Se Palermo fa rima con Salerno
di Giuseppe Guggino
Parterre delle grandi occasioni per la prima di Tosca al Massimo, per una serata in fin dei conti abbastanza provinciale, sollevata dalla superba Floria di Hui He, probabilmente il miglior soprano oggi in circolazione per questo ruolo.
Palermo, 16 novembre 2014 - C’era una Palermo che si candidava ad essere Capitale della Cultura. Svanita la candidatura, rimane una Palermo che si scopre un po’ provincialotta come quella che s’è vista domenica sera al Massimo, con mezzo Governo regionale fresco fresco di nomina e la città “bene” che si precipitano ad una ordinaria prima di stagione ricorrendo al dress code da inaugurazione; ad attenderli una pietanza perfettamente acconcia che, infatti, come facilmente prevedibile, li soddisfa ampiamente.
Già, perché l’istrione Daniel Oren sul podio fa “La Tosca” ideale, rigorosamente con l’articolo determinativo davanti, corredata di tutti gli arbitrii agogici possibili e immaginabili, con le corone più lunghe della storia interpretativa dell’opera (un compiacimento che, volta per volta, per il cantante diviene vero e proprio guanto di sfida lanciato), assicurando lagrime agli “over” e gigionate agli “under”: tripudio garantito, ovviamente; con onestà intellettuale non possiamo non riconoscergli la capacità di tenere tutto assieme (cosa quanto mai complessa in un’opera piena di cambi di metro) o parecchie intuizioni di fraseggio preziose o ancora il saper far suonare magnificamente l’orchestra, ma la latitanza di spirito analitico in Puccini è pur sempre cattivo servigio alla sua dimensione europea e alla sua musica che peraltro, con buona pace di Mahler, è tanto ben orchestrata da non richiedere aggiunte di mugolii e grugniti.
La squadra di comprimari di fiducia che il Maestro si porta dietro a cantare (o parlare, a seconda dei casi) “La Tosca”, sempre con l’articolo davanti, si compone dell’Angelotti di Carlo Striuli, del Sagrestano di Fabio Previati e dello Spoletta di Francesco Pittari e si completa con lo Sciarrone di Daniele Bonomolo e con il carceriere di Riccardo Schirò.
Di livello consono al contesto il Barone Scarpia molto poco baronale di Alberto Mastromarino. Stefano Secco avrebbe una voce bellissima, se solo la lasciasse sfogare anziché gestire faticosamente gli acuti tutti puntualmente intrappolati e spinti.
Ventimila leghe sopra gli altri si staglia lei, Hui He, voce magnifica e saldissima a cui ben poco in più potrebbe chiedersi se non una migliore articolazione del testo specie nella declamazione che le riesce ancora un po’ grottesca (“Quanto? Il prezzo!”); bis di “Vissi d’arte” richiesto a gran voce dal pubblico e concesso ad infiammare giustamente la sala.
Quanto al secondo bis, quello del terzo atto, richiesto più su sollecitazione di Oren che non dal pubblico, diciamo che è stato un piacere riascoltare il clarinetto di Giuseppe Balbi.
Buona la prova del Coro nel Te deum (direttore Piero Monti) e, come sovente accade, ottima quella del Coro delle voci bianche istruito da Salvatore Punturo.
“La Tosca” di Pontiggia ha anch’essa l’articolo determinativo davanti ed è bella da vedere anche grazie ai costumi e alle scene da manuale di Francesco Zito. Certo, è abbastanza improbabile che le prigioni di Castel Sant’Angelo, pur potendo annoverare nel libro degli ospiti persone del calibro di Benvenuto Cellini, fossero adornate di paraste corinzie (le stesse di Sant’Andrea della Valle) o che le fucilazioni avessero luogo proprio davanti lo stemma papale in travertino, ma sono dettagli sui quali si può sorvolare.
Sempre sulla questione provinciale (e lo diciamo con garbo) nei teatri “importanti” la presenza di un fotografo che si produce in migliaia di scatti durante la recita manco si fosse ad un matrimonio, nonostante gli inviti alla moderazione rivolti dalle mai troppo lodate maschere della platea, risulta un poco molesta.
Infine, c’è un’altra cosa non provinciale (a parte il soprano) da segnalare su questa Tosca ed è l’iniziativa (che sta diventando ormai una buona tradizione annuale) di aprire la prova antegenerale agli under 35 a prezzi ridotti, il tutto sotto la regia dell’associazione “Giovani per il Teatro Massimo” a cui va tutto il nostro plauso.
foto Lannino/Studio camera