L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Il Vangelo secondo Castelnuovo-Tedesco

 di Mario Tedeschi Turco

Per la stagione degli Amici della musica di Verona, Alessandro Marangoni e Claudia Koll interpretano Evangélion. La storia di Gesù raccontata ai fanciulli, per voce recitante e pianoforte di Mario Castelnuovo-Tedesco.

VERONA, 16 aprile 2019 - Era il 1949 quando un editore americano chiese a Mario Castelnuovo-Tedesco di comporre una silloge di pezzi pianistici «facili, brevi, da bambini»: il compositore fiorentino, da dieci anni esule negli Stati Uniti a causa delle leggi razziali fasciste, accettò la commissione, pur tuttavia toscanamente facendo di testa sua e, detestando cordialmente proprio quel tipo di “pezzi facili” che gli erano richiesti (sempre «per lo più insipidi, banali, senza carattere e senza significato», come scrive il compositore stesso nella sua autobiografia) riprese in mano un antico progetto ben più ambizioso, già in nuce nel 1919, vale a dire quello di raccontare musicalmente la vita di Cristo attraverso una serie di pezzi brevi, concentrati, semplici ed essenziali al punto che «perfino un bambino potesse capirli». Riletti i Vangeli certo senza alcuna adesione confessionale, vista la sua identità ebraica, bensì eminentemente narrativa e latamente spirituale, Castelnuovo-Tedesco concepì un ciclo diviso in quattro parti: I. L’infanzia (6 brani),II. La vita (8 brani),III. Le parole (7 brani), IV. La Passione (7 brani). Pezzi brevi ma solo apparentemente facili, nel gesto d’eloquenza: ma quanto a densità di scrittura, nel più tipico stile del compositore, contesti d’una musicalità sorgiva, come prosciugata d’ogni esteriorizzazione virtuosistica immediatamente percepibile (la quale era cifra invece del suo pianismo degli anni ’20 e ‘30, quello che aveva entusiasmato Walter Gieseking), e invece spesso basati sulla purezza della linea melodica, cui il parametro armonico debba servire esclusivamente quale sostegno d’aura espressiva. Così, la musica diviene racconto, lineare e terso, nell’ambizione di Castelnuovo-Tedesco al modo della massima purezza e del raccoglimento estremo dei 24 preludi di Chopin o delle serie di Debussy (a questo paragone ricorre l’autore stesso: con notevole orgoglio e scarsissimo senso della misura, aggiungeremmo, vista una certa ripetitività e ridondanza dei patterns compositivi, nei vari tasselli). Non solo: nell’architettura complessiva, la visione creativa del Maestro avrebbe dovuto prevedere sia la lettura di brevi passi evangelici, quale introduzione ai segmenti musicali, sia la proiezione di una serie di immagini atte a rappresentare in modo dunque il più diretto possibile l’epica d’impianto. Composti i brani dedicati all’amico d’una vita Nino Rota, e presentato il progetto, l’editore prese a ritardarne la pubblicazione, così che a un certo punto Castelnuovo-Tedesco lo ritirò: venne eseguito in versione solo pianistica all’Università dell’Idaho nel 1950, da Edward Mattos, e poi pubblicato nel 1959 in Italia presso Forlivesi, editore in Firenze.

Il pianista Alessandro Marangoni da diversi anni si sta dedicando a una sorta di apostolato castelnuoviano con registrazioni discografiche (la sua versione di Evangélion è stata pubblicata da Naxos nel 2014, e sulla medesima etichetta sono apparsi anche i Concerti per pianoforte e orchestra 1 e 2, nonché le Sonate per violoncello e pianforte), concerti, e ora con questo “spettacolo multimediale” – allestito per celebrare il cinquantesimo anniversario della morte del compositore (1968) – il quale rispetta in pieno l’intenzionalità poetica originaria, unendo l’esecuzione pianistica a una voce recitante e a una serie di immagini in videoproiezione. Si tratta di un’operazione di notevole rilievo culturale, profondamente pensata, rispettosa del testo che compie settant’anni ma restituita con fantasia e vigore tutti contemporanei. Spettacolo sì, ma rigoroso, di grande tensione ascetica, nel quale la voce di Claudia Koll scandisce le Scritture senza enfasi, con la sobria immediatezza pensata da Castelnuovo-Tedesco nel suo stile compositivo, puntando tutto sul bel timbro vocale senza insistere su drammatizzazioni fuori luogo, e invece inventando una singolare scansione ritmata in rallentando nei finali di periodo o in alcune parole-chiave del testo, così da donare musicalità alla lettura stessa, che risulta efficace e solo a tratti un po’ manierata. Se le videoproiezioni appaiono tecnicamente amatoriali e evocativamente un bel po’ scontate (il XP del crisma, l’icthùs cristologico, foto della Terra Santa e una serie nutritissima di particolari da noti dipinti), il pianismo di Marangoni, al contrario, convince completamente: il canto giunge con pathos opportunamente trattenuto, di tenue lirismo; i piani sonori nei timbri magistralmente differenziati dal compositore (altro che semplicità!) sono restituiti con nitore, varietà, pedalizzazione equilibrata; la gamma dinamica è ampia, l’agilità puramente digitale impeccabile. In particolare, la resa dei ripieni tonali di stampo impressionista ha creato un bel flou nei luoghi testuali pensati da Castelnuovo-Tedesco come risonanza mistica esplicita, specie nel primo capitolo; e analogamente, i pianissimo a evocare la parabola del figliol prodigo o l’episodio dell’ultima cena, ovvero la melodia accordale del Padre nostro, solo per fare qualche esempio, sono stati distillati da Marangoni con impeccabile senso della forma organica, con precisione, delicatezza melodica e soffusa, malinconica poesia. Una serata insolita ma estremamente stimolante, quella proposta dalla Società Amici della Musica: purtroppo non còlta dal pubblico veronese, che ha lasciato il teatro vuoto per una buona metà dei posti disponibili.


 

 

 
 
 

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