L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

La grazia sottile

di Roberta Pedrotti

Sara Blanch propone, per i Concerti di Belcanto del Rossini Opera Festival, un recital in cui attraversa il repertorio cameristico e operistico con musicalità raffinata e accattivante.

PESARO, 17 agosto 2024 - Dal salotto alla scena: il passaggio dalle arie cameristiche a quelle d'opera è un classico dei recital vocali, ma ciò non significa che sia una scelta comoda o scontata. Tutto dipende dall'approccio, e quello di Sara Blanch è quello di un'artista sensibile e musicalissima, fine e comunicativa, attenta a differenziare l'intimismo salottiero rispetto all'eloquio teatrale.

Nativa della Catalogna, fa della Canzonetta spagnola di Rossini il suo biglietto da visita, ma non tanto (e non solo) per il carattere e la lingua madre, quanto soprattutto per il gusto di assottigliare, sussurrare, “rubar con garbo e a tempo”, sorridere nella musica. Del Genius loci e di Donizetti predilige pagine brillanti, come il Mi lagnerò tacendo in forma di Bolero, La pastorella delle Alpi o Amor marinaro, tuttavia non è trascurata l'elegia di Bellini (Il fervido desiderio, Per pietà bell'idol mio, Vaga luna) e Donizetti (Amore e morte, testo musicato anche da Rossini), così da mostrare senza stereotipi o schematismi un bel ventaglio di affetti e registri espressivi. Il bagaglio tecnico e il vocabolario poetico di Blanch le offrono una dovizia di sfumature di cui non pare mai abusare compiaciuta, ammanendole semmai con intima naturalezza.

Ci si potrebbe domandare, piuttosto, se questa sottigliezza, questi alleggerimenti dell'emissione fra parola e alito di note, così suggestivi nella romanza da salotto, possano funzionare nelle arie d'opera. E qui, infatti, le cose cambiano. L'artista non subisce una metamorfosi e tutte le sue buone intenzioni e qualità restano alla ribalta, ma, com'è giusto che sia, con una marcia diversa. La voce è sempre quella di uno schietto soprano leggero, pronto a ricamare abbellimenti minuti, variazioni ardite e sottili, a dar luce ai sovracuti con timbro chiaro e lieve, tuttavia bastano i passaggi più legati e cantabili di “Ah donate il caro sposo” e “Squallida veste, e bruna” per trovare una rotondità ben altrimenti teatrale. Lo strumento, l'interprete sono sempre riconoscibili e fedeli a sé stessi; quel che cambia è lo stile, il contesto, cosa che Blanch capisce perfettamente, anche nel gesto scenico, più raccolto accanto al pianoforte e più diretto prima, filtrato dal personaggio e più ampio poi. E se anche, per esempio, le “Fragolette fortunate” di Adina fossero assimilabili in superficie al carattere della Canocchia donizettiana o della Pastorella delle Alpi, in realtà l'aria porta in sé le ambiguità e i sottintesi del contesto in cui è collegata: una schiava che sta per sposare il suo signore e gli dedica quest'aria apparentemente gioiosa e amorosa, quasi erotica, ma che sappiamo essere ancora legata alla memoria del primo amore e che scopriremo essere in realtà la figlia perduta del califfo promesso sposo, sicché le frasi inquiete e contrastanti (“No, non deve umile ancella | aspirare a tanto bene, | nuovi affanni e nuove pene | avrò sempre da provar”) possono assumere uno spessore che una romanza da camera non ammetterebbe.

L'intelligenza dell'approccio, la comunicativa amabile, la nonchalance tecnica e il gusto musicale permettono a Sara Blanch di attraversare con un sorriso un programma assai denso, punteggiato dagli ottimi interventi solistici di Alessandro Benigni, che sembrano far da eco ad Amore e morte di Donizetti anche senza aver inserito in programma il corrispettivo rossiniano: del Pesarese ascoltiamo Memento homo e Une caresse à ma femme ritrovandoci a pensare che si sarà anche definito “pianista di quarta classe”, ma questi Péchés de Vieillesse meritano di occupare un posto d'onore nella letteratura pianistica ottocentesca.

Alla fine, due bis billanti e appropriati chiudono il cerchio con la Canzonetta spagnola d'apertura: “Me llaman la primorosa” dalla zarzuela El barbero de Sevilla di Giménez e Manuel Nieto seguita dalla Sevillana di Massenet. Il pubblico risponde con pari calore e simpatia.


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