Bellinimania
di Giuseppe Guggino
Il Teatro Massimo di Palermo contribuisce al Bellini International Context con un programma monografico affidato a Jessica Pratt e Manuela Ranno sul podio. Calorosa la risposta del pubblico in sala.
Palermo, 7 settembre 2023 - A distanza di due anni, dopo un recital con orchestra interamente dedicato alle scene di follia del repertorio operistico primottocentesco, Jessica Pratt ritorna al Teatro Massimo di Palermo per un concerto consacrato alle eroine belliniane, con una seconda data programmata in trasferta presso la Villa Bellini di Catania, nell’ambito dell’edizione 2023 del BIC, ossia del Bellini International Context, rifuggendo la predilezione per l’acronimo ormai consolidata dall’omologo (e più storico) festival pesarese.
La serata, già annunciata da settimane dedicata alla memoria di Renata Scotto e aperta con un momento di raccoglimento rivolto al soprano ligure e al giovane cornista Giovambattista Cutolo, entra subito in medias res con uno dei pezzi di maggiore impatto dell’impaginato: la sortita di Beatrice dalla Beatrice di Tenda, titolo che il soprano australiano si appresta ad affrontare integralmente nei prossimi giorni al Teatro San Carlo di Napoli. Sin dall’ampio recitativo iniziale si apprezza il lavoro sulla parola e la concentrazione, sicché pare proprio inspiegabile come l’incipit dell’aria diventi erroneamente “O mie genti! o suol natio”, mutuato dal terzo verso, in luogo di “Ma la sola, ohimè, son io”; ma è inane défaillance a fronte alla notevole capacità di amministrare la sorvegliatissima linea di canto, sempre con apparente naturalezza. Sul podio Manuela Ranno sembra riuscir ad ottenere il meglio dall’Orchestra del Massimo in una serata che principia benissimo, salvo incappare dopo in qualche sbavatura di troppo – specie fra i legni – nelle non scontate pagine sinfoniche di intermezzo fra le arie. Scorre abbastanza trasparente la cimarosiana prima delle due sinfonie in Re maggiore, mentre la stretta conclusiva del “Capriccio ossia Sinfonia per studio in Do maggiore” riesce alquanto confusa.
Fra le altre pagine belliniane la Pratt sceglie di cimentarsi nel finale della Straniera, risolvendo al meglio il cantabile, senza forzare il proprio strumento nella cabaletta che richiederebbe maggiore potenza nel grave, per poi concludere la prima parte del programma con la grande scena della pazzia dai Puritani, già contemplata nel recital palermitano del 2021 che, a sua volta, seguiva le memorabili recite del medesimo titolo del 2018 in coppia con Celso Albelo che siglarono il suo esordio nella sala del Basile.
Nella seconda parte, specularmente, se “Casta diva” da Norma (con cabaletta) scivola via alquanto interlocutoriamente, con agilità non del tutto a fuoco, dopo la sinfonia da Adelson e Salvini, è la grande scena di Amina – che per la Pratt è autentico cavallo di battaglia – a suggellare, a buon dritto, un’accoglienza alquanto festosa.
Agli applausi finali, con quell’autoironia che contraddistingue le belcantiste di razza, si scherza sulla calura nella sala; d’altra parte la rumorosità dell’impianto di condizionamento impone il suo spegnimento durante gli spettacoli… ma poi giunge comunque l’immancabile polacca dai Puritani come unico bis quasi obbligato per una festosa serata all’insegna della “bellinimania”. Singolare, anzi alquanto incomprensibile è come le pagine siano state eseguite tutte senza coro, senza pertichini e con la mutilazione dei da capo. E non si tratta solamente di “bellinimania”.