Matta lei, matto lui
di Irina Sorokina
Grande successo per la nuova creazione di Jean-Christophe Maillot, direttore artistico dei Ballets de Monte Carlo, con la compagnia di danza del Bolshoi e le musiche di Šostakovič.
MOSCA, 16 gennaio 2018 - A chi ha frequentato il Bolshoi negli anni del dominio assoluto di Yury Grigorovich - che aveva segnato la storia del balletto dai capolavori come Lo Schiaccianoci, Spartacus, La leggenda dell’amore (nominiamo soltanto questi tre titoli) - La bisbetica domata coreografata da Jean-Christophe Maillot, direttore artistico dei Ballets de Monte Carlo può apparire come una ventata d’aria fresca. In realtà, il regno di Grigorovich finì molti anni fa e balletti affermati sui palcoscenici dei teatri occidentali ma sconosciuti al pubblico sovietico apparvero al Bolshoi a metà degli anni ‘90. Tra quello balletto di John Cranko tratto dalla stessa commedia di Shakespeare.
Maillot è noto per il suo voler lavorare con la propria compagnia, con “materiale” conosciuto nei minimi dettagli, cioè con ballerini che siano “suoi”. È una cosa insolita, dunque, averlo per una nuova creazione per artisti che non sono “suoi”. È una fortuna. Stavolta la fortuna è capitata agli artisti del Bolshoi. Sono loro i destinatari di una coreografia tutta nuova e non una replica di una produzione dei Ballets de Monte Carlo, i protagonisti di una prima mondiale che risale a luglio del 2014.
La parola “freschezza” sarà la chiave della nostra recensione e sarà anche il sinonimo di “leggerezza”, “velocità”, “fantasia” e a volte “trasgressione”. Agli occhi dello spettatore del Bolshoi appare qualcosa di molto logico, asciutto, al massimo dinamico e innegabilmente divertente.
Ma “prima la musica, dopo le parole”. Una partitura per La bisbetica domata non fu mai creata e quindi bisognava fare qualcosa. Quel “qualcosa” doveva essere un patchwork, del resto, così si fece anche per la versione danzante della famosa commedia realizzata da John Cranko. Ma se per La bisbetica domata del coreografo sudafricano furono scelti pezzi di Scarlatti, per la nuova creazione di Maillot è stata scelta la musica del grande classico sovietico Dmitry Šostakovičh arrangiata da Yury Dronov (quest’ultimo è anche direttore d’orchestra). Alla gente cresciuta nell’epoca sovietica tutto suona familiare: quei pezzi sono orecchiabili, famosi e un tempo amati, soprattutto La passeggiata per Mosca dall’operetta Mosca, Cheryomushki (il nome, quest'ultimo, di un quartiere della capitale russa sorto negli anni ‘50-60), la celeberrima Romanza dal film Il tafano, i walzer e le polke. Non mancano i frammenti della musica colta: per l’adagio amoroso di Caterina e Petruccio viene usato il frammento della Sinfonia da camera.
Il palcoscenico non viene mai affollato, le scene di Ernest Pignon-Ernest sono ridotte a pochi elementi di colore bianco (riconoscibili come le scale) che possono essere assemblati nei vari modi e creano con facilità i luoghi d’azione: la casa di Battista, la cattedrale, la camera da letto di Caterina e Petruccio. In una piena armonia con le scene sono i costumi di Augustin Maillot, figlio del coreografo, minimalisti ed elegantissimi, dai pochi colori.
Parlavamo degli artisti di Jean-Christophe Maillot, cioè i ballerini della compagnia di Monte Carlo, ma dopo essere entrati in contatto col coreografo francese, anche quelli del Bolshoi sono diventati “suoi”. Assorbono il suo stile ironico e spigoloso, eseguono i passi che prima, forse, non erano a loro familiari o naturali. Il quartetto dei solisti nella Bisbetica domata al Bolshoi può essere considerato miracoloso. In perfetta sintonia con la musica di Šostakovič coreografata dal fantasioso Maillot, sul palcoscenico interagiscono due fantastiche coppie: Ekaterina Krysanova e Vladislav Lantratov (Caterina e Petruccio) ed Olga Smirnova e Semyon Chudin (Bianca e Lucenzio).
Matta lei, matto lui, verrebbe a dire della prima coppia. Krysanova, dalla personalità forte, fisico da urlo, scuola accademica perfetta, una grazia tutta sua e capacità di affrontare ruoli diversi, appare all’inizio come una megera senza speranza di recupero, con i suoi capelli rossi e le gambe che sembrano fatte apposta per dare i calci. Cattiva e perennemente arrabbiata, una vera teppista, veste un leotard color nero con fascia verde bottiglia in vita e una gonna simile a un tutù romantico che nella cultura russa viene associato con il balletto Chopiniana, noto in Occidente come Les Sylphides. Ben presto la gonna sparisce e per quasi tutta la durata dello spettacolo la scatenatissima Krysanova – Caterina gira in leotard soltanto. In desabillé, direbbero i profani. Certo, questo abbigliamento le si addice: permette di dimostrare le gambe perfettamente scolpite e di eseguire i passi coraggiosi e sensuali.
Vladislav Lantratov è degno della sua fidanzata. Sottile, attraente, versatile, un principe che sognano le ragazzine, si trasforma in qualcuno ancora più temibile di Caterina. Di due bisbetici la domata è lei. E lui è un rozzo tiranno ed ubriacone che sembra da un momento all’altro arrivi a una terribile violenza fisica.
Matta lei, matto lui. I due sono in perfetta sintonia nei movimenti e nella recitazione, una vale l’altro, e sorprendentemente sono uniti non soltanto da cattiveria, teppismo e spirito di ribellione. C’è qualcosa sotto, si chiama feeling che, crescendo, diventa amore. È l’amore che unisce Caterina e Petruccio quando, finalmente, finiscono a letto sotto la coperta trasparente bianca candida, quando appaiono nel finale a casa di Battista sotto gli occhi increduli di tutti i personaggi puntati su di loro. Caterina e Petruccio una coppia di amanti? La voglia di sposarsi è reciproca? Oh sì! Si vede da come cammina lei, indossando una bellissima gonna sempre color verde bottiglia e come la guarda lui, tenendola per il braccio con un’evidente dolcezza.
Meravigliosa la seconda coppia che emana serenità e purezza. Olga Smirnova, una perfetta ballerina classica, indossa con un’impareggiabile grazia una bellissima gonna a campana appena sopra il ginocchio che cade formando le morbide pieghe e viene coperta con un casto copritutù color celeste intenso in armonia con un candido corpetto e un altrettanto candido velo bianco. La figura sottile e flessibile, le linee precise, una maniera d’esecuzione ideale per le eroine “blu”, la Smirnova incarna una Bianca dolcissima e docile e forse un attimo piatta, in un contrasto perfetto con l’indomabile sorella maggiore. Il suo innamorato Lucenzio, ballato da Semyon Chudin, è un cavaliere senza macchia e senza paura, elegantissimo e a tratti commuovente, soprattutto nel passo a due sulla musica della Romanza dal film Il Tafano.
Tutto il cast è superlativo e capace dare il meglio di sé nei ruoli di contorno: Igor Tsvirko – Ortensio, Vyacheslav Lopatin – Gremio, Anna Balukova- una Vedova, Karim Abdullin - Battista, Anna Tikhomirova – la Responsabile di casa, Evgheny Trupiskiadi – Grumio. Perfetto tecnicamente e molto partecipe il non numeroso corpo di ballo.
Una festa per gli occhi, una gioia per le orecchie, un buon cibo per la mente, La bisbetica domata di Maillot. Se questa è stata una sfida, il Bolshoi e suoi artisti l’hanno vinta.