La Tosca dei ragazzi
di Roberta Pedrotti
Ultima tappa della coproduzione fra Teatro dell'Opera Giocosa di Savona e Rete Lirica delle Marche, Tosca a Fano incontra un pubblico attento, apapssionato ed educato nella recita riservata ai giovani under 30.
FANO, 30 novembre 2023 - Il resoconto sulla serata Rachmaninov a Osimo [Osimo, concerto Luisi/Baglini/Picci/Benzi, 29/11/2023] si era chiuso con un'amara constatazione sui comportamenti di un pubblico più che adulto. Al contrario, e per fortuna, dell'anteprima giovani (e giovanissimi) di Tosca a Fano resta impressa nella memoria l'immagine di una sala attenta, silenziosa e partecipe: bambini, ragazzi, giovani uomini e donne che evidentemente sono stati ben preparati e accompagnati, si approcciano al teatro con educazione, rispetto e consapevolezza e hanno l'aria di divertirsi anche un bel po'. Segno che il teatro guidato da Catia Amati ha saputo creare un rapporto virtuoso con le scuole, formando e appassionando nuove generazioni.
La prova, a dire il vero, si era avuta già un anno fa, quando altri teatri della Rete Lirica delle Marche si resero protagonisti di un imbarazzante caso di censura, trasformando le anteprime della Traviata per i giovani under 30 (si badi bene: non recite per le scuole, ma anche per persone ampiamente maggiorenni) si trasformarono a Fermo e Ascoli in esecuzioni in forma di concerto. La colpa? Nella regia di Luca Baracchini Violetta è transgender [leggi la recensione] e le amministrazioni locali hanno ben pensato di tenere al riparo i loro teneri virgulti da questo scandalo. A Fano lo spettacolo andò in scena regolarmente anche per gli under 30, confidando nella capacità di autonomo discernimento di persone con diritto di votare, prendere la patente, padrone di sé e responsabili civilmente e penalmente. E per quanto riguarda le scuole, il Teatro della Fortuna fece l'unica cosa logica da fare: fornì a docenti e genitori le informazioni per decidere se accompagnare o meno le classi. La presenza ci fu – maggiore fra i più grandicelli – e il dibattito ne scaturì sereno e costruttivo, al netto delle solite stucchevoli strumentalizzazioni. A tutt'oggi non abbiamo notizia di possessioni sataniche e sabba orgiastici fra i giovani fanesi dopo aver assistito a quella Traviata. Semmai abbiamo ritrovato un pubblico under 30 numeroso e attento e questa è la risposta migliore agli ottusi censori.
Questa Tosca, peraltro, è quanto di più rassicurante si possa immaginare: tutto è illustrato come da previsioni (scene di Michele Olcese e costumi di Artemio) e manca giusto l'Angelo nell'ultimo atto, forse per necessità pratiche in una produzione itinerante che predilige scene essenziali, con alcuni elementi fissi e altri caratterizzanti dei vari ambienti. La regia porta ancora la firma della compianta Renata Scotto, anche se ovviamente in questa occasione è stata rimontata dal solo Renato Bonajuto: chiara e lineare, convince più di quella della (a dir poco infelice) Bohème di due anni fa [leggi qui], sempre in coproduzione fra Rete Lirica e Opera Giocosa di Savona.
Come nel 2021, anche oggi la collaborazione fra Liguria e Marche porta sul podio Giovanni Di Stefano, che oggi come allora suscita seri dubbi per il gesto vago e poco autorevole, nonché per un senso drammatico latitante. Il fatto che le istituzioni teatrali sembrino parlarsi poco o comunque non brillare di fantasia, si rivela allora un'inaspettata fortuna: la Filarmonica marchigiana aveva suonato in Tosca a Jesi giusto un anno fa e pochi mesi prima allo Sferisterio, dove l'opera romana di Puccini torna con una certa frequenza. Si può andare, allora, più facilmente con il pilota automatico, o, almeno, questa è l'impressione.
Sia caso o fortuna, se un anno fa a Jesi l'anteprima per le scuole di Tosca andò in scena senza Tosca [Jesi, Bologna, Roma, Musica senza, 15-16-18/12/2022] a causa di un'indisposizione del soprano Francesca Tiburzi, a Fano il problema si ripete con Monica Zanettin. Quest'ultima ha, per fortuna energie sufficienti per salire sul palco; canta con estrema cautela, chiaro, ma ha modo così di dimostrare tutta la sua professionalità e il controllo dei propri mezzi, calibrando i punti dove risparmiarsi e dove concentrare le sue forze. E, sempre per curiosa coincidenza, quando si troverà a rinunciare alla recita del 2 dicembre (la distinzione fra anteprima e prima, alla fine, la fa solo l'offerta riservata ai più giovani, dato che lo spettacolo ha già debuttato ad Ascoli e Fermo), sarà proprio Tiburzi a subentrare.
Impegnato nel trovare un giusto equilibrio con la partner indisposta, Federico Longhi è uno Scarpia pure cosciente dei propri mezzi e concentrato su parola e musicalità. Al contrario, l'esuberanza con cui il tenore Vincenzo Costanzo sfodera suoni stentorei sacrifica il legato, le sfumature, talora anche l'esattezza del solfeggio. Completano il cast l'Angelotti di Luciano Leoni, il Sagrestano di Domenico Colaianni, lo Spoletta di Pietro Picone, lo Sciarrone di Davide Filipponi e il carceriere di Carlo Bonelli. Davvero bravo, poi, il pastorello (Enrico Maria Ciarrocchi o Enrico Maria Desideri, che si alternano nella produzione) proveniente dalle file del pure assai convincente coro di voci bianche La Corolla Spontini preparato da Mario Giorgi; tuttavia ci si chiede se sia opportuno – oltre che di buon gusto musicale – chiedere a un bambino di enfatizzare così il vibrato e lunghissime corone, dando l'impressione di imitare il canto “dei grandi” più che di intonare spensierato un dolce stornello. Efficace, infine, il coro del Ventidio Basso preparato da Giovanni Farina.
Della risposta del pubblico si è detto ed è quello che più di tutto ci fa uscire dal teatro con un grande sorriso sulle labbra e la voglia di tornare.