L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

La gioia in un'ora

di Luigi Raso 

La verbena de la Paloma di Tomás Bretón al Teatro de la Zarzuela conferma la passione e la vitalità con cui il genere tradizionale spagnolo si anima sul palcoscenico e coinvolge il pubblico.

MADRID, 15 maggio 2024 - Andata in scena nel 1894 al Teatro Apolo di Madrid (oggi non esiste più: l’Apolo era ubicato in Calle de Alcalá45; al suo posto oggi sorge un edificio degli anni ‘30 e una targa ricorda il glorioso teatro consacrato al genere), La verbena de la Paloma di Tomás Bretón è una breve e celebre zarzuela ascrivibile alle cosiddette funciones por hora, ovvero spettacoli di durata limitata, accessibili economicamente anche alle classi meno abbienti.

Nel corso del XIX secolo, infatti, le zarzuelas in tre atti, per gli elevati costi di realizzazione, erano appannaggio della borghesia benestante; l’aumento dei costi e l’esigenza di tenere in vita questa forma di spettacolo popolare determinò l’esigenza di coinvolgere un pubblico più ampio e di ridurre le spese: da qui zarzuelas in un solo atto, come appunto La verbena de la Paloma, che diedero vita all’interno del genere chico al fenomeno del teatro por horas. Al Teatro Apolosi rappresentavano anche quattro zarzuelas per ciascuna sera, ognuna della durata di un’ora.

La breve durata della Verbena costituisce, per la fortunatissima ripresa madrilena di questa zarzuela, il presupposto per l’aggiunta di prologo, Adiós, Apolo, scritto per l’occasione dal poeta, drammaturgo e attore spagnolo Álvaro Tato: è un omaggio, malinconico e poetico, agli artisti che hanno reso il Teatro Apolo il tempio della zarzuela. Nel prologo, infatti, viene rievocata l’ultima rappresentazione al Teatro Apolo nel 1929; da qual momento, la chiusura, il piccone e la edificazione, sul perimetro del teatro, di una banca. Un omaggio commosso, nelle intenzioni di Álvaro Tato, a un teatro “defunto” e intimamente legato all’anima spagnola.

Questo prologo - in realtà un po’ prolisso - è l’occasione anche per ascoltare brevi brani tratti da altre zarzuelas, quali, tra le varie, El Año Nuevo por Agua e Caballero de Gracia da La Gran Vía, entrambi di Federico Chueca. Resta il fatto che l’aggiunta di Tato ritarda l’inizio della zarzuela con l’irruzione della sua travolgente e celebre ouverture.

Ma dopo il mesto addio al Teatro Apolo inizia, senza soluzione di continuità, La verbena de la Paloma, la cui storia, tra scene di vita quotidiana, atmosfere di festa, gelosie e amori, si svolge nella caldissima notte di festa del 15 agosto, durante la quale a Madrid si celebra la festa della Vergine della Paloma.

Questa nuova produzione della Verbena è uno spettacolo magnificamente riuscito, sia dal punto di vista teatrale, sia da quello strettamente musicale: travolge e diverte anche per chi, come chi scrive, ha una conoscenza superficiale della zarzuela e del castigliano.

Merito in primo luogo della regia di Nuria Castejón, curatrice anche delle belle e articolate coreografie, la quale confeziona uno spettacolo incalzante, brioso, senza un attimo di cedimento, imperniato su un movimento costante e sempre ben calibrato: l’azione si muove tra le scenografie di Nicolás Boni che riproducono calligraficamente le stradine di Madrid, sapientemente e suggestivamente illuminate dal gioco delle luci curate da Albert Faura. Molto ben confezionati i colorati e eterogenei costumi firmati da Gabriela Salaverri.

Effervescenza e empito travolgente sovrintendono anche alla componente musicale: José Miguel Pérez-Sierra, dal novembre 2023 direttore musicale del Teatro de la Zarzuela, alla testa dell’Orquesta de la Comunidad de Madrid imprime alla Verbena una narrazione serrata e scintillante, traboccante di vitalità e di gioia di vivere. Preciso, idiomatico, a proprio agio scenicamente e contagiato da quella stessa raffinata esuberanza che regna in orchestra è il Coro del Teatro de la Zarzuela preparato da Antonio Fauró.

Eccellente nel complesso il cast vocale che schiera artisti che garantiscono perfetta aderenza scenica, spiccate doti di attore e stile vocale appropriato al genere musicale della zarzuela.

Si apprezzano, per ampiezza e generosità vocale, il Julián di Borja Quiza, la Susana dal timbro brunito e coinvolgente di Carmen Romeu, i bravissimi Antonio Comas (Don Hilarión),Gerardo López (Don Sebastián), Milagros Martin (Señá Rita), Guruzte Beitia, una magneticaTía Antonia.

All’eccellente esecuzione musicale dell’opera contribuiscono in modo determinante tutti i ruoli secondari, perfettamente coinvolti nell’esplosione di freschezza e gioia che innervano la breve zarzuela.

Il pubblico che gremisce la sala del Teatro de la Zarzuela, divertito e coinvolto, al termine tributa meritatissimi applausi calorosi e prolungati a tutti gli artefici dello spettacolo. Si esce felici per aver goduto di una produzione perfettamente assemblata, trascinante, bella da vedere e da ascoltare.


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