La Regina dei bassifondi
di Federica Fanizza
Allestimento contemporaneo ma non troppo per una produzione del Singspiel mozartiano a Padova con protagonista Christina Poulitsi, Regina (della notte) incontrastata.
Padova, 28 ottobre 2016 - Tre prostitute, un barbone, una giovane coppia di fidanzati che inavvertitamente si trova a fronteggiare una gang da strada; il gruppo di balordi riesce ad eliminare il giovane incauto la cui sagoma, al posto del drago, rimarrà a terra sul palcoscenico per tutta la durata dello spettacolo. Scene di vita ordinaria di bassifondi urbani fanno da sfondo allo scorrere dell’ouverture di Die Zauberflöte di W. Amadeus Mozart, nell’allestimento che il Teatro Verdi di Padova ha messo in scena per la il stagione Lirica 2016, ormai di soli due titoli, in cooproduzione con il teatro Sociale di Rovigo e Bassano Opera Festival, dove ha debuttato all’inizio di ottobre.
L'allestimento è stato affidato al gruppo costituito dal regista Federico Bertolani con lo scenografo Giulio Magnetto e il costumista Manuel Pedretti, già molto attivi sulla scena teatrale lirica; insieme hanno dato corpo all’idea di offrire, nei loro intenti, una forte impronta contemporanea, ambientando la composizione mozartiana come una favola metropolitana, partendo dall’assunto che anche al suo apparire, il Singspiel di Mozart e Schikaneder non venne considerato affatto un’opera misteriosa, scritta per una ristretta cerchia di iniziati, bensì rivolta al pubblico più vasto possibile, attingendo a piene mani anche dalle tradizioni del teatro popolare.
Ma si sa che le favole, perché tali siano, hanno un significato universale al di fuori del tempo e dello spazio. E così tutte le premesse della contemporaneità metropolitana e suburbana sono rientrate nel momento in cui ci si è inoltrati nel corso dell’opera, sviluppata su due piani. Un impianto scenico fisso, scarno ma efficace, realizzato da un semovibile in simil-marmo di Carrara, riassumeva l’idea del tempio di Osiride di Sarastro. Il popolo della notte - da cui sono abilmente emerse le tre dame (da puttane a maghe), Papageno (da barbone che vive tra stracci a personaggio selvatico e ingenuo), Monostratos (da poliziotto colluso con la malavita a guardiano del tempio) e la stessa Regina - si aggirava alla base di questo stesso tempio in una struttura che poteva essere un percorso sotterraneo da cui i personaggi prescelti potevano innalzarsi e accedere al piano superiore.
A dominare incontrastata questo mondo sotterraneo e oscuro è stata la Regina della Notte, affidata alla voce del soprano greco Christina Poulitsi. Regina di nome e di fatto, nottturna e ambigua, ha dominato con l’autorità che le compete il ruolo di antagonista del regno della luce. Le sue due impervie arie, insieme con la scena del crollo del suo regno oscuro, sono state rese con la sicurezza della lunga frequentazione del ruolo.
Rispetto al primo annuncio il cast ha subito qualche modifica e il tenore napoletano Fabrizio Paesano ha sostituito all'ultimo momento il tenore Paolo Fanale, indisposto, nel ruolo del protagonista Tamino, interpretato con entusiasmo giovanile, preciso nel canto come nella recitazione. Al suo fianco, il soprano russo Ekaterina Sadovnikova ha delineato una principessa Pamina più matura e consapevole rispetto alla fanciulla ingenua e sprovveduta che talvolta troviamo sulle scene.
Autorevole è stato il basso Wihelm Schwinghammer, presenza costante ai festival di Salisburgo, nelle vesti del sacerdote Sarastro. Simpatica la Papagena di Teona Dvali, nella sua trasformazione da vecchina maliarda a ragazza degna di Papageno. Questi era John Chest, dotato di fluidità e spontaneità nel canto e nel fraseggio, nitido e disinvolto nell'alternare spavalderia e timore di fronte a un mondo razionale che non gli appartiene.
Completavano la compagnia Alice Chinaglia (Prima dama), Cecilia Bagatin (Seconda dama), Alice Marini (Terza dama); Patrizio Saudelli (Monostato), Paolo Battaglia (Oratore degli iniziati), Carlo Agostini (Primo sacerdote/Secondo armigero) e Luca Favaron (Secondo sacerdote/Primo armigero), Elena Roversi, Giulia Moretto ed Elena Fontolan (fanciulli). Sergio Balestracci ha preparato il Coro Lirico Veneto.
Il successo della produzione - che alla fine è risultata accomodante nei confronti della tradizione con divise bianche e tuniche orientali per gli abitanti del regno dell’illuminazione - è stato determinato dall'affiatamento del cast guidato con ordine e pulizia da Giuliano Betta, dal 2009 direttore stabile presso il Teatro di Basel (Svizzera), supportato con validità dall’Orchestra di Padova e del Veneto.
Un'ultimo particolare degno di nota: tutti gli artisti si sono espressi con precisa e corretta pronuncia tedesca sia nel canto sia nel parlato, segno lodevole di professionalità e impegno.
Successo caloroso da parte del pubblico presente in un teatro pressoché esaurito. Per chi si fosse perso lo spettacolo, si replica il 4 e il 6 novembre prossimi a Rovigo al Teatro Sociale.
foto Giuliano Ghiraldini