L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Un tenue fil rouge

di Lorenzo Cannistrà

Un programma decisamente inconsueto e suggestivo ha animato una serata di grande musica alla Scala. Protagonista Lorenzo Viotti, giovane stella della direzione d’orchestra, alla testa della Filarmonica della Scala, con la partecipazione del violinista Marc Bouchkov nel Concerto op. 35 per violino di Korngold, incorniciato dalla Sinfonia n. 104 di Haydn e dal poema sinfonico Tod und Verklärung di Richard Strauss.

MILANO, 8 marzo 2023 - Haydn, Korngold, Strauss. Ci si può chiedere il perché di un impaginato davvero particolare, con brani e compositori così lontani tra loro. E nelle ottime note di sala di Giangiorgio Satragni viene infatti giustamente affrontato subito il tema del nesso che lega i brani in programma. Giustamente, perché non tutti gli spettatori conoscono o sono normalmente in grado di intravedere anche in Korngold e in Strauss quel solido appiglio al classicismo sinfonico, nella forma e nel principio melodico, che in Haydn trovò uno dei suoi massimi campioni. Si potrebbe anche aggiungere che Korngold, nel periodo precedente al suo auto-esilio negli Stati Uniti, risente dell’influsso di Strauss nell’orchestrazione di alcune sue opere, ma non è proprio il caso del Concerto per violino, animato da diverse esigenze musicali. Un filo conduttore comunque esiste, e non è per niente pretestuoso, ma era giusto metterlo in risalto anche perché alla fine del concerto è giocoforza percepire una notevole eterogeneità musicale che deriva dalla abissale diversità stilistica e di pensiero musicale dei compositori eseguiti.

La Sinfonia n. 104, l’ultima di Haydn, è rigorosa nella costruzione tematica ma anche fantasiosa per le molte trovate strumentali e formali, come ad esempio la suggestiva introduzione lenta. Essa riflette al massimo grado la maturità raggiunta da Haydn con le “londinesi”, tra perfezione formale e licenze (barocche, popolaresche) che non fanno che confermare il rispetto supremo della forma-sonata. Elegante e rustica insieme (quest’ultimo tratto presente specialmente nell’ultimo tempo), viene condotta da Viotti con polso sicuro ed autorevole, valorizzando al meglio le qualità degli orchestrali scaligeri senza appiattire mai i risvolti ironici ed umoristici così frequenti nel compositore austriaco. Un lavoro sinfonico che specialmente nell’ultimo movimento fungerà da paradigma per Beethoven, un esempio da seguire e difficile da superare.

Il concerto di Korngold, vero must per brillanti solisti e cavallo di battaglia di Heifetz che lo rese popolare a livello mondiale, è un ingegnoso esempio di osmosi tra la nascente musica da film (alla cui affermazione contribuì lo stesso Korngold, vincitore di due premi Oscar negli anni ‘30), e la grande forma sinfonico-concertistica, benchè non estremamente raffinata in questo caso. Del resto l’opera è da sempre stato oggetto di studio per tentare di chiarirne il flusso creativo, ossia il rapporto tra forma classica e i temi hollywoodiani utilizzati. Marc Bouchkov è un interprete brillante, indubbiamente un virtuoso del suo strumento, nonostante qualche fisiologica e ininfluente sbavatura. Nel concerto la parte affidata ai fiati è importante e talvolta, complice forse anche la mia posizione in platea, il solista è risultato leggermente coperto. In ogni caso Bouchkov ha tenuto testa dignitosamente all’imponente mole sonora proveniente dall’orchestra, cosa non del tutto facile e scontata, soprattutto con gli esigenti professori della Filarmonica. Meno raffinata l’esecuzione del bis, funambolico nell’esecuzione ma poco diversificato nelle diverse variazioni (trattasi della Danse rustique dalla Quinta Sonata di Eugène Ysaÿe)

Tod und Verklärung ha rappresentato l’apoteosi di questo concerto, e forse il momento in cui vi è stata maggiore sintonia tra direttore ed orchestra. Il “programma” sinfonico, con la figura dell’artista giacente sul letto di morte, non è da prendere alla lettera perché, com’è noto, la descrizione contenuta nella poesia di Alexander Ritter è successiva alla stessa composizione (come si direbbe per il pop, è nata prima la musica, poi le parole). Viotti appare molto ispirato e preparato in questa partitura, accompagnando con percepibile intensità soprattutto il finale, annunciato dai 40 enigmatici colpi di tam-tam e con una graduale intensificazione del tema della “trasfigurazione”. Suggestiva l’altrettanto graduale planata verso sonorità più rarefatte, in cui il direttore e i valorosi musicisti ci ricordano con particolare efficacia che questo sarà il tema utilizzato da Strauss nell’ultimo dei suoi Vier letzte lieder, in cui risuonano con la massima eloquenza il presagio della fine imminente e l’approdo verso l’agognata serenità dello spirito.


 

 

 
 
 

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