L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Stelle di oggi e Stelle di domani

di Irina Sorokina

Il Nervi Dance Festival del Teatro Carlo Felice ospita il prestigioso galà dello Youth America Grand Prix

NERVI, 27 luglio 2024 - Compie i suoi primi venticinque anni Youth America Grand Prix e la Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova decide di farlo tornare al Nervi Dance addirittura per due serate, una che vede l’esibizione degli studenti migliori premiati da prestigiosi concorsi internazionali e l’altra in cui i vincitori dei concorsi sono affiancati da ballerini professionisti di chiara fama. La quarta edizione, come le tre precedenti segue il format che unisce l’alta formazione alla dimensione della performance artistica dal vivo, in un evento di visibilità e prestigio internazionale.

Sabato 27 luglio si è tenuto a Nervi il défilé Future of Dance, dedicato ai giovani vincitori dello Youth America Grand Prix-2024. La serata ha presentato un programma interessante e nutrito, una vera parata di coreografie classiche e contemporanee. Due secoli di danza, così potrebbe essere sottotitolata, e un’esibizione di giovani stelle a non finire, dalla Cina agli Stati Uniti, dalla Corea del Sud alla Federazione Russa, dagli Stati Uniti all’Italia, una vera meraviglia che ha fatto battere le mani all’impazzata, riflettere, stupirsi. Alcuni partecipanti, dopo il percorso che ha incluso l’esperienza dello YAGP, sono entrati in compagnie europee e no, altri sono alla soglia di iniziare la vita da professionisti. Moltissime coreografie classiche, variazioni, passi a due e pezzi per corpo di ballo e altrettante creazioni di danza contemporanea: alcune cose in grado di stupire.

Di grandissimo effetto e davvero emozionante è stata l’apertura della serata, chiamata il Gran defilè: più di sessanta giovani ballerine, vestite di tutù bianco classico, e alcuni giovani uomini hanno eseguito una coreografia lunga circa sei minuti sulla musica sontuosa della Polonaise da Evegnij Onegin di Čajkovskij, con un chiaro riferimento alle celebri composizioni classiche per corpo di ballo quali L'entrée delle ombre nella Bayadére, quella dei cigni nel secondo atto del Lago dei cigni, la scena della visione di Aurora nella Bella addormentata. Il fascino del cosiddetto “ballet blanc“ è eterno e le giovani promesse hanno avuto la possibilità di sperimentarlo sul proprio corpo. Brave, bravissime le partecipanti del finale dello YAGP, hanno già imparato di sentirsi in perfetta sintonia sia con la compagna vicina sia con tutte le ragazze di corpo di ballo: la qualità della loro esecuzione si è avvicinata moltissimo al lavoro dei più importanti corpi di ballo al mondo.

La serata, come gli eventi con la partecipazione dei professionisti affermati, ha presentato “star”, o, per meglio dire ,“stelline”, giovani artiste che già fanno parte delle compagnie, come Yana Peneva, che attualmente fa parte dello Stuttgart Ballet. Bellissima, dal fisico scolpito e dalle linee lunghe delle braccia e delle gambe, è stata protagonista di coreografie entrate nel mito, quali Pas de deux detto del “Cigno Nero” dal Lago dei cigni, in cui l’ha affiancata il perfetto “cavalier servente” Andrew Shields, ancora allievo della John Cranko School of Ballet. La giovane Yana si è dimostrata artista completa, passando senza difficoltà dal demoniaco personaggio di Odile alla sublime danzatrice indiana Nikiya, protagonista della Bayadére, una delle mitiche creazioni di Marius Petipa. Nel Gran pas delle ombre Yana è stata affiancata da un corpo di ballo in età giovanissima, ma già pressappoco perfetto per quanto riguarda la musicalità e buona sintonia tra le ballerine. Il suo Solor è stato sempre Andrew Schields.

In un evento del genere non potevano mancare le variazioni classiche più gettonate, che tradizionalmente fanno parte dei concorsi di danza classica. La serata del venticinquesimo anniversario dello YAGP ne ha presentate davvero tante e tra i pezzi celebri e conosciuti da tutti non si sono passati inosservati Crystal Huang del Bayer Ballet Academy e The Rock Center for Dance (USA) che “ha aperto le danze” con la brillante variazione di Gulnare da Le Corsaire, deliziando il pubblico con la tecnica forte e lo spirito di un’autentica femminilità. La variazione da Fairy Doll (La fata delle bambole) è calzata a pennello alla graziosa e eterea Tamison Soppet dagli Convergence Dance Studios, New Zealand, Ivana Radan ha colto la focosità e il senso drammatico nella variazione di Esmeralda dall’omonimo balletto, Kiera Sun dal Dmitri Kulev Classical Ballet Academy (USA), è stata un leggiadro e sfizioso Amorino da Don Quisciotte, Nali Dobrin (insegnante Floria Capsali, Romania) ha dato un perfetto ritratto della ragazza spagnola, focosa e furbetta, nella variazione di Kitri, sempre da Don Quisciotte, Ekaterina Pichkova dall’Osipova Ballet Academy, USA ha dimostrato la forze delle proprie punte, pur rimanendo sempre eterea nella variazione femminile da Il Talismano, Ichika Serizawa dal BALLET LE COUEUR, Giappone, ha colto la raffinatezza della coreografia di August Bournonville sulla musica del ballabile da Guillame Tell. La versione ballabile sulle punte del celebre brano di Abreu Tico tico è stato un bel esempio dello stile neoclassico affidato a Madison Bevilacqua, che ha unito il cesellato lavoro di punte con le movenze sontuose e complicate del corpo.

Studiare il partnering – cioè l’arte di ballare in coppia, in cui, tranne la tecnica, è necessaria una cosa particolare e compressa, come “sentire” la persona che con cui si balla insieme – fa parte del percorso della formazione. Il galà genovese ha messo in risalto quest’arte ed è riuscito a coinvolgere il pubblico in un’avventura, segnata dalla grande tecnica e l’importante capacità di comunicare. Elisabeth Bayer (American Ballet Theater) e Brady Farrar (ABT Studio Company,) forti di tecnica e sensibilità musicale, si sono calati nei panni di Odette e del principe Siegfrid nel celeberrimo adagio da Il lago dei cigni; in una coreografia di Fethon Miozzi Natasha Furman (Vaganova Ballet Academy) Alexei Orohovsky (John Cranko School of Stuttgart Ballet) hanno dimostrato un’unione perfetta nel lavoro di partnering e si sono rivelati anche bravi attori, capaci di penetrare nella psicologia dei personaggi: addolorata e piena di speranza lei, dall’animo nobile e coraggioso lui. Il terzo e ultimo passo a due è stato da Le Corsaire, con Elisabeth Beyer (American Ballet Theatre) e Brady Farrar (ABT Studio Company): belli e atletici, hanno rappresentato la tradizione americana che preferisce un certo atletismo al lavoro sul personaggio, tipico per la scuola russa. Precisione assoluta, bellissime linee nell’adagio, salti e giri acrobatici per lui, salti e le punte ferree per lei: la loro esecuzione sul primo piano le prodezze tecniche che non hanno potuto che riscuotere non un semplice successo, ma un autentico trionfo.

Anche le coreografie contemporanee sono apparse simile a una parata caratterizzata da una ricerca profonda, da un bel coraggio se non un azzardo; anche qui assoli, duetti e creazioni per il corpo di ballo hanno sorpreso, stimolato la curiosità e si sono fatti ammirare. Ellary Day Szyndlar (Master Ballet Academy, USA) ha portato in scena Weeping, un assolo coreografato da Jordan Pelitieri sulla musica di Ezio Bosso che ha trasmesso la sofferenza più profonda attraverso le movenze complesse. L’ABT Studio Company Dancer Brady Farrar è dotato di qualità tecniche eccezionali e di un grande carisma: si è fatto notare come ballerino classico dalle caratteristiche di un danseur noble, il suo salto è sembrato un autentico volo; ma è andato oltre, ha provato a creare coreografie contemporanee come Lujon (Slow hot wind), ispirato dal celebre brano di Henri Mancini. La musica sembra essere creata per un passo a due disinvolto, sensuale e così è; sensualità, disinvoltura e mistero hanno trovato gli interpreti ideali quali Isabella Keesee e Keenan Mentzos. La stella di Yana Peneva, affiancata dai ballerini dello YGP International Workshop al Nervi Festival, ha brillato anche in Maestro; la coreografa Maria Konrad si è ispirata dalla musica di Johann Sebastian Bach.

Brady Farrar, un brillante danzatore statunitense e vincitore del Grand Prix dello YAGP-2021, si soli diciannove anni (!) si sta rivelando come un talentuoso coreografo: al galà di Nervi ha presentato il passo a due Apparition sulla musica di Chopin eseguito dalla musicalissima e raffinata coppia, Mackenzie Chu-Robin e Skylar Chu-Robin.

Echad me yodea sulla musica della canzone tradizionale ebraica è stata coreografata per la compagnia israeliana Batsheva Dance Company fondata nel 1964 da Marta Graham e dalla baronessa Batsheva de Rothschild; oggi porta il nome di quest’ultima. La composizione coreografica firmata Ohad Naharin eseguita da ICE – YAGP International Contemporary Ensemble – ha trasmesso un’energia particolare, ha letteralmente travolto lo spettatore che si è sentito incantato da un gran lavoro collettivo creato per una quantità notevole dei corpi, avvolti dagli abiti scuri con un solo accessorio, il cappello nero in testa. L’onda umana ha riempito tutto il palcoscenico, compiuto i movimenti semplici, e solo alla fine, uno dei danzatori è caduto a terra e poi ha raggiunto i compagni per pronunciare qualche parola in lingua ebraica. L’effetto prodotto da questa coreografia è stato il più forte dell’intera serata.

Then and now, un assolo sulla musica di Woodkid, ha trovato in Darius Mabda (European School of Ballet) un interprete sensibile alle nuove correnti nella danza contemporanea rappresentata dalla giovane coreografa rumena Cezara Blioju che sostiene: “Nella danza contemporanea non esiste movimento sbagliato e movimento corretto; c’è solo il movimento che lasciamo dietro di noi”.

Davvero grandiosa è stata la conclusione della serata, Bolero X sulla musica di Ravel, per un’enorme quantità di danzatori, coreografia firmata Shachar Binjamini. La storia conosce molte versioni coreografiche del celeberrimo pezzo di Ravel, create per un solista, un piccolo gruppo o decine di danzatori: nel caso del coreografo israeliano si tratta di una marea sconfinata di interpreti, vestiti di nero che si muovono simili a un flusso d’acque indomabile e pericoloso. Cercare di decifrarne il senso? Lo eviteremmo, alla fine la danza contemporanea non cerca l’emotion (emozione), ma il motion (movimento). Dura sette minuti e quindici secondi, il pezzo di Binjamini, ovviamente, punta sul crescendo coreografico in sintonia col crescendo musicale. Il risultato difficilmente potrebbe essere descritto con le solite parole, ne scegliamo tre: MORMORIO-SCOSSONE – LIBERAZIONE.


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