Il Settecento in coro
di Giuliana Dal Piaz
Bel concerto dei complessi strumentali e corali della Tafelmusik Baroque Orchestra di Toronto in un programma che spaziava da Händel a Steffani (1724), da Lully a Rameau (1751) e Zelenka.
TORONTO 2 novembre 2016 - Il titolo dell'evento, Let us all sing, è tratto dalla traduzione inglese di "Chanton tous, en ce jour,/La gloire d'Amour", incipit della Chaconne dall'Amadis (1684) di Jean-Baptiste Lully.
È questo brano il pezzo forte del concerto di musica sei-settecentesca che i complessi strumentali e corali della Tafelmusik Baroque Orchestra hanno presentato alla Trinity-St.Paul's Centre di Toronto.
Ha diretto Ivars Taurins, fondatore e direttore del Coro da Camera della Tafelmusik (ventidue unità) giunto ai trentacinque anni di attività. Non è la prima volta che mi capita di vederlo dirigere non solo l'ensemble vocale (ruolo in cui è famoso e molto richiesto in tutto il Canada) ma anche l'orchestra Tafelmusik e ho trovato ora decisamente più convincenti tanto la sua abilità di comunicazione con gli strumentisti, quanto il controllo del vigore e la passione con cui trasmette emozioni e sfumature della musica.
Il programma ha compreso il Laudate pueri di George Friderick Händel (c.1706), una selezione dallo Stabat Mater di Agostino Steffani (1724), la Chaconne di Lully, In convertendo Dominus di Jean Philippe Rameau (1751) e il Gloria dalla Missa Dei Filii di Jan Dismas Zelenka (1740-41). Solisti invitati lo straordinario soprano Sherezade Panthaki, la cui voce morbida e luminosa è parsa ascendere senza sforzo lungo nelle campate della Trinity-St.Paul's Church; il tenore Philippe Gagné, leggero ed espressivo; il basso-baritono Jonathan Woody (più baritono che basso, in realtà), un interprete incisivo e appassionato.
In tutti loro, l'unico aspetto negativo mi è parso la pronuncia fortemente inglesizzata del latino.
Nel Coro Tafelmusik hanno assunto un ruolo solista il soprano Michelle DeBoer (voce di giusta forza ma il cui timbro diventa a tratti metallico negli estremi acuti), i controtenori Richard Whitall e Simon Honeyman, il tenore Cory Knight e il basso Joel Allison, tutti molto bravi e promettenti.
Tra gli autori selezionati, molto interessanti le presenze di Agostino Steffani - quel compositore/diplomatico/prete particolarmente amato da Cecilia Bartoli e non abbastanza noto, forse per le molte partiture pervenute incomplete o sotto nome diverso, ma che esercitò grande influenza su altri autori, compreso Bach - e di Jean-Philippe Rameau, grande teorico della musica in chiave matematico-scientifica. Quanto a Zelenka, Tafelmusik gli ha dedicato nella scorsa stagione un bellissimo concerto di "confronto/contrapposizione" con la musica di Bach [leggi la recensione] e questo Gloria della Missa Dei Filii conferma i frequenti accenti avveniristici che avevo notato allora nelle sue composizioni, ricche di contrappunti complessi e di un esuberante virtuosismo.