L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Rossinimania a Mascate

di Roberta Pedrotti

Fra le recite della Cambiale di matrimonio, la tournée omanita del Rossini Opera Festival si completa con un concerto di gala diretto da Nikolas Nägele con l'orchestra sinfonica G. Rossini e le voci di Salome Jicia, Raffaella Lupinacci, Pietro Adaini e Grigory Shkarupa.

Mascate (Oman), La cambiale di Matrimonio, 24-26/11/2022

Mascate (Oman), Viaggio musicale in Oman

MASCATE (Oman) 25 novembre 2022 - A duecento anni dalla storica tournée rossiniana del San Carlo di Napoli a Vienna, il Rossini Opera Festival replica la Rossinimania in Oman. Fra le due recite della Cambiale di matrimonio – senza contare i lunch concert e i vari workshop formativi – ecco che trova spazio anche un grande galà lirico sinfonico che offre al pubblico locale e di passaggio un corposo assaggio d'opera seria e buffa: L'italiana in Algeri (una lacrima per Azio Corghi, curatore dell'edizione critica, è d'obbligo), Il turco in Italia, Il barbiere di Siviglia, La cenerentola, La donna del lago e Semiramide, con arie, duetti e sinfonie. Per noi rossiniani, tutto pane quotidiano, per un pubblico non specializzato anche in Europa un'alternanza di pezzi che siamo portati a definire universali come “La calunnia” e altri forse meno noti alle masse come “Squallida veste e bruna” o “Ah dov'è il cimento”. Qui, sul Tropico del Cancro, fra il deserto e il mare, possiamo immaginare che in sala ci sia ben chi non ha mai sentito una nota di nessun pezzo in scaletta. Ed è qui, ora, ad ascoltarlo con noi. Una gioia enorme, una grande traguardo, una grande responsabilità.

Nikolas Nägele, volto ben noto a Pesaro e in Italia, con l'orchestra Sinfonica G. Rossini (cui si è aggiunto, per "Ecco ridente in cielo", il chitarrista Pietro Locatto) affronta il programma con vivace entusiasmo, opta per tempi spediti e un piglio energico che riscuote l'immediato favore del pubblico. Se le ouverture dell'Italiana in Algeri e di Semiramide li vedono protagonisti assoluti, in proscenio si alternano poi quattro solisti, fra cui spiccano soprattutto le voci femminili.

Salome Jicia appare in splendida forma e non solo ripropone due ruoli Colbran già interpretati a Pesaro come Elena della Donna del lago e Semiramide (altra lacrima, per Graham Vick), ma affronta anche una parte diversissima – e complessa – come quella di Fiorilla del Turco in Italia, che si apprezza anche per le ardite e personali variazioni, da cui traspare la qualità non solo della virtuosa ma anche e soprattutto della musicista. Nondimeno Raffaella Lupinacci affronta con classe e autorevolezza le parti contraltili di Isabella e Arsace (e giustamente non fa mancare le puntature più confacenti alla sua voce), ma fra un “Pensa alla patria” e un “Serbami ognor sì fido” in duetto con Jicia spicca uno splendido rondò di Cenerentola, “Nacqui all'affanno”, che pure le calza a pennello per tessitura, franchezza e nobiltà d'accento.

A proposito del finale della Cenerentola, al pubblico omanita si offre un assaggio della poetica dell'autoimprestito affidando il corrispettivo “Cessa di più resistere” dal Barbiere di Siviglia a Pietro Adaini, indubbiamente audace nel completare la sua esibizione – oltre che con il duetto “Se inclinassi a prender moglie” - con un altro sesto grado di difficoltà per virtuosismo ed estensione qual è la prima aria di Idreno. Grigory Shkarupa, impegnato come Mustafà, Don Basilio e Alidoro, vanta un timbro di bel velluto, maggiormente a proprio agio nelle tessiture gravi rispetto ai passaggi più scopertamente baritonali (non stupisce che il suo repertorio comprenda Sarastro e Sparafucile).

Tutti, gettandosi a capofitto in un programma appariscente quanto ricco di insidie, entrano in empatia con una sala ben disposta, curiosa, in un terreno quasi vergine che in questi giorni si accende di un'ignota fiamma rossiniana, soprattutto per quel che concerne i soggetti tragici (Semiramide) e protoromantici (La donna del lago), essendo oggi, tramite le farse veneziane, Gioachino associato qui soprattutto alla spensieratezza. Si vede che il percorso intrapreso dalla Royal Opera House con il Rof è proficuo ed è davvero emozionante respirare quest'aria di rispetto e scoperta, fra un'opera completa e un menù degustazione che non ha nulla da invidiare a quelli che immaginiamo animeranno la settimana della cucina italiana in Oman nei prossimi giorni.


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