Alla fine, una vittoria
Ottime soddisfazioni dalla compagnia di canto capitanata da Francesco Meli e sicura concertazione di Donato Renzetti per Un ballo in maschera al Carlo Felice. Piacevolmente illustrativi i costumi e la cornice scenografica, ma anche piatta e prevedibile la regia di Leo Nucci.
leggi la recensione del cast alternativo: Genova, Un ballo in maschera, 28/01/2023
Genova, 3 febbraio 2023 - Per iniziare, un lontano ricordo di carattere personale. Alcuni anni dopo il trasferimento in Italia, all’autrice capitò una grande fortuna, un grande onore: incontrare in persona il grande baritono Leo Nucci e intervistarlo. L’intervista fatta in italiano fu tradotta in russo e pubblicata sempre in russo. Chissà dove finì quel piccolo registratore che al giorno d’oggi avrebbe destato delle risate omeriche, forse in qualche discarica: rimane il testo nel computer, debitamente tradotto in russo perché destinato ad essere pubblicato sul portale Belcanto.ru (https://www.belcanto.ru/nucci1.html). Nel testo figura un giudizio del Maestro dei suoi rapporti con i registi: “L’opera è un’arte sintetica in cui esistono non solo cantanti, e non solo direttori e registi. Capricci e stravaganze dei cantanti sono inaccettabili come sono inaccettabili i comportamenti dei registi che arrivano al teatro dell’opera con lo scopo di diventare famosi grazie ad uno scandalo e dei direttori d’orchestra che pretendono inventare la musica”. Più avanti il Maestro racconta che gli capitava di essere molto arrabbiato con i registi e addirittura essere protagonista di alcuni scandali e sostiene che nel corso della sua lunga carriera molti registi gli sussurravano nell’orecchio: “Leo, l’hai fatto tante volte, io lo faccio per la prima volta. Mi aiuti?”.
Ed ecco, quasi un quarto di secolo dopo l’intervista, l’incontro con Leo Nucci nei panni di regista al Carlo Felice di Genova, l’allestimento di Un ballo in maschera di Fondazione Teatri di Piacenza, Teatro Alighieri di Ravenna, Teatro Comunale di Ferrara. La regia del Maestro viene ripresa da Salvo Piro: prima si è giocato in casa, nei teatri dell’Emilia Romagna (Nucci è nato a Castiglione dei Pepoli, in provincia di Bologna), adesso lo spettacolo viene presentato nel capoluogo ligure. Conoscendo la posizione del Maestro sulle regie, non c’è “pericolo” di imbattersi in qualche stravaganza o assurdità: ci aspetta Un ballo in maschera tradizionale, senza stravolgimenti e brutte sorprese, ma alla fine anche parecchio prevedibile se non piatto.
Bellissima la cornice della produzione del capolavoro verdiano approdato al Carlo Felice, le scene di Carlo Centolavigna piene di colori sono la gioia per gli occhi ad esclusione della capanna di Ulrica e dell'“’orrido campo”, davvero orrido visto che è luogo delle esecuzioni (la presenza del cadavere di un impiccato portato via in fretta prima dell’ingresso in scena d’Amelia ci è sembrato una trovata poco felice). Bellissimi sono anche i costumi di Artemio Cabassi e suggestive le luci di Claudio Schmid.
Attira inevitabilmente, Un ballo in maschera verdiano, soprattutto perché offre opportunità preziose per cantanti. Nei panni del governatore di Boston, Francesco Meli gode due grandi privilegi: prima cosa, gioca in casa, seconda, si esibisce nel ruolo che gli è più consono. Senza dubbio, è il miglior Riccardo degli ultimi due decenni, ha tutte le qualità necessarie per creare un personaggio affascinante, multisfaccettato, ricco di sfumature psicologiche, e ascoltarlo in piena forma (dopo l’esibizione come Alfredo in Arena di Verona l’estate scorsa, Verona, La traviata, 15/07/2022) desta una grande gioia. Affascinante, naturale e spigliato, Meli canta liberamente e con evidente piacere “La rivedrà in estasi”, colora di malinconia e frizzantezza “Di’ tu se fedele” ed è capace di provocare un certo brivido in “Ella è pura, in braccio a morte” reso con un’estrema sensibilità.
Al suo fianco, Carmen Giannattasio nella parte di Amelia crea un personaggio convincente e riesce a coinvolgere il pubblico grazie alla sincerità e all’intensità dell’interpretazione; disegna una donna stravolta dalla passione proibita, sofferente, ma onesta fino in fondo. Ha movenze nobili e la capacità di indossare abiti impegnativi: l’occhio gioisce, l’orecchio un po’ meno. La voce del soprano campano non è di soprano drammatico e il suo temperamento appare più adatto a parti più leggere di quella della sposa del segretario del governatore di Boston. Risulta troppo tesa se non affannata e arriva alla fine della recita con acuti opachi e non precisi, tuttavia offre una grande interpretazione dell’aria “Morrò, ma prima in grazia”.
Un’impressione simile fa Roberto De Candia nel ruolo di Renato, non ha vocalità ideale per lo sposo infelice d’Amelia e l’assassino di Riccardo. Ma il professionista di lunga esperienza sa fare bene in suo lavoro e strada facendo il personaggio di Renato assume sempre più spessore drammatico: “Eri tu che macchiavi” è cantato in modo eccellente.
Agostina Smimmero, colpita da una forte indisposizione e felicemente ripresa, fornisce una grande interpretazione del ruolo di Ulrica, uno dei suoi cavalli di battaglia, giocando la carta della voce dal volume eccezionale e dal colore scuro, senza trascurare per un attimo il personaggio. Attacca “Re dell’abisso affrettati” con una grande sicurezza, attenta alla linea e soprattutto al significato della parola cantata e gioca sapientemente sui chiaroscuri; sacrifica a tratti la bellezza naturale del timbro a favore dell’espressività, senza paura che la voce risulti opaca. Pure il personaggio risulta più interessante del solito, ha una vaga somiglianza con la mitica Mami da Via col vento, una donna di colore dalle misure fuori dal comune, dallo spirito bonario e ieratico.
Anna Maria Sarra è un Oscar carino e vivace; la voce non è grande, il canto è corretto: tuttavia il personaggio necessiterebbe di essere disegnato in modo più incisivo.
Molto affiatati John Paul Huckle e Romano Dal Zovo nei panni dei due cospiratori Samuel e Tom; Marco Camastra è un energico Silvano. Sono corretti Giuliano Petouchoff e Claudio Isoardi, rispettivamente un giudice e un servo.
Donato Renzetti sul podio dimostra capacità di tenuta impressionante, tiene fortemente tutte le redini in mano, unisce in perfetta armonia i solisti, il coro e l’orchestra ed è attento alle esigenze del canto. Molto partecipe è il coro preparato da Claudio Marino Moretti.
Se ci si sente delusi dalla regia troppo prevedibile, l’esecuzione musicale offre parecchi momenti entusiasmanti e alla fine porta Un ballo in maschera genovese ad un notevole successo.