L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Mironov racconta Bellini

 di Antonino Trotta

 

Nella cornice intima e raccolta del Teatro Toselli di Cuneo, Maxim Mironov e Richard Barker raccontano Bellini con un meraviglioso concerto dedicato alla produzione cameristica del compositore catanese.

Cuneo, 28 dicembre 2018 – Sala raccolta come in un salotto parigino di qualche secolo fa, un maestoso Pleyel del 1858 sul palco, lettere, aneddoti, parallelismi e, ovviamente, tanta musica. Definire “recital” il concerto di Maxim Mironov al Teatro Toselli di Cuneo farebbe un torto alla natura e al valore della serata, intensa ed emozionante come poche volte si ha la possibilità di vivere in un auditorio. È il tenore stesso a prendere le distanza da quest’etichetta e non esita nel precisare la matrice del concerto: si tratta di un racconto, condotto sul crinale di una sottile linea temporale, della vita del più romantico tra i compositori d’opera, un racconto che ha tutta le carte in regola per trasformarsi nell’opportunità, per il pubblico, di avvicinarsi in maniera intima, senza però violarne l’intimità, al vissuto belliniano.

Le arie da camera, raccolte nel cd La Ricordanza prodotto da Illiria [leggi la recensione], si susseguono come istantanee in un album fotografico, introdotte e sfogliate con un velo di toccante malinconia. Il timbro lunare, il magnifico fraseggio curato nelle inflessioni più impercettibili, la linea vocale plastica e finemente tornita con colori e dinamiche vive e cangianti, la raffinata musicalità e la classe nel porgere le frasi sono innegabili qualità riconosciute al tenore russo e queste sole bastano ad avvalorare la qualità del prodotto in oggetto. A esse poi si affianca la delicatezza e l’espressività del racconto in sé, quasi fosse il testo di un dramma teatrale, aggiungendo quel quid in più che in realtà crea l’atmosfera e rapisce l’attenzione di un pubblico invero silenziosissimo e sinceramente appassionato (ad averne di pubblico così nei teatri!).

Alla base del programma presentato, ideato da Mironov durante una visita nella dimora del compositore catanese, c’è una ricerca musicologica interessante e sfaccettata, mossa da interrogativi intelligenti che alimentano la carica didattica e divulgativa del concerto: cosa sentiva Bellini quando componeva? Come i timbri e la meccanica degli strumenti allora a disposizione hanno influenzato le composizioni? Si ascolta quindi la romanza che ha dato il titolo al disco, La Ricordanza, così come Bellini l’ha intesa, rispettando quell’indicazione in partitura – «Tutto il pezzo sarà accompagnato con leggerezza e con il pianissimo e con lo smorzo alzato» – osservabile solo su di uno strumento d’epoca e pensata per ricreare l’effetto di nostalgica evanescenza che accompagna il fluire di un ricordo.

Al pianoforte, Richard Barker si dimostra un compagno di viaggio indispensabile, non solo per la maestria nell’utilizzo del Pleyel o l’espressività del canto strumentale che si intreccia perfettamente alla voce senza alcun rapporto di subordinazione, quanto per l’importanza nel ritratto belliniano di certi parallelismi, evocati per evidenziare la fertilità degli incontri tra gli autori che, ieri più di oggi, alimentarono l’evoluzione del pensiero musicale di ciascuno di loro. E se L’abbandono cita nell’introduzione la prima ballata di Chopin, sono le splendide parentesi pianistiche del Notturno H37 in si bemolle maggiore di Field, il Notturno op.9 no.2 in mi bemolle maggiore di Chopin e uno dei “peccati di vecchiaia” di Rossini, Rien no.5 da Quelques riens pour album (dodicesimo volume della raccolta Péchés de vieillesse) a palesare il carteggio di idee che Bellini intrattiene con i maggiori esponenti del circuito musicale. Pur decontestualizzati dalla cornice narrativa della serata, tali estratti spiegano come questi capolavori di letteratura andrebbero letti. Il notturno di Chopin più di tutti, eseguito proprio sul pianoforte di Chopin, dimostra come i manierati sentimentalismi appartengano a una malintesa prassi esecutiva: Barker opta per tempi incalzanti – imposti forse dalla meccanica meno sofisticata – e stringe dove il suono si rarefà per preservare la continuità del periodo chopiniano, ma la beltà del dettato melodico non ne esce sacrificata, anzi, appare piuttosto rinvigorita in un canto romantico quanto mai fiero e autorevole.

Con la melodia delle ultime battute scritte, Le souvenir, volge al termine una serata che rimarrà senza dubbio tra i ricordi più cari di quest’anno: scintilla negli occhi e crepuscolo nella voce, Mironov saluta, con esemplare eleganza belcantista, l’amato Bellini.


 

 

 
 
 

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