Macbeth luminoso
di Giuseppe Guggino
Fra le molte luci della scena di Massimo Gasparon e una realizzazione musicale con luci e qualche ombra, il Macbeth di Giuseppe Verdi inaugura con successo la settantacinquesima edizione del Luglio Musicale Trapanese. Di assoluto rilievo la prova di Serban Vasile nel ruolo eponimo.
Trapani, 9 luglio 2023 - È un nuovo allestimento luminosissimo del Macbeth verdiano, affidato alle cure di Massimo Gasparon, che inaugura degnamente la settantacinquesima edizione del Luglio Musicale Trapanese. Luminoso innanzitutto per la capacità di risolvere agilmente nello spazio en plein air di Villa Margherita i numerosi cambi scena che si susseguono nei quattro atti – raggruppati anche in questo caso, come di prammatica, in due atti – grazie ad una scena razionale costituita da un praticabile che cinge il golfo mistico, due praticabili ai lati della scena, funzionali a diventare i tavoli del banchetto conclusivo del secondo atto, e un gigantesco ledwall sul fondo su cui si susseguono videoproiezioni prospettiche (colonnati, una chiesa gotica) o simboliche (tre fiamme, un pozzo infuocato). E sono proprio le proiezioni, entrate recentemente di peso nel linguaggio teatrale dello scenografo-regista veneto, storico collaboratore ed epigono di Pier Luigi Pizzi, su cui si gioca tutto lo spettacolo, talvolta con qualche eccesso laddove la luce non langue, anzi abbaglia. L’attrezzeria è infatti ridotta all’essenziale, sovente di buona fattura, mentre più eterogenea si rivela la realizzazione dei costumi fra veli e abbondanza di broccato rosso, più da Bianca e Falliero che non propriamente scozzese.
Molte luci e qualche ombra anche nella realizzazione musicale, a partire dalla direzione di Sergio Alapont che sembra saper cavare il meglio dalla volenterosa compagine orchestrale del Luglio Musicale, di età anagrafica media complessivamente molto bassa. Non manca qualche imprecisione, specie fra i legni, né gli archi brillano per compattezza ma il podio, pur in una concertazione estremamente cauta, disinnesca sul nascere qualche piccolo guasto, conducendo in porto la serata con onore.
Nella distribuzione di solisti luminosissimo è il Macbeth di Serban Vasile, baritono rumeno di mezzi cospicui, amministrati con grande solidità, gusto sorvegliatissimo e assoluta resilienza: giungere fino in fondo a “Pietà, rispetto, amore” con freschezza, nonostante la temperatura tropicale e la fastidiosa umidità della serata, oltre a valergli una menzione speciale, dovrebbe fargli meritare di diritto qualche altra scrittura in Italia. Altrettanto luminoso è il Banco di Andrea Comelli, saldo su tutta la gamma nonché sempre pienamente plausibile in scena. “La luce langue” di Alessandra di Giorgio è invece il paradigma di un’intera prova articolata su ogni tipo di espediente adottato per risolvere l’impervia parte di Lady Macbeth con una vocalità abbastanza eterodossa, pur riuscendo pienamente a conseguire le intenzioni di Verdi nella famosa lettera di Verdi a Cammarano: «vorrei Lady Macbeth brutta e cattiva, […] vorrei che Lady non cantasse, […] vorrei che avesse del diabolico». Buona prova offre Mauro Secci, ancorché un poco sottodimensionato nei panni dell’impavido Macduff, a cui si coniuga perfettamente il Malcom di Saverio Pugliese.
Plausibili le voci bianche Vito Pollina e Federica Pinco istruite da Anna Lisa Braschi mentre nel buon comparto di comprimari, costituito da Paolo Gatti (Medico), Enrico Caruso (Domestico e Sicario), Gaspare Provenzano (Araldo e Prima apparizione), spicca la luminosa vocalità femminile della Dama realizzata da Melissa Purnell che, pur nelle poche frasi che le competono, appare solidamente impostata e meritevole di un successivo e più ampio riascolto.
Come di consueto il Coro del Luglio Musicale istruito da Fabio Modica si rivela punto di riferimento dell’istituzione musicale; in Macbeth e specialmente nel quarto atto, ha l’occasione di mettersi giustamente in luce.
La stagione prosegue adesso con Il barbiere di Siviglia nel primo finesettimana di agosto.