L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Wheeldon, Montero e Pastor

 di Stefano Ceccarelli

Torna all’Opera di Roma la danza contemporanea nell’oramai tradizionale forma del trittico. Questa stagione propone in cartellone Christopher Wheeldon con il malinconico e meditativo Within the golden hour, Goyo Montero con la geometrica Chacona e, infine, Krysztof Pastor con una rilettura del Bolero.

ROMA, 20 settembre 2023 –Come da tradizione, ormai, l’Opera di Roma porta in scena una serata di danza interamente dedicata ai coreografi contemporanei. Si tratta di un evento fortemente voluto da Eleonora Abbagnato, da anni stabilmente alla guida della compagine coreutica del maggior teatro capitolino e notoriamente sensibile al repertorio contemporaneo.

La serata si apre con Within the Golden Hour, coreografia di Christopher Wheeldon su musiche di Ezio Bosso e Antonio Vivaldi. La commistione di musica classica e contemporanea crea la perfetta atmosfera, crepuscolare, per lo stile di Wheeldon, che è figurativamente classico, anche se si serve in maniera originalissima del repertorio di movimenti canonizzati, in particolare variandolo nella ripetitività e meccanicità dei gesti. Wheeldon, infatti, costruisce la coreografia su uno studiato andirivieni di coppie, che creano un articolato movimento di gesti ripetuti, dal respiro corale; il tutto su uno sfondo cromaticamente cangiante, crepuscolare (le luci sono di Mumford). Da questo movimento, da questo flusso cangiante di figure si distinguono bozzetti e momenti coreutici basati, soprattutto, sulla figurazione del cerchio (con una vera e propria evocazione, a mio avviso, de La Danse di Henri Matisse). L’impalcatura della coreografia è anche basata su alcune coppie principali, che danzano più elegiacamente. L’effetto, grazie allo studiato gioco di luci che evocano un tramonto ricco di colori, è poetico, in particolare nel delicato pas de deux fra Rebecca Bianchi e Michele Satriano, di rara delicatezza. L’intero corpo di ballo è eccezionale per la precisione, la coesione e l’armonia, essenziali in questo pezzo.

La seconda coreografia è quella di Goyo Montero sulla musica della Chaconne dalla Partita n. 2 di Johann Sebastian Bach. Questa volta la base non è registrata, ma sono tre interpreti ad eseguire il pezzo: Vincenzo Bolognese (violino), Enrica Ruggiero (pianoforte) e Sergio Segato, che sanno interpretare con trasporto. La coreografia consiste in un complesso gioco di linee e diagonali, con scatti improvvisi e movimenti fulminei; stupisce la coordinazione generale del corpo di ballo, che è chiamato a creare movimento con tutti gli arti del corpo (in particolare le braccia), che si muovono all’unisono per creare figure geometriche. Le luci (Fischtel-Montero) creano un’atmosfera cupa, dalla quale si staglia la spontaneità fisica, quasi ferina della massa dei danzatori. Certamente, la coreografia è ben riuscita e suggestiva.

Terza e ultima coreografia, che chiude il trittico, è quella di Krysztof Pastor sul celeberrimo Bolero di Maurice Ravel. Opera quant’altre mai sensuale, questo Bolero è riletto privilegiando la sinuosità e sensualità del corpo dei ballerini: tutine aderenti fasciano i corpi dei danzatori, facendo concentrare l’attenzione dello spettatore sul potenziale del loro corpo quasi nudo. Pastor, come gli altri coreografi della serata, condivide un linguaggio che non rinuncia ad elementi classici, ma li incorpora con naturalezza nello scorrere incessante e palpitante della musica. La coppia principale, costituita da Marianna Suriano e Giacomo Castellana, appare sensuale, al contempo precisa e vivida nei movimenti. Il corpo di ballo esegue assai bene quelle che sono figurazioni ‘corali’ legate all’incalzare ritmico del brano, che poi è la caratteristica più seducente ed affascinante del Bolero. La serata si chiude fra gli applausi del pubblico.


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