L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Bisogno d'utopia

di Roberta Pedrotti

Con un'intensa giornata che inanella ben quattro appuntamenti (fra cui un'opera in prima assoluta commissionata dal Cantiere) si conclude la quarantottesima giornata della manifestazione fondata da Hans Werner Henze nella città del Vino Nobile.

MONTEPULCIANO 30 luglio 2023 - Il Cantiere internazionale d'arte di Montepulciano è un'utopia di cui abbiamo bisogno, oggi più che mai. Henze la fondò con il coraggio di affermare che l'arte dovesse essere anche impegno, politica in senso lato, nobile, senza doversene vergognare, senza farsene scudo per altri interessi o per giustificare le manchevolezze. Anche perché chi si impegna e osa davvero sa che non tutto potrà necessariamente andar bene, che qualche inciampo ci potrà essere, ma ne varrà sempre la pena, sempre a testa alta.

E dunque, val la pena andare almeno per un giorno a respirar l'aria di Montepulciano, anche solo per la carrellata finale che, nell'ultima data del festival, sintetizza molte delle sue anime.

Nel cor più non mi sento

La giornata si apre alle 11 con un recital solistico che evidenzia subito due delle vocazioni del Cantiere: quella per la formazione e la valorizzazione dei giovani talenti e quella dell'integrazione con quelle “risorse del territorio” che, prima di diventare formula di moda, sono state nell'ideale di Henze un principio promotore del Cantiere come vera comunità artistica condivisa. Danis Pagani ha ventitré anni, è nato ad Arezzo, vive a Colonia e si è distinto (tra gli altri) nel concorso Ciro Pinsuti di Sinalunga, strettamente legato al Cantiere. Suona bene, non c'è che dire, ma nel suo percorso fra Beethoven, Brahms, Liszt, Messiaen e Skrjabin ci sentiamo di dargli almeno due consigli: un programma più circoscritto e coeso può mettere in luce le doti del solista anche meglio di un campionario di varie difficoltà tecniche e artistiche; una maggiore varietà dinamica aiuterebbe a valorizzare quell'energia assertiva che Pagani senz'altro possiede, ma che alla lunga può stancare.

Museo Civico

Dopo il concerto c'è il tempo per rifocillarsi all'imprescindibile mensa degli artisti, quella che per il fondatore era il vero cuore della manifestazione, luogo d'incontro in cui alle stesse tavolate si ritrovano musicisti, attori, tecnici, collaboratori e artisti d'ogni tipo, e anche i giornalisti. Risalendo verso il centro, poi, niente di meglio di un giro nel Museo Civico, fra reperti etruschi, una pinacoteca che vanta un Caravaggio, ma non solo (per i melomani si segnala il ritratto di Napoleone Moriani in costume di Edgardo, per tutti almeno le opere di Sodoma e Beccafumi). In questi giorni è anche ospitata una mostra temporanea sui futuristi: sapevate che la padrona del celeberrimo cane al guinzaglio di Balla era la contessina Nerazzini di Montepulciano e che proprio qui il quadro venne dipinto? Ottima occasione per spaziare in una piccola ma ben costruita raccolta fra nomi noti come Boccioni e Depero, con una meritevole attenzione alle firme femminili (significativo che il rapporto con i motori di alcune artiste fosse parte di una rivendicata emancipazione, nonostante alcuni aspetti del movimento portassero, viceversa, a una visione piuttosto maschilista) e ad autori siciliani i cui soggetti affiancano gli amati aeroplani a elementi archeologici e naturali.

Nota bene

Nel pomeriggio, alle 16, si cambia completamente atmosfera, ma si resta in uno dei cardini del Cantiere: incontro di artisti, progetti, libertà e sperimentazione. Nello storico Caffé Poliziano, dove si può ammirare l'autografo del Pollicino di Henze, se non bastasse l'atmosfera già incantevole con la sua vista sulla campagna e il gioco di specchi, Mirco Ghirardini e Roberto Paci Dalò giocano in duetti improvvisati al clarinetto (e famiglia...). Ci si diverte, e molto, ammiccando ora a tradizioni popolari ora a John Cage e all'avanguardia, sempre con molta leggerezza, quella che la tecnica e l'affiatamento consentano senza che corra il rischio di diventare fatua evanescenza.

Cronache del bambino anatra

La maratona prosegue alle 18, con quello che è uno dei piatti forti del Festival: il teatro musicale al Poliziano, graziosissima sala all'italiana nel centro storico. Come negli scorsi anni, anche nel 2023 i titoli sono stati due, uno storico (Bastiano e Bastiana di Mozart) e uno più recente, quando non addirittura in prima assoluta. Il Cantiere commissiona novità ed è questa la cosa più importante. Si impegna, si sporca le mani, cerca temi e soggetti importanti, senza timore. Che non possano nascere sempre capolavori è un rischio inevitabile, né val la pena evitarlo: possiamo forse credere che tutte le partiture degne di nota che la storia ci ha lasciato non siano emerse da una produzione in cui molti erano anche i lavori deboli o mediocri? Chi non fa non falla, dice un vecchio adagio, e per chi preferisce le citazioni cinematografiche alla moda, dobbiamo dar torto a chi sentenzia “Non c'è provare, solo fare o non fare”. Si prova eccome, e si può pure fallire, ma senza tentativi i risultati non arriveranno mai. Quest'anno il cimento era senz'altro importante: Cronache del bambino anatra è un'opera in prima assoluta che si propone di affrontare il tema della dislessia, del disagio incompreso e rifiutato, del bullismo, della demenza senile. Il piccolo Dario fatica a leggere e la madre insegnante orgogliosa lo prende di petto, mentre i compagni di scuola lo scherniscono; da grande il ragazzo diventerà musicista affermato e si dovrà occupare della madre sempre più fragile e che aveva faticato a comprendere e ammettere la dislessia del figlio, il quale invece da questa consapevolezza trova nuova forza. Molta carne al fuoco, dunque, nel libretto di Sonia Antinori, che però la musica di Antonio Giacometti fatica a sviluppare. La scrittura strumentale, in realtà, è di fattura buona quando non ottima, tanto che il pezzo migliore sembra essere l'esteso intermezzo. Purtroppo, però, la parte vocale arranca. La scrittura per le voci bianche (coro e Dario da bambino) è davvero ardua sia come tessitura – a tratti improba l'estensione richiesta ai piccoli cantori – sia come articolazione ritmica. In generale le scelte di Giacometti – parlato, cantato e richiami a esempi di metà Novecento – non si percepiscono mai come necessarie, parte di un'idea comunicativa capace di persuadere con la sua coerenza.

Se, però, non ci sentiamo di pronosticare grandi fortune future alle Cronache del bambino anatra, tuttavia l'idea dell'operazione merita di essere promossa. Una commissione è sempre cosa lodevole, l'autore sulla carta sembrava la persona giusta, dato il suo impegno proprio nell'ambito della musica per e con l'infanzia, l'esecuzione schiera forze di primo livello. L'ensemble Altrevoci suona assai bene, con Giuseppe Prete attento sul podio a incastri ed equilibri. I bambini del coro dell'istituto H.W. Henze preparati da Chiara Giorgi sono bravissimi anche come attori, con una menzione d'onore per Filippo Turchi (Dario alle scuole elementari) e Duccio Solfanelli (Dario preadolescente), anche considerate le difficoltà della parte e un'amplificazione non proprio agevole per non soccombere di fronte al canto degli adulti. Questi erano un sempre bravissimo tenore Mirco Guadagnini (anzi, peccato che la parte di Dario adulto sia prevalentemente parlata), l'assai promettente soprano Graziana Palazzo (la mamma da giovane) e il mezzosoprano Tiziana Tramonti, che offre alla mamma da anziana una grazia ben soppesata dell'esperienza. La regia di Luca Valentino è chiara e lineare, grazie anche alle scene di Federica Angelini e Luca Luchetti, ai costumi di Mara Pieri, alle luci di Silvia Vacca. Com'è giusto, si è cercato di fare il meglio, con convinzione, anche se purtroppo ciò non è bastato a persuaderci del valore intrinseco dell'opera. Pazienza, val sempre la pena di provare. Evviva chi commissiona e ospita la nuova musica e ci dà modo di riflettere su di essa!

Concerto di chiusura

Quarta e (quasi) ultima tappa: il concerto finale in piazza. Il Cantiere convoglia le sue forze, l'Orchestra Poliziana e due complessi locali (la Corale Poliziana e il Coro Harmonia Cantata preparati da Judy Diodato e Raffaele Puccianti), due pianisti legati a Montepulciano come Alessio Tiezzi e il suo allievo Massimiliano Cuseri. Forze interne impegnate al massimo, quindi, in un programma stuzzicante e cosmopolita, che non fa sconti quanto a ricercatezza e difficoltà. C'è, è vero, la seconda Suite dall'Arlésienne di Bizet che gode di discreta popolarità e offre alle prime parti occasioni di mettersi in luce, ma poi ci sono anche autentiche rarità, come il concerto per due pianoforti di Poulenc e una selezione da Spanish Serenade e Bavarian Highlands di Elgar per coro e orchestra. Un bel giro d'Europa, non c'è che dire, ben guidato dalla bacchetta di Daniele Giorgi, capace di infondere sicurezza e giusto slancio ai complessi poliziani, che dimostrano in egual misura entusiasmo ed impegno scrupoloso.

In fortezza

Si diceva che il concerto di chiusura non è, a dispetto del nome, la vera ultima tappa della giornata e del cartellone 2023. Il Cantiere non può, per definizione, essere solo il tempo segnato dall'alzarsi e abbassarsi vero o metaforico di un sipario. Il Cantiere è comunità e incontro e, quindi, anche le ore piccole al chiosco nel parco della Fortezza, fra un bicchiere e un panino, per parlare di progetti passati e futuri e ridiscutere quanto visto e sentito, una sperimentazione, una riscoperta, un'interpretazione e una novità. Tutto è attuale, vivo, oggetto di dibattito, guardandoci intorno e guardando avanti, cercando anche nell'opinione opposta l'occasione per rivedere, cambiare e consolidare la nostra. Tutto si trasforma, restano, si spera, i principi e con la notte non si chiude solo una giornata e un'edizione del Cantiere, ma anche il mandato di Mauro Montalbetti (direttore artistico) e Jonathan Webb (direttore musicale). Succederanno loro, per il prossimo triennio, Mariangela Vacatello e Michele Gamba. Auguri a chi parte per nuovi approdi, auguri a chi arriva. E lunga vita al Cantiere, l'utopia di cui abbiamo bisogno.


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