Mozart per Opera domani
di Luca Fialdini
La nuova produzione AsLiCo per Opera domani propone un adattamento ben riuscito della Zauberflöte.
MILANO, 6 MAGGIO 2023 – Dopo il battesimo avvenuto a marzo al Teatro Sociale di Como e una lunga serie di repliche, approda al Teatro degli Arcimboldi Flauto magico – Il suono della pace, la nuova produzione firmata AsLiCo per la XXVII edizione di Opera domani che propone una riduzione dell’amata Zauberflöte mozartiana.
Il progetto ha come intento principale – e nobilissimo – quello di avvicinare concretamente le fasce più giovani del pubblico (nello specifico la scuola primaria e secondaria di primo grado) al mondo dell’opera sia nella dimensione di teatro musicale sia in quella di componente della nostra cultura. I ragazzi vengono quindi preparati all’ingresso in teatro non solo attraverso introduzioni al titolo e guide all’ascolto, ma attraverso una formazione specifica che prevede tra l’altro un loro diretto coinvolgimento nello spettacolo, ad esempio unendo il loro canto a quello degli interpreti sul palcoscenico.
La rielaborazione musicale di Giacomo Mutigli e l’adattamento drammaturgico a cura di Caroline Leboutte sono funzionali allo scopo e in 70 minuti riescono a restituire le atmosfere del titolo, solo due dubbi si possono sollevare. Il primo riguarda i tagli apportati ai singoli numeri musicali: forse potrebbe valere la pena di presentare meno brani ma – nei limiti del ragionevole – integri, alla fine è un peccato che si ascoltino per intero solo pochi numeri; il secondo è il corteo pro pace alla fine dell’opera per fermare la guerra tra Sarastro e Astrifiammante, un messaggio che fondamentalmente non ha nulla a che vedere con l’opera e che, considerati il momento storico e le modalità con cui viene espresso in scena, dà adito a più di una perplessità.
Leboutte realizza anche una regia accattivante, dinamica, sospesa in una dimensione atemporale e libera da qualsiasi contesto preciso (come Zauberflöte vuole), riuscendo anche in questa situazione particolare a liberare la forza delle figure archetipiche dei personaggi di Schikaneder. Perfettibile la gestione degli interventi dei cronisti, abbastanza fastidiosi quando coincidono con la musica.
Molto buono il comparto visivo, dove le scene e i costumi di Aurélie Borremans trovano felice incontro con il disegno luci di Nicolas Olivier; il video maker Damien Petiot rappresenta un buon quid in più.
Al di là dei meriti individuali, nel suo complesso il giovanissimo cast si segnala per l’ottimo livello e la buona coesione dimostrata, a cominciare dagli ottimi attori Giulia Cattaneo e Riccardo Giacomella, quest’ultimo con una capacità impressionante di caratterizzare i diversi ruoli a suo carico.
Molto a suo agio sulla scena e dal bel timbro la Papagena di Giulia Alletto; Renzo Ran è un solido Sarastro, anche se il buon risultato non brilla a causa di una certa rigidità. Pasquale Greco è un Papageno di livello e unisce un’interpretazione brillante a un fraseggio accurato, portando a casa uno dei risultati più convincenti di questa rappresentazione. Meno buono il Tamino di Gerardo Dell’Affetto che appare un po’ freddo e dall’intonazione non pulita.
Irene Celle è una Pamina d’eccezione, intensa e appassionata, dalla vocalità sicura e dotata di un timbro morbido, omogeneo nei passaggi di registro. Assolutamente notevole anche la Regina della Notte di Chiara Fiorani che eccezionalmente canta dalla buca, mentre la collega Marina Bianculli la impersona sul palco; Fiorani si segnala per l’intonazione impeccabile e per la leggerezza con cui si muove nel registro sovracuto: anche in produzioni “ordinarie” non è frequente imbattersi in una Königin simile.
Più che positiva la prestazione dell’Orchestra 1813, bene amalgamata e compatta, diretta a Alfredo Salvatore Stillo che riesce a trovare una buona visione d’insieme fra tutti questi frammenti e riesce a cavare bei colori dal gruppo orchestrale.