La ricerca dell'essenza
di Roberta Pedrotti
Si tornano ad apprezzare la concertazione di Pinchas Steinberg e la regia di Damiano Michieletto come punti di forza ed eccellenza di questa Madama Butterfly bolognese, mentre anche nella seconda compagnia si notano luci e ombre.
leggi la recensione della prima: Bologna, Madama Butterfly, 20/02/2020
BOLOGNA, 21 febbraio 2020 - Cambiano (alcuni) addendi, ma il risultato non cambia. Rivedere questa Madama Butterfly al Comunale di Bologna con la compagnia alternativa rinnova il piacere di apprezzare lo splendido lavoro di Damiano Michieletto e Pinchas Steinberg, rinnova qualche dubbio in ordine sparso sulla compagnia di canto.
Lo spettacolo resta sempre di quelli che si vedono e rivedono con piacere, ricco com'è di dettagli ben pensati, coerenti, interconnessi, mai ridondanti o distraenti. Un esempio: Cio Cio San riceve in dono nuziale da un commilitone di Pinkerton una maglietta della nave Abramo Lincoln e tre anni vedremo che la giovane l'ha conservata per il figlioletto, gliela fa indossare regalandogli un modellino dell'imbarcazione al momento in cui finalmente il cannone del porto annuncia il ritorno tanto atteso. Un piccolo dettaglio, che mostra la tenerezza della madre, concretizza la cura con cui il ricordo è stato serbato con fiducia, rende ancor più dolorosa la disillusione. Davvero pochi allestimenti di Madama Butterfly possono vantare una tale incisività, una tale attenzione alle pieghe del testo e del carattere dei personaggi, una tale esatta misura nel restituire tutta la crudeltà della più crudele delle tragedie pucciniane.
La concertazione di Steinberg piace di più ad ogni ascolto, anch'essa così ben dettagliata con gusto e misura, mai scontata eppure fluida e naturale nelle scelte agogiche, nel dipanare le finezze dell'orchestrazione, nell'articolare tutte le sfumature di un unico discorso dall'incipit fugato alla sospensione armonica delle ultime battute. L'orchestra appare, in questa seconda recita, anche più agile e chiara, lasciando così ben intendere tutta l'intelligente trama ritmica e tematica che sostiene la raffinatissima architettura pucciniana.
Torna in scena lo stuolo dei comprimari, a partire dalla Suzuki di rilievo offerta da Cristina Melis e dal Goro un po' più opaco di Cristiano Olivieri, per proseguire con Nicolò Ceriani, zio Bonzo, Luca Gallo, Yamadori, Raffaele Costantini, Commissario imperiale, Andrea Taboga, Yakusidé, Grazie Sinagra, Kate di incisiva presenza vocale e scenica, Enrico Picinni Leopardi, ufficiale del registro, Lucia Michielazzo, la madre, Maria Luce Erard, la zia, Rosa Guarracino, la cugina. Il bimbo è sempre Orlando Antonio Cera.
Incontriamo, invece, un nuovo Sharpless, Gustavo Castillo, giovane dalla grana vocale interessante, ben disinvolto alle prese con un personaggio che offre scarse soddisfazioni ma mette anche in luce le qualità di un interprete nel canto di conversazione e nei brevi squarci lirici così come nel suo ruolo di osservatore consapevole e impotente. Cresce nel corso della recita, dopo un inizio un po' timido, il Pinkerton di Raffaele Abete, timbro fresco e piacevole, emissione e proiezione passibili di rifiniture, seppur alla fine adeguati a definire l'immaturità e la superficialità dello yankee vagabondo.
Rispetto alla collega della prima compagnia, Svetlana Kasyan vanta sicuramente mezzi più importanti e consoni a Cio Cio San, ma nondimeno fatica nel modularli e gestire a dovere tutta la tessitura e le dinamiche, arrancando sovente dove si debba cantar piano (e l'intonazione rischia di risentirne) o risultar precisa e netta nel canto di conversazione. Come attrice risulta un po' più convenzionale, sicché, a conti fatti, fra pregi e difetti le due protagoniste che si alternano in questa produzione finiscono per equivalersi senza convincere e mostrarsi all'altezza del titolo e della qualità di concertazione e regia. Peccato, perché questo approdo bolognese della Butterfly firmata Steinberg/Michieletto è senz'altro un bel traguardo nella programmazione del Comunale e giustamente salutato dal pubblico con calorosi applausi.