Il suono della pace
di Luca Fialdini
Il lungo calendario del Flauto magico di OperaDomani si conclude con quattro recite sulle tavole del Regio di Parma
Milano, Flauto magico – Il suono della pace, 06/05/2023
PARMA, 25 NOVEMBRE 2023 – Una tournée iniziata il 13 febbraio, che dopo aver toccato più di venti realtà teatrali in tutto il territorio nazionale – da Como a Fermo, da Brescia a Pavia, dagli Arcimboldi di Milano allo Sferisterio di Macerata – conclude il proprio cammino ospite di una realtà di prestigio come quella del Teatro Regio con le ultime quattro repliche come di consueto divise tra recite dedicate alle scuole e alle famiglie. Un lungo viaggio per il progetto che, ormai quasi per antonomasia, opera in modo concreto per l’avvicinamento delle generazioni più giovani al mondo dell’opera e del teatro.
Dato che le impressioni restano inevitabilmente inalterate, per le considerazioni dettagliate su allestimento, regia e scelte sulla riduzione dell’opera si rimanda alla nostra recensione dello scorso 6 maggio. In generale si apprezza il buon lavoro sulla drammaturgia (molto si perde, d’accordo, ma è fisiologico dovendo passare da una rappresentazione di circa due ore e mezza a una di un’ora e dieci minuti) e la gestione dei singoli ruoli, meno bene per le parti recitate che in più occasioni coprono la musica, ma in ogni caso la proposta si conferma valida, di buon livello e ben eseguita. A proposito di esecuzione – giunti alla conclusione di questo lungo viaggio – visto l’alto numero di date e recite e di conseguenza l’impegno non indifferente che il progetto comporta, si poteva dare più visibilità ai professionisti coinvolti, dai cantanti al direttore. Si può e si deve discutere del valore della singola interpretazione, ma una percentuale non esigua del successo di OperaDomani dipende proprio dagli interpreti.
Pensando al target specifico di questa produzione, l’ideazione scenica di Caroline Leboutte è abbastanza funzionale e centrata da potersi concedere persino un pizzico di follia cartoonesca, un caos organizzato reso vitale da scene e costumi di Aurélie Borremans, trovando un felice innesto con le luci di Nicolas Olivier e il video making di Damien Petiot.
Buona la direzione di Alfredo Stillo che fornisce supporto adeguato scena e voci, corretta la scelta dei tempi, all’interno dei numeri si coglie anche qualche buon guizzo non scontato (in “Bewahret euch”, in “In diesen heil'gen Hallen” e nel fugato che precede il duetto degli armigeri, per non fare che tre esempi). Bene anche l’interazione con il giovanissimo pubblico, parametro che non fa propriamente parte del bagaglio tipico del direttore d’orchestra. L’Orchestra 1813, al netto di qualche oscillazione e di qualche ingresso non pulitissimo, fornisce una prova positiva.
Molto rodato e coeso il cast che, andando oltre le singole prove, nel suo complesso registra un risultato sostanzialmente identico, come se non ci fosse stato alcuno iato. È un piacere ritrovare la cronista Giulia Cattaneo e l’ottimo Riccardo Giacomella, un poliedrico factotum che opera sui diversi personaggi assegnatigli un lavoro strepitoso.
Vivace e spigliata la Papagena di Giulia Alletto, la bella pulizia d’intonazione unita alla sicurezza sulla scena fanno desiderare di poterla ascoltare in ruoli meno marginali; Emil Abdullaiev si presenta come un buon Sarastro e con una certa facilità nel registro grave, anche se la dizione potrebbe essere più morbida. Pasquale Greco, dopo il lungo calendario con OperaDomani e la recente Zauberflöte del circuito lombardo è perfettamente sovrapponibile a Papageno: la recitazione è brillante, divertente, mai eccessiva nemmeno in questo contesto e lo strumento vocale si presenta sì sonoro e ben appoggiato, ma anche dotato di un controllo tecnico che non concede imprecisioni. Gerardo Dell’Affetto appare un po’ migliorato e con meno sbavature nell’intonazione, resta però quel non so che di freddo.
Irene Celle ritrae la sua Pamina con la consueta intensità e perizia nel gesto scenico, tuttavia vocalmente si presenta non solo migliore rispetto all’ascolto agli Arcimboldi ma anche all’ascolto a Como due mesi fa: la voce ha acquisito sia una maggior proiezione sia più armonici, il registro grave si propone più solido e con una nuova morbidezza. Il tutto, come se non bastasse, partendo dall’ottima situazione già nota. Qualunque cosa Celle abbia fatto, è evidente che funziona.
Chiara Fiorani si conferma una Regina della Notte di livello e questa volta è possibile apprezzarla anche sulla scena: sicura tanto nel gesto quanto nel canto, Fiorani propone una nitidezza notevole nella linea vocale e in modo particolare nei celebri sovracuti croce e delizia del ruolo. Il fraseggio curatissimo, l’attenzione ai bilanciamenti (e non solo nella regione acuta e oltre), la leggerezza con cui sostiene la parte consolidano la prima impressione e si vorrebbe davvero poterla vedere nelle vesti di Astrifiammante in una Zauberflöte ordinaria.