L’Ape musicale

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Burocrazia e oppressione

di Gustavo Gabriel Otero

Dopo solo due anni The Consul di Menotti torna al Teatro Colón con cast e produzione pressoché identici, ma con esiti ancora superiori.

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Buenos Aires, The Consul, 03/05/2022

BUENOS AIRES, 9 agosto 2024 - Gian Carlo Menotti, autore del libretto e della musica del Console, ha preso un momento storico specifico - la contemporaneità dell'epoca della composizione e della prima, cioè la metà del secolo scorso - per dipingere i momenti disperati vissuti da un dissidente politico perseguitato in un Paese dell'Europa centrale con un regime totalitario e la mancanza di empatia della burocrazia verso le sofferenze degli altri. In linea di principio, la trama sembra essere determinata da un'epoca e dalle sue circostanze, ma sebbene il contesto in cui l'opera è stata creata sia molto diverso da quello attuale - la Guerra Fredda - il contenuto della denuncia dell'autoritarismo di ogni tipo e dell'eterna burocrazia è pienamente valido.
A priori non sembrava un'idea molto saggia per un teatro che propone solo sette titoli all'anno riproporre The consul solo due anni dopo la sua ultima rappresentazione sul palcoscenico del Teatro Colón, a una data così ravvicinata e con un cast per l'ottanta per cento uguale a quello già apparso sullo stesso palco. Come sempre nell'arte, i preconcetti vengono distrutti dalla realtà, e questo ritorno sul palcoscenico dell'opera di Menotti è stato ancora più interessante dell'ultima volta, grazie a una bacchetta giovane ma indubbiamente matura, a un perfetto meccanismo teatrale ideato dall'équipe di palcoscenico e a un cast vocale ben rodato nei vari ruoli. Tutti elementi che hanno contribuito all'eccellenza dello spettacolo.
Marcelo Ayub nella direzione musicale ha concertato con ampia conoscenza della parte, con autorità, con lirismo, con stile perfetto. Ha sostenuto perfettamente i cantanti e ha sottolineato la sottigliezza dell'orchestrazione, curando in ogni momento l'equilibrio tra la buca e il palcoscenico. La realizzazione dei momenti puramente orchestrali è stata notevole, completando un lavoro di ottimo livello.
La messa in scena di Rubén Szuchmacher nel 2022 è stata naturale, coerente e perfettamente teatrale, riflettendo adeguatamente l'oppressione e l'angoscia vissuta dai personaggi di fronte all'abuso di potere e alla burocrazia. Rivedere il suo lavoro serve a rafforzare l'idea che per ottenere un risultato di prim'ordine non c'è bisogno di un'inutile grandiosità o dell'uso di elementi che distraggono dall'azione. Basta lavorare, e molto, con il testo per far fluire l'azione.
La monumentale scenografia di Jorge Ferrari allestisce le due scene previste dall'autore: la casa dei Sorel e la sala d'attesa del Consolato. Abbondano i colori grigi, con qualche tocco di bianco e nero. La struttura della casa dei Sorel ci permette di vedere la strada dove si annidano gli agenti segreti e il seminterrato dove si nasconde John. L'atmosfera è quella di una casa con evidenti segni di decadenza. Nel Consolato, il grigio occupa quasi tutta la scena e le pareti sono piene di scaffali dal pavimento al soffitto, il che rafforza l'atmosfera opprimente e burocratica. L'ordine delle sedie, dei fascicoli, dei raccoglitori e di tutti gli elementi diventa soffocante. L'approccio scenografico ha sfruttato il disco girevole, che ha permesso di cambiare la scena senza tirare il sipario durante gli intermezzi strumentali. Anche i costumi di Ferrari utilizzano i grigi e il nero.
Gonzalo Córdoba cura bene l'illuminazione e il cambio di colori per le scene di sogno è perfetto con un'inquietante luce verde. Marina Svartzman ha progettato movimenti coreografici appropriati per i solisti in due scene: l'ipnosi dei personaggi in attesa nel consolato e il momento finale con la morte di Magda Sorel.
Sebastián Angulegui ha messo al servizio di John Sorel la sua voce baritonale ben timbrata, la sua grande potenza e la sua adeguata proiezione. Sia dal punto di vista vocale sia da quello recitativo ha dato al personaggio tormentato le giuste sfumature.
Il soprano Carla Filipcic Holm ha ripetuto la sua Magda Sorel di cui è già un'importante interprete locale, avendo già cantato il ruolo nel 2009 per una compagnia indipendente e nel 2022 con questo stesso allestimento al Colón. La sua musicalità, l'emissione e l'ampio volume si sono uniti alla sua gamma di sfumature vocali e alla sua credibilità attoriale.
Adriana Mastrángelo ha brillato ancora una volta nel ruolo della segretaria del Consolato. Alla sua naturale eleganza, che ha in qualche modo esaltato il carattere freddo e imperturbabile richiesto dalla parte, ha aggiunto la sua perfetta proiezione, il suo bel colore vocale e la sua maturità interpretativa. Un personaggio che cambia nel corso dell'azione e che la Mastrángelo ha incarnato alla perfezione.
Virginia Correa Dupuy ha composto la madre di John con convinzione scenica ed esperienza vocale, e il suo momento più brillante, la ninna nanna, è stato emotivamente brillante.
Hector Guedes è stato un inquietante agente della polizia segreta che ha soddisfatto perfettamente le esigenze di questo breve ma sostanziale personaggio.

Gli altri candidati al visto costituivano un ensemble di ammirevole solidità. Pablo Urban (Nika Magadoff) è stato un convincente e istrionico mago con una grande performance vocale; Alejandro Spies (Mr. Kofner) ha contribuito con bella emissione, convinzione e un'ottima presenza scenica; Marisu Pavón (donna straniera) ha emozionato con la sua storia in italiano raccontata con professionalità e risorse genuine; Marina Silva (Anna Gómez) ha contribuito con la sua ampia gamma di suoni ed espressività.
Rocío Arbizu ha interpretato Vera Boronel, che sembra appartenere a un'altra classe sociale e che alla fine è l'unica a ottenere il sospirato visto, con correttezza negli ensemble e con brillantezza nel suo breve momento da solista. Nel breve ruolo di Assan, Sebastián Sorarrain ha ribadito che non esistono ruoli brevi, valorizzando i suoi interventi.


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