Decisamente classica
di Irina Sorokina
Si rinnova a Praga il fascino irresistibile dell'ultima commedia del balletto francese.
PRAGA, 16 maggio 2024 - Quando si tratta del genere comico nella storia del balletto classico, la risposta può essere una sola: Coppélia. Una vera perla nella corona del balletto francese, dinamica, divertente, brillante, fantasiosa. Ma anche ultima. Al suo profumo di fiori d’arancio si unisce quello di bruciato, a suoi ritmi incalzanti della ciarda e della mazurka i rumori terribili dei cannoni prussiani. Coppélia nata nel 1870 segna la fine di un’epoca. Nella storia politica della Francia è la fine del Secondo Impero: cinque mesi dopo Parigi viene assediata dalle truppe prussiane e cade. Viene distrutta dalle fiamme la sede dell’Opéra sulla Rue Le Peletier, luogo di nascita della Sylphide, di Giselle e Le Corsaire. Nella storia della danza è la fine di un’epoca: dopo la Coppélia niente verrà creato dentro le mura della nuova Opéra, nominata Palais Garnier, niente che rimarrà degno di interesse delle future generazioni.
Nonostante la parola “fine” senza la quale non si può parlare di Coppélia, è un balletto davvero fortunato. Nell’inesorabile declino del genere in Francia tutto fu dimenticato, compreso il capolavoro romantico assoluto, Giselle, mentre Coppélia dal 1870 al 1961 ebbe oltre settecento repliche. Il pubblico ed i ballettomani amavano soprattutto il bellissimo divertissment finale ricco di invenzione; fu spesso rappresentato separatamente.
A distanza di centocinquantaquattro anni dalla sua creazione la Coppélia viene sempre amata e spesso fa il capolino nelle sale rosso dorate dei teatri europei: questa volta l’amore per questo titolo immortale ci porta a Praga, la capitale della Repubblica Ceca, che vanta molti teatri d’opera. È naturale, però, che la frizzante commedia francese ambientata in Galizia (domandatevi dove si trova questa regione gioiosa) trovi una delle sue case a Praga, la capitale di un paese slavo.
Sui palcoscenici dei teatri del mondo si vedono tante Coppélie diverse, tuttavia la versione classica prevale. George Balanchine diceva: “Se Giselle rappresenta la più grande tragedia del balletto, Coppélia è la sua più grande commedia”. La voglia di divertirsi fu tipica dell’epoca in cui nata la Coppélia, mentre il mondo odierno, diventato estremamente instabile e pieno di conflitti di ogni genere, ci ha tolto quasi questa voglia. Coppélia, vecchia ed eternamente giovane, ci strappa un sorriso anche quando non siamo più capaci di produrne uno; forse, anche per questo motivo l’antico balletto fa il capolino al Teatro dell’Opera di Praga. La versione di Ronald Hund creata nel 1985 per il London Festival Ballet oggi conosciuto come l’English National Ballet, risale al 1985, debutta a Praga otto anni dopo e oggi appare nuovamente nella capitale Repubblica Ceca. “Bentornata!” verrebbe a dire: tanti anni son passati, ma la Coppélia inglese (e praghese), sembra non avere una ruga.
È una Coppélia classica, con scene dipinte e costumi coloratissimi ed eleganti firmati Roberta Guidi di Bagno; una Coppélia di una bellezza stupefacente, un vero banchetto per gli occhi. In un paesino della Galizia non può mancare una piazza dove passano tutti i personaggi. Passando, amoreggiano, scherzano, litigano, complottano e a volte combinano dei guai. La piazza piccola ha un carattere un po’ familiare, con gli edifici che sanno un po’ di barocco e un po’ di rococò, dalle tinte calde e dolci. Le ragazze del paese capitanate da Swanilda, una giovane dal bel fisico e dal caratterino forte, incuriosite dall’apparizione della fanciulla misteriosa sul balcone di un Coppélius anziano e mezzo matto, penetrano nella sua casa per conoscere quella che potrebbe essere sua figlia e la rivale di Swanilda. Ma si tratta soltanto di una bambola, frutto d’arte del vecchio inventore; il mistero risolto porta le fanciulle alla pazza gioia e al desiderio di giocare con le altre bambole presenti nella casa. Il gioco produce un grosso danno, ma viene riparato il giorno dopo durante la festa del paese: Coppèlius viene risarcito dal sindaco mentre Swanilda e Franz coronano il loro sogno d’amore. Una storia semplice adatta a tutte le età che da sempre fa divertire grandi e piccoli.
Nel ruolo di Swanilda abbiamo Aya Okumura, un’artista brillante e completa. Alcuni decenni fa si levavano dei dubbi riguardanti le danzatrici orientali che si cimentavano col repertorio classico europeo: si riconosceva loro una tecnica incredibile, ma la loro espressività veniva considerava non sufficiente. La minuscola e graziosissima giapponesina sembra ignara di questa discussione; la sua esibizione come Swanilda è assolutamente perfetta. Il fisico minuscolo, grazioso e muscoloso e l’allenamento duro la portano a esibire una tecnica classica magnifica, aplomb impeccabile, salti stratosferici e giri precisissimi sulle punte, affiancati da mimica naturale e ben studiata. La sua Swanilda irresistibile conquista con la simpatia e l’intraprendenza ed è la principale responsabile dell’enorme successo dello spettacolo.
Franz, interpretato da Federico Ievoli, fa una leale concorrenza alla collega; anche lui è dotato di fascino personale, bella energia e gran voglia di giocare e di far ridere. Il giovane danzatore trova un gran gusto anche nella recitazione; ne viene fuori un personaggio vivo, un ragazzo un po’ donnaiolo, un po’ narcisista, ma alla fine dal cuore grande. Il sorriso scappa quando manda baci esagerati alla bambola sul poggiolo e quando cade nella rete a lui tesa da Coppélius. La sua energia prorompente si rivela nella mazurka coreografata da Hynd con l’intenzione di valorizzare la danza maschile. Bellezza, energia, bravura tecnica, mimica espressiva: l’interpretazione di Federico Ievoli merita grandi complimenti.
Negli assoli del divertissment finale brillano Olga Bogoliubskaia (l’Aurora) e Irina Burduja (la Preghiera). Nei ruoli mimici fanno bellissima figura Radek Vratil (il Sindaco), Marek Svobodnik e Monika Hejdukova, l’oste e l’ostessa.
Vaclac Zahradnik alla guida dell’orchestra dell’Opera di Stato di Praga si trova in perfetta sintonia con i solisti e i ballerini del corpo di ballo per quanto riguarda l’energia e la musicalità.
Oxford Languages così definisce la parola “classico”: “Di realizzazione spirituale e culturale degna di studio ed elevata a modello; esemplare, fondamentale”, estensione: “perfetto”. La Coppélia nella capitale della Repubblica Ceca merita pienamente questa definizione.