L’impronta del Maestro
di Michele Olivieri
Una rappresentativa carrellata filmata di esibizioni storiche con protagonista Marinel Stefanescu ha introdotto lo spettacolo dedicato alla sua memoria alTeatro Valli di Reggio Emilia, mentre in chiusura tutti gli artisti si sono riuniti sotto la sua immagine celebrandone l'eredità.
REGGIO EMILIA 15/10/2024 – Questa serata è stata fortemente voluta da Rezart Stafa unitamente a Liliana Cosi, Elena Casolari e Nicoletta Stefanescu per porre in luce – se mai ce ne fosse ancora bisogno – il talento unico del grande pedagogo Marinel Stefanescu, votato, come recita il titolo, all’Arte intesa a tutto campo: amava la totalità delle competenze espressive, dal teatro al cinema, dalla letteratura alla pittura. Per lui l’arte era sacra nel senso che o serviva per elevare lo spirito dell’uomo oppure non ce n’era alcun bisogno. Non fu solo ballerino e coreografo, ma anche figura capace di spaziare nei vari linguaggi, come riprova della sua attitudine comunicativa. Il programma ha condensato il meglio che Stefanescu ha creato per i palcoscenici più importanti del panorama nazionale e internazionale e naturalmente per i suoi allievi e professionisti della storica scuola e compagnia emiliana - fondata in tandem con l’étoile Liliana Cosi - nel repertorio classico-romantico e in quello moderno. Numerose le coreografie che ha lasciato in eredità come testimonianza di una stagione irripetibile per il desiderio di elevare la danza a momento di spiritualità e non solo di spettacolarità. Nello splendente e gremito Teatro Romolo Valli il Nuovo Balletto Classico con ospite il Teatro dell’Opera di Roma e il Teatro dell’Opera di Bucarest in collaborazione con il Comune di Reggio Emilia si è ammirata una lunga carrellata di titoli capace di commuovere ed emozionare il pubblico, formato da tanti giovani e da tanti nomi giunti da ogni parte d’Europa per omaggiare Stefanescu, il quale sarebbe stato sicuramente felice di questo abbraccio così sentito e partecipe. È stato un formidabile virtuoso della disciplina coreutica nella quale ha riversato il suo mondo interiore e il suo temperamento, contraddistinto da una sensazione di struggente malinconia e di intima attenzione per i sentimenti e gli aspetti che si dissolvono con il mutare del tempo. Nella produzione di Stefanescu troviamo in apertura di serata Concerto di Rachmaninov, di stampo neoclassico, con interprete il Nuovo Balletto Classico. Protagonisti L’Arte interpretata da Martina Dall’Asta e il giovane Rachmaninov interpretato da Victor Finaurini. Al loro fianco Kiara Barjami, Giorgia Carboni, Begimai Iliasbekova, Erjola Mali, Nurzhamal Moldogazieva, Iasminakhov Muratkhanova, Enxhi Nika, Giulia Zavanone, Meerim Zhumabaeva, Leonard Cela, Klevis Spaho. Si tratta di uno dei pezzi più poetici e tecnicamente brillanti per le caratteristiche dei una scrittura coreografica ricca di intenso lirismo, affine ai concerti per pianoforte e orchestra del compositore russo. Si instaura, così, tra platea e palcoscenico una solida empatia grazie al soffio di romanticismo lunare che mai ha abbandonato Stefanescu. Alternando momenti giocosi ad altri più malinconici e dando al corpo lo strumento primario per sperimentare le possibilità sonore, i danzatori diventano alleati del ritmo puntando ad un approccio consapevole sulla musica. A seguire la coreografia Come due colombe sempre a cura del Nuovo Balletto Classico sul cosiddetto Adagio di Albinoni, con interpreti Marika Morra, Mateo Dani e Stefi Xhelaj, Eugert Osmanaj. Il pezzo, presentato per la prima volta nel 1998 proprio sul palcoscenico del Valli, è una libera interpretazione ballettistica di una composizione mai coreografata prima di allora. Poetica e sublime, la danza impone il suo tempo fatto di passi lunghi e intrecci che rimandano a una modernità immutata. Prima del terzo pezzo in programma è stato consegnato il Premio alla carriera in memoria del Maestro a Eleonora Abbagnato, già étoile dell’Opéra di Parigi e attuale Direttrice del Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma. Il riconoscimento le è stato consegnato dalla Prefetta di Reggio Emilia, Maria Rita Cocciufa, che, visibilmente emozionata, ha espresso parole di elogio verso l’arte di Tersicore e la carriera della conterranea Abbagnato, che a sua volta ha raccontato i propri sentimenti legati a questa nobile professione e al raggiungimento del successo conseguito con disciplina, rigore e duro lavoro. A seguire la direttrice del Balletto dell’Opera di Roma ha introdotto in anteprima il pas de deux dalla scena della camera tratto da Il rosso e il nero: titolo che tra pochi giorni debutterà sul palcoscenico capitolino del Costanzi nella celeberrima coreografia di Uwe Scholz con interpreti d’eccellenza l’étoile Rebecca Bianchi e il primo ballerino Michele Satriano. Ispirato al romanzo di Stendhal del 1830, il balletto in tre atti fu creato dal geniale coreografo tedesco nel 1988; i due applauditissimi artisti sul palco hanno regalato passione e dramma sulle evocative musiche di Hector Berlioz.
Dopo l’intervallo durante il quale il pubblico ha potuto ammirare, nella mostra allestita al primo piano nella sala ottagonale, una cospicua collezione di quadri dipinti da Marinel Stefaneuscu a riprova della sua poliedricità, lo spettacolo è ripreso con Patetica, una delle più famose coreografie del Maestro su musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij. nell’esecuzione del Nuovo Balletto Classico: in particolare, si sono ammirati Giorgia Carboni nel ruolo della Vita, Leonard Cela in quello dell'Amore e Klevis Spaho nei panni del Destino; al loro fianco Kiara Barjami, Maria Igonina, Erjola Mali, Iasminakhov Muratkhanova, Stefi Xhelaj, Meerim Zhumabaeva. Come ha ben narrato Liliana Cosi in palcoscenico (travolta da grande affetto del pubblico presente), Patetica nasce nel 1975 in debutto assoluto a Martina Franca per il Festival della Valle d’Itria. Nel 1985 vede la luce un nuovo allestimento sul palco del Valli e oggi a distanza di quasi quarant’anni si ripresenta sulla medesima ribalta per omaggiare il coreografo nel suo ruolo prediletto. Cosi ha proseguito ricordando che lo stesso Stefanescu, seguendo i temi musicali connessi all’animo del compositore, identificava mediante il linguaggio coreografico i tre personaggi del balletto (Vita, Amore e Destino). Attraverso le reazioni del gruppo, dei solisti e i loro sentimenti nei confronti del dramma musicale, il coreografo ha permesso agli spettatori di vivere comprensibilmente l’azione scenica. Pur conoscendo dall’inizio l’impossibilità di sfuggire all’ineluttabilità del destino, l’esistenza ama fino al totale sacrificio di sé. Liliana Cosi ha sottolineato che se qualcuno uccide la Vita, laddove questa morirà nelle braccia dell’Amore vivrà in eterno, perché l’Amore è a sua volta eterno. In questo balletto la giovane Cosi vide una novità ma con un senso profondo, nel quale anche la morte era ‘bella’. È un balletto che ai tempi la Compagnia ha danzato tantissimo e Cosi ha ricordato che una sera in camerino, dopo uno spettacolo, una signora anziana le disse: “non ho più paura di morire, è bello morire per amore!”. La coreografia rivista oggi conserva un'aura sempre attuale, fresca ed è “orchestrata” con prodigiosa sapienza e continue variazioni.
Il secondo pezzo in programma era Doina su musica popolare rumena con il solista Leonardo Likollari del Nuovo Balletto Classico. La coreografia di Stefanescu è lirica e malinconica, quasi fosse una silenziosa lamentela sull’amarezza della vita. Il maestro considerava questa forma musicale “l’essenza di tutta la musica rumena e tra le migliori espressioni artistiche della sua cultura”. La danza appare libera nella struggente solitudine e lo spettatore ritrova differenti temi come il desiderio, i sentimenti, l’amore per la natura, il dolore per cupezza dell’esistenza terrena ma anche l’invocazione celeste a Dio nella sofferenza. Particolarmente applaudito, Likollari ha saputo immergersi vigorosamente in questo “canto del corpo” restituendo la sensazione di una coreografia “da ascoltare”. Esistono differenti doine, come ha spiegato Liliana Cosi: canti di dolore senza lacrime nati nel cuore del folklore rumeno divenuti famosi grazie alla interpretazione del grande flautista di Pan Gheorghe Zamfir.
A seguire il pas de deux da Spartacus sulla musica di Aram Il’ič Chačaturjan con Martina Dall’Asta nel ruolo di Frigia e Leonard Cela in quello del Gladiatore. Questo capolavoro di Stefanescu si è sempre distinto per la forza scenica traboccante di vitalità, i momenti languidi che si alternano a sezioni di travolgente dinamismo ritmico e la tenerezza dei corpi minata solo da accenni minacciosi a venire. Stefanescu si è ispirato alle caratteristiche della musica, senza cambiarne il senso, ma cercando di esprimerlo al massimo. La sua versione non vuole porre in luce l’eroe alla sovietica, bensì far risaltare i suoi tratti umani.
Penultimo pezzo in scaletta il pas de deux dallo Schiaccianoci con interpreti i ballerini solisti Irina Chiriacescu e David Datu, entrambi in forze al Teatro dell’Opera di Bucarest. La coreografia di Stefanescu si basa sul linguaggio neoclassico dove rivede la giovane Clara danzare con il principe lasciandosi ispirare dalla musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij. Il Maestro trasforma la partitura del passo a due in un movimento profondo, vivo, radicato sino alla festante apoteosi della coda dove la poesia e la forza si sposano mentre il virtuosismo e l’eleganza dialogano tra loro. In generale i pas de deux di Stefanescu conducono costantemente ad omaggiare la bellezza del balletto classico accademico e non hanno epoche, barriere o frontiere.
A concludere in maniera scoppiettante e trascinante l’articolata serata il brano Nostalgia su musica di Franz Liszt con esecutori Martina Dall’Asta (La Patria) e Rezart Stafa (Il giovane Liszt) al fianco di Giorgia Carboni, Enxhi Nika, Sophie Perkovic, Mateo Dani, Victor Finaurini, Eugert Osmanaj. Si tratta di un estratto dal balletto Radici firmato da Stefanescu nel 1990, nostalgico cammino dalle proprie origini verso l’arte universale. Stafa, dopo aver dato l’addio alle scene circa sette anni fa, è ritornato trionfante a danzare per l’occasione in ricordo del suo Maestro, della cui arte cui è oggi meritevole e capace prosecutore. La coppia e il gruppo del Nuovo Balletto Classico hanno chiuso con un brano di grande effetto , in cui la sfavillante destrezza e l’estrosa invenzione si intrecciano alle incalzanti suggestioni ritmiche. Tanti gli applausi giunti dal teatro, in cui spiccavano prestigiose presenze, come quelle del maestro Amedeo Amodio e del nuovo direttore della Scuola del Balletto di Toscana Hektor Budlla unitamente alle tre figlie del Maestro e ai suoi affetti più cari, alle autorità politiche ed ecclesiastiche e a Ileana Iliescu (prima ballerina emerita del Teatro dell’Opera Nazionale di Bucarest e partner artistica per molti anni di Stefanescu). Erano, inoltre presenti numerosi ex allievi, oggi in buona parte docenti e direttori di scuole di danza che proseguono la missione artistica e culturale lanciata da Stefanescu-Cosi e rivolta a tutti, in particolare alle giovani generazioni. L’augurio è che questa serata possa diventare un appuntamento fisso nel cartellone del Teatro Romolo Valli e della città di Reggio Emilia, a perpetua memoria.
Michele Olivieri