Perle di Murano
di Suzanne Daumann
Maddalena ai piedi di Cristo di Caldara risplende come un gioiello alll’Opéra de Rennes con Le Banquet Céleste.
RENNES, 3 ottobre 2017 - Scritto nel 1698 su libretto di Lodovico Forni, questo oratorio si focalizza sul personaggio di Maria Maddalena, considerata come la peccatrice per eccellenza, e i suoi tormenti ai piedi di Cristo, quando deve decidere della sua vita futura. Attorno a lei abbiamo un turbinìo di personaggi che si rivolgono a lei o si apostrofano fra loro: l'Amore Terreno e l'Amore Celeste tentano di persuaderla a seguirli. Marta è tutta per l'Amore Celeste, un Fariseo si stupisce della conversione alla virtù di una fanciulla che pareva perduta per sempre, e Gesù Cristo in persona gioisce accogliendo nel suo gregge la pecorella smarrita ricordando all'occasione il principio fondamentale della sua dottirna: il perdono.
Le arie e i recitativi si susseguono come un rosario di perle in vetro di Murano, ogni intervento è una piccola meraviglia di pefezione, piena di vita e d'emozione.
Questa sera all'Opéra de Rennes, un cast meraviglioso interpreta magistralmente quest'opera: il soprano Emmanuelle De Negri canta la parte chiave di Maddalena con una voce di dolcezza avvolgente e carnale, toccante e convincente. In splendido contrasto, la Marta di Maïlys de Villoutreys ha toni più cristallini, come si addice a un personaggio d'irreprensibile purezza. Damien Guillon, controtenore, canta la parte dell’Amor Celeste e nel contempo dirige, e se anche nei recitativi può sembrare un po' contratto, s'abbandona nella sue arie e lascia effondere tutta la luminosità della sua voce calorosa, rendendo così vivace e credibile la sua parte allegorca. Il mezzosoprano Benedetta Mazzucato gli tiene testa come Amor Terreno, un poco petulante, un poco ardito, ed entrambi si affrontano in un gioco scenico minimalista ed efficace. Le Banquet Céleste sostiene i cantanti con un suono dorato e vivido; gli interventi dei solisti sono meraviglie d'attenzione e delicatezza. Il fariseo di Riccardo Novaro convince, quasi ridicolo nel suo sentirsi colpito nel pudore. Il tenore Reinoud van Mechelen, infine, interpreta Gesù Cristo con voce pura e appassionata, sicché, che si sia cristiani o meno, si percepisce e comprende il principio secondo cui il Signore gioisce in sommo grado per un peccatore pentito rispetto a un virtuoso bigotto e meschino.
Stupisce come un soggetto così allegorico possa prender vita fra mani abili, dal librettista al compositore fino agli interpreti. Si esce nella notte, leggeri e placati da dolci suoni, la testa piena d'interrogativi. E se fosse così?