L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Il confronto della forma

di Roberta Pedrotti

Diego Ceretta guida la Filarmonica marchigiana in un impegnativo programma dedicato a Schumann, Weber e Mendelssohn. Acclamato solista al clarinetto è Kevin Spagnolo.

SANSEVERINO MARCHE, 19 aprile 2024 - Il programma che Diego Ceretta, al suo ritorno sul podio della Form dopo il debutto dello scorso anno, propone nel segno della musica tedesca è senz'altro assai impegnativo, ma non meno affascinante. Oltre alla nazionalità, i tre compositori in cartellone sono accomunati da date di nascita e morte troppo vicine: Schumann morì a quarantasei anni, Weber prima di compierne quaranta e Mendelssohn senza raggiungere i trentanove. Anche senza badare alle coincidenze luttuose, notiamo che il primo compose a trentun anni l'Ouvertüre, Scherzo e Finale in mi maggiore per orchestra, op. 52, mentre il secondo ne aveva venticinque quando scrisse il Concerto n. 1 per clarinetto e orchestra in fa minore, Op. 73 e appena quindici Mendelssohn al tempo della stesura della Sinfonia n. 1 in do minore, Op. 11. E proprio quest'ultima è forse il pezzo più impressionante del programma se messa in relazione con la precocità dell'autore. Alcuni passaggi arditi, è vero, denotano una padronanza ancora un po' acerba delle forme, ma risultano anche per questo affascinanti, come quando l'ampia, notevole fuga dell'ultimo movimento fa improvvisamente spazio a una coda di tutt'altro genere, a confermare un trattamento dei temi inconsueto anche senza essere apertamente anticonvenzionale (sono sempre chiari illustri modelli). Ancora ingenuo, forse, ma intrigante. D'altra parte, anche l'opera di Schumann, nel suo volersi svincolare dai canoni sinfonici elaborando una forma più libera, definita solo dai suoi tre movimenti rappresenta un momento di fermento creativo e di confronto della nuova generazione con le forme ereditate dalla precedente. Meno stuzzicante da questo punto di vista è il Concerto di Weber, che però offre al ventisettenne Kevin Spagnolo l'occasione di esprimere una caratura solistica di tutto rispetto, un virtuosismo mordente, una personalità originale e un bel senso del legato cantabile. Anche il bis, con una singolare fantasia rossiniana sull'onda di libere associazioni mentali che prendono le mosse dal Tema e variazioni (vale a dire, da “Oh quante lagrime”) e arrivano a sfiorare un frammento quasi inafferrabile di Semiramide.

Coetaneo di Spagnolo, Ceretta conferma le sue qualità di concertatore serio, scrupoloso e preparato. Un giovane musicista che il tempo potrà senz'altro meglio definire anche come interprete, la cui indole appare ora votata alla discrezione e alla ricerca dell'equilibrio, e che guida una serata in crescendo. Sembra guardare con compunta cautela alle elaborazioni di Schumann, per unirsi in un bel dialogo con Spagnolo nel concerto di Weber e approdare a un Mendelssohn nitido e scattante, attento a porre in evidenza le peculiarità dell'adolescente di genio nell'impadronirsi dei modelli classici ed elaborarne una propria visione. Ne risulta una lettura chiara e insieme rigorosa, che il pubblico di Sanseverino Marche premia con copiosi applausi dopo aver già festeggiato il solista al termine della prima parte del programma.


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