L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Tre nuove coreografie in repertorio

di Michele Olivieri

Le creazioni degli esperti maestri di ieri e di oggi, tra classico, neoclassico e contemporaneo, sono il nuovo irrinunciabile biglietto da visita per il talento, il rigore e la passione degli allievi della Scuola di ballo scaligera diretta da Frédéric Olivieri.

MILANO, 27 aprile 2024 - Lo spettacolo annuale della Scuola di ballo della Scala (in questo caso quello primaverile a poche settimane dal diploma) rimane sempre un evento istituzionale che alimenta attesa ed interesse. Per gli allievi è una opportunità di comprendere al meglio la realtà della loro futura professione, a partire dal ritmo delle prove: il danzare da solisti, in coppia o in gruppo; modulare la musicalità del movimento; vivere lo spazio del palcoscenico; interiorizzare il ruolo e tramandare le emozioni con la giusta espressività; imparare a truccarsi e a vestirsi; domare l’ansia da palcoscenico davanti ad un pubblico che regala da anni il tutto esaurito. Numerose sono le tappe che il direttore Frédéric Olivieri e il corpo docente dell’Accademia (Walter Madau, Leonid Nikonov, Tatiana Nikonova, Gerardo Porcelluzzi, Giulia Rossitto, Sophie Sarrote, Elisa Scala, Emanuela Tagliavia) Paola Vismara seguono con la massima attenzione, scrupolosità e senza mai far venire meno la motivazione ad ogni singolo studente.

La qualità dei brani scelti per gli allievi ha racchiuso l’arte dell’innovamento con un occhio rivolto alla storia della danza. Il tradizionale spettacolo – quest’anno idealmente in omaggio a Mario Pistoni – costituisce uno dei momenti più alti nel percorso formativo dell’antica Scuola milanese fondata nel 1813. In apertura l’abituale e scenografica Presentazione ideata dal direttore della Scuola di Ballo Frédéric Olivieri (assistenti alla coreografia: Walter Madau, Leonid Nikonov, Tatiana Nikonova, Giulia Rossitto, Elisa Scala, Paola Vismara), su musica di Johann Sebastian Bach (nello specifico il Concerto per due violini e orchestra in re minore BWV 1043). Biglietto da visita della sua direzione e il miglior modo per presentare in un colpo solo l’insieme attitudinale dei vari corsi mostrando il livello di preparazione raggiunto nel percorso formativo. Per alcuni dei più piccoli danzatori si tratta, come da consuetudine, di un emozionante debutto sul palcoscenico milanese. La serata ha presentato tre nuove coreografie entrate nel repertorio della Scuola. Il neoclassicismo firmato da George Balanchine, la contemporaneità di William Forsythe e la poesia di Mario Pistoni.

La prima, New Sleep (Duet) di William Forsythe (ripresa da Noah Gelber, Maître Kathryn Bennetts, assistente alla coreografia Walter Madau) presentata in anteprima dal San Francisco Ballet nel 1987 sviluppa i ballerini in due diagonali che si incrociano al centro. In questo pezzo la particolare manifattura coreografica coglie uno stadio di esattezza limitatamente conseguito prima. Le dinamiche sono inappuntabili nel rigore anatomico ma al contempo intimo sull’esaltazione della fisicità. New Sleep trasmette l’accademismo della disciplina classica verso elementi decorativi simmetricamente ben disposti in cui i due esecutori formano tra loro un angolo retto rivelando l’architettura geometrica e matematica di Forsythe (e lo fa con sagace piacevolezza). New Sleep nel suo astrattismo minimale pone i due allievi in contatto costante. Si allungano, si inclinano, si estendono aiutati dalla partitura musicale incalzante e graffiante. Per poter danzare questo lavoro bisogna prepararsi con un ideale compasso per disegnare precise circonferenze e misurare le millimetriche distanze. La velocità esecutiva coglie la sua essenza. Non basta essere solo bravi per poter danzare New Sleep, bisogna possedere un certo “quid”.

Si è poi proseguito con Allegro brillante di George Balanchine (ripresa da Patricia Neary, assistenti alla coreografia Paola Vismara, Tatiana Nikonova, Walter Madau), creato nel 1956 sulle note dell’incompiuto Concerto n. 3 per pianoforte e orchestra di Pëtr Il’ič Čajkovskij. Il balletto è riservato a una coppia di danzatori principali a cui si affianca un gruppo di altri otto ballerini: un elegantissimo debutto per gli allievi di Frédéric Olivieri, un trionfo di estetica e di bellezza visiva. Il pezzo, tra l’altro, non è presente sul palcoscenico scaligero da diversi anni. Infatti lo si ricorda interpretato, tra gli altri, da Liliana Cosi, Amelia Colombini, Luigi Sironi, Barbara Geroldi, Bruno Vescovo, Vera Colombo, Luciana Savignano, Angelo Moretto, Paolo Podini, Fiorella Cova, Mario Pistoni, Roberto Fascilla, Carla Fracci, Elettra Morini, Walter Venditti, dai primi anni Sessanta ai primi anni Settanta. Balanchine aveva dichiarato ai tempi del debutto: “Allegro Brillante contiene tutto ciò che sapevo sul balletto classico”. E in effetti è ricco del suo suggestivo repertorio, pur non avendo un tessuto narrativo. Balanchine immortala ogni nota della prorompente partitura di Čajkovskij trasformandola in letizia. L’allieva-interprete gode di carattere, personalità e teatralità, i suoi piedi veloci e articolati danno risalto alle linee pulite. Mentre l’allievo-interprete è un partner attento e concentrato. Insieme danzano con disciplinato abbandono, e il restante gruppo di allievi si godono ogni momento di questo amabile “linguaggio”.

Dopo l’intervallo lo spettacolo è proseguito con un estratto dal balletto La strada sulle struggenti musiche di Nino Rota con le coreografie di Mario Pistoni (a cura del nipote Guido Pistoni che ha seguito gli allievi nella ripresa, assistenti alla coreografia Paola Vismara, Tatiana Nikonova, Walter Madau e con il contributo di allievi e diplomati dei corsi di Sartoria teatrale, per Hair and Make-up Artist e di Foto, Video e New Media). Special guest il già primo ballerino della Scala, Mick Zeni, nel ruolo di Zampanò. Il balletto fu rappresentato per la prima volta nel 1967 al Teatro alla Scala di Milano ed i primi interpreti furono Carla Fracci (Gelsomina), Aldo Santambrogio (Zampanò) e lo stesso Pistoni (il Matto). Narra le vicende di Gelsomina, una giovane venduta dalla madre ad un artista del Circo. Lo spettacolo riscosse un notevole successo e fu apprezzato anche da Federico Fellini che nel 1954 fu il regista del film vincitore dell’Oscar, recitato da Giulietta Masina e Anthony Quinn. Replicato in tutto il mondo il balletto è considerato uno degli esempi migliori di coreografia che rivaluta l’esistenza obiettiva del reale. La versione dell’Accademia scaligera non ha perso smalto e ha confermato tutta la sua poetica e un modernismo che non ha età. La Gelsomina-allieva offre allo spettatore movimenti delicati che trasmettono l’anima sognatrice della protagonista. Al direttore Frédéric Olivieri va il merito, con questo estratto, di commemorare una figura importante per la vita artistica del Teatro alla Scala. Mario Pistoni (1932-1992) fu dapprima allievo della Scuola di ballo del Teatro dell’Opera di Roma per cui divenne primo ballerino. In seguito si trasferì nel 1953 alla Scala di Milano, dove interpretò i grandi titoli del repertorio classico e diede vita ad alcune coreografie che sono rimaste nella memoria collettiva, tra cui Francesca da Rimini, Il mandarino meraviglioso, Concerto dell’albatro, I promessi sposi e ben appunto questo gioiello che è La Strada. Il balletto ha visto succedersi nel ruolo di Gelsomina interpreti mirabili come Fiorella Cova, Flavia Vallone, Elisabetta Armiato, Alessandra Ferri e l’étoile Oriella Dorella che nella rappresentazione pomeridiana di sabato 27 aprile era ospite d’onore in platea al Teatro Strehler ad applaudire le future stelle del domani.


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