’Orchestra filarmonica di Benevento, guidata da Francesco Ivan Ciampa, e il Coro del Teatro Municipale di Piacenza, istruito da Corrado Casati. Nonostante l’ampio respiro del concerto, il successo va ascritto in particolare alla presenza della cantante australiana che ha infiammato il pubblico.

L’artista si è cimentata in una serie di brani, taluni legati da qualche tempo alla sua carriera, altri meno frequentati. Si inizia con la cavatina ‘Bel raggio lusinghiero’da Semiramide di Gioachino Rossini per seguitare, sempre nella prima parte, con la polacca ‘Son vergin vezzosa’ da I puritani di Vincenzo Bellini. La cantante esibisce un controllo tecnico serrato che le consente di approcciarsi a questo repertorio con l’estro di chi conosce le proprie possibilità e potenzialità.

Dopo l’intervallo, si sprigiona appieno la versatilità della Pratt, la quale propone la romanza ‘Oh quante volte, oh quante’ da I Capuleti e i Montecchi di Bellini, con rigorosa attenzione al delicatissimo fraseggio, e l’intera scena della pazzia (‘Il dolce suono’…‘Ardon gl’incensi’…‘Spargi d’amaro pianto’) da Lucia di Lammermoor.

Quest’ultima proposta mette in gioco tutte le caratteristiche peculiari della duttile vocalità: la plasticità della zona centrale lascia spazio agli svettanti acuti e sopracuti che risultano voluminosi e ricchi d’armonici. In quest’occasione interviene anche il giovane baritono Raffele Raffi che intona ‘Dalle stanze ove Lucia’ preceduto dal coro ‘D’immenso giubilo’.

Durante la serata l’Orchestra Filarmonica di Benevento, una realtà nata in seno al Conservatorio Nicola Sala, esegue alcune ouverture, precisamente da Semiramide, Guillaume Tell e Il barbiere di Siviglia di Rossini e da Norma di Bellini. Il Coro piacentino si unisce alla compagine orchestrale per ‘Noi siamo zingarelle’ e ‘Di Madride noi siam mattadori’ (compaiono, come solisti, il già citato Raffi e il mezzosoprano Elena Franceschi) da La Traviata di Verdi e per ‘Norma viene’ da Norma.

Al termine ben tre bis vengono concessi dalla solista, applaudita unanimemente da tutto il teatro. Si inizia con la pirotecnica ‘Oh luce di quest’anima’ da Linda di Chamounix di Donizetti, seguita dal finale primo di La Traviata, dove la Pratt conferma l’attenzione al testo e la musicalità. A chiudere il lungo concerto un proposta azzeccata per coinvolgere e divertire gli astanti: ‘Glitter and be gay’ da Candide di Leonard Bernstein. Il successo finale, vivace e sonoro, ha decretato l’ottima riuscita dell’evento. 

foto Piccinni e Diego Orlacchio


 

 

 
 
 

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