L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Dramma danzato in-canto

di Michele Olivieri

C. W. Gluck - P. Bausch
Orpheus und Eurydice
Wesseling, Kleiter, Im
Bridard, Gillot, Kudo
direttore Thomas Engelbrock
coreografia di Pina Bausch
Parigi, Opéra Garnier, febbraio 2008
DVD Bel Air Classiques B002QXI2L8, 2009

Non ci si stanca mai di ammirare il capolavoro di Pina Bausch con il Ballet National de l’Opéra de Paris, interpretato da Marie-Agnès Gillot e Yann Bridard sulle musiche di Christoph Willibald Gluck, nel filmato ad alta definizione a cura di Vincent Bataillon, registrato presso il Palais Garnier nel febbraio 2008. Un chiaro capovolgimento di prospettiva sul significato dell’opera e del balletto. Il mito di Orfeo ed Euridice è considerato una delle storie più laceranti e commoventi, tanto da ispirare artisti e letterati in ogni tempo. Il lavoro della Baush è una attiva presa di coscienza, tale da permettere l’osservazione diretta e analitica della propria interiorità creativa rappresentata da riflessioni, intenzioni, impulsi, tendenze e desideri realizzati. Una rivoluzione della messa in scena, un concetto inedito sulla gestualità dinamica nell’evocare stati emotivi applicati alla natura umana. Abitualmente, in ambito teatrale, Orfeo, Euridice e Amore sono voci con corpi recitanti. Grazie alla coreografa tedesca diventano anche corpi danzanti. Lo scopo di Pina B. è quello di dare vita a personaggi ed interpretazioni separate ma al contempo concatenate ed invisibili per natura. Lo spettacolo, entrato nel repertorio del Balletto dell’Opéra di Parigi nel 2005 diretto allora da Brigitte Lefèvre, è stato più volte riproposto durante le stagioni successive.

Nella qui presente registrazione troviamo in scena il premier danseur Yann Bridard, la danseuse étoile Marie-Agnes Gillot e Miteki Kudo straordinari danzatori protagonisti nei ruoli di Orfeo, Euridice e Amore, accompagnati dall’étoile Emile Cozette, dalle première danseuses Muriel Zusperreguy, Eleonora Abbagnato ed Eve Grinszajn, e da un vibrante Corpo di ballo formato da Yong Geol Kim, Nicolas Paul, Vincent Cordier, Caroline Bance, Christelle Garnier, Alice Renavand, Amélie Lamoureux, Charlotte Ranson, Séverine Westermann, Natacha Gilles, Maria-Isabelle Peracchi, Bruno Bouché, Vincent Chaillet, Sébastien Bertaud, Alexis Renaud, Erwan Le Roux e dai cantanti Maria Ricarda Wesseling (Orphée), Julia Kleiter (Eurydice), Sunhae Im (Amour), con il Balthazar-Neumann-Chor und Ensemble diretto da Thomas Hengelbrock. Il più classico ed accademico tra i lavori della Bausch, certamente un capolavoro colto, simbolo per eccellenza del suo genio anche nell’approccio meno contemporaneo. Fin dalla composizione della prima versione del 1762, fu vivo desiderio di Gluck che in Orfeo ed Euridice si integrassero ballabili come parte dell'azione: il primo a coreografarle fu l’italiano Gasparo Angiolini, celebre riformatore nel campo del balletto che vide la nascita del nuovo profilo coreutico denominato “Ballet d’Action” anche chiamato “Ballet en action” o “Ballet-pantomime”, di stampo narrativo la trama si articola per mezzo della danza e della pantomima. Pina Bausch si rifà a questo ideale, che nasce ai primi del Settecento per poi trasformarsi nell’Ottocento in balletto romantico, tralasciando ogni componente spettacolare avulsa dalla trama e finalizzata al piacere estetico. Nasce così il “ballet d’action”, la danza diventa “adulta” e si stacca dal canto assurgendo a una narrazione vera e propria fondata per la prima volta sulle emozioni, grazie al linguaggio del gesto danzato, destinando la musica, la scenografia, le luci, i costumi a potenziamento del messaggio espressivo fuoriuscito dal movimento. La Bausch fa suo questo concetto, il moto del corpo è perfetto nel tradurre atteggiamenti e sentimenti, descrivendo azioni e passioni, e lo fa con rispetto e sontuosa drammaturgia, trasformando l’opera di Gluck (proposta nella traduzione tedesca della versione italiana) in un’opera danzata evocativa; distaccandosi da quella sua visione di teatro-danza, per illuminare magnificamente il coreodramma, fondendo le arti ben distinte in unico strumento. È una versione che affronta con solida incisività la sofferenza di Orfeo, quella sofferenza che gli esseri umani devono superare per affrontare un desiderio inappagato; mentre il libero flusso della danza rivela i corpi mossi dal sentimento, suggerisce inoltre la loro vulnerabilità. Perciò il canto appare usato per rinforzare la danza-protagonsita, il canto supplica Zeus e lo commuove, ma la coreografia con i suoi piedi nudi ancorati al suolo, ricorda realisticamente la condizione umana, e l’ineluttabilità della morte.

Il balletto venne creato nel 1975 per il Tanztheater Wuppertal, ma poi fu escluso dal repertorio fino al 1991, quando venne ridestato. Tale rinascita la si deve alla stretta collaborazione tra la Bausch e i danzatori originali, Dominique Mercy e Malou Airaudo, con cui il balletto venne accuratamente ricostruito, tassello per tassello, anche grazie a Mariko Aoyama, Bénedicte Billiet e Josephine Ann Endicott. Un languido ritratto sul rapporto mutevole tra Orfeo ed Euridice si sviluppa mentre la natura del loro amore reciproco viene messa alla prova fino alla distruzione. Nulla è lasciato al caso, la musica è costantemente collegata alla danza, si tratta di una stretta collaborazione (fianco a fianco) che raggiunge sintesi poderose. La storia nella versione della Baush non include nel finale il lieto ricongiungimento di Orfeo ed Euridice, ma termina invece con la morte della coppia, anche se aleggia metaforicamente quella leggenda che vede Orfeo intento a cantare tristemente le canzoni e le poesie scritte per Euridice in maniera perenne. Il canto usato solo come rinforzo alla danza si tramuta in connubio felice, portando a un finale straziante. La messa in scena è minimalista ma totalmente efficace grazie all’allestimento, alle luci e ai costumi di Rolf Borzik: impianto essenziale ma simbolicamente vigoroso tra le tinte del bianco, del nero, del rosso e della carne in misurata nudità, pochi elementi capaci di infondere il senso tragico: foglie secche, fascine di legna, teli bianchi stesi, fiori, sottovesti, grembiuli, con quell’immagine rimasta scolpita, iconograficamente riconducibile a una Pietà, in cui capovolgendo i ruoli Orfeo sorregge Euridice come Maria che sostiene il corpo senza vita del figlio, dopo la sua passione e deposizione. Uno dei grandi sette dolori è diventato un soggetto popolare nelle arti figurative, in particolar modo nella pittura e nella scultura, e grazie alla Bausch anche nella danza. Il corpo di ballo dell’Opéra rafforza la narrazione con una rievocazione danzata capace di  rendere la fatica e le contraddizioni del vivere. È una coreografia ultraterrena capace di toccare l’anima facendo sentire lo spettatore pienamente partecipe, in un’atmosfera così intima da cui non si può sfuggire. Lo stile tersicoreo è lirico, la pulizia degli elementi tecnici assumono un ruolo secondario (non certo per importanza od esecuzione) nei confronti dell'interpretazione volta a trasmettere forti sentimenti, l’intelligente duplicazione dei ruoli principali, con un interprete danzante e l’altro cantante, si rivela da subito un successo: Yann Bridard e Maria Wesseling trasmettono i crescenti livelli di angoscia e disperazione di Orfeo mentre percorrono il loro viaggio di ritorno nella terra dei vivi, fallendo all’ultimo ostacolo. Maestosa è apparsa Marie-Agnes Gillot! Il più bel sposalizio mai rappresentato in parallelo tra opera e balletto. Nelle chiamate finali, un trionfo di applausi scandisce il tempo della riverenza, lasciando apparire in proscenio la coreografa a cui il pubblico tributa meritatamente la standing ovation! Dvd da consigliare a coloro che amano la bellezza totalizzante dei cinque sensi, e lo stile immateriale di Pina Baush, artista gloriosa!


 

 

 
 
 

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