Leonora nel paese senza meraviglie
di Andrea R. G. Pedrotti
G. Verdi
Il trovatore
Netrebko, Domingo, Rivero, Prudenskaya
direttore Daniel Barenboim
regista Philipp Stölzl
Berlino, Schiller Theater (stagione Staatsoper), dicembre 2013
1DVD Deutsche Grammophon2014
0440 073 5132 1 DVD Video GH
Blu-ray Video0440 073 5133 8
eVideo 0440 073 5134 5
Vorrebbe tanto rassomigliare ad Alice nel paese delle meraviglie, lo spettacolo eternato da Unitel Classica e Deutsche Grammophon, ma si avverte ben poca meraviglia alla visione di Il Trovatore andato in scena alla Staatsoper berlinese il 15-22 dicembre 2013. Molte volte i teatri di area germanica sono protagonisti di lodevoli messe in scena, decisamente coraggiose nelle intenzioni, ma che non sempre colgono l'obbiettivo perseguito.
Philipp Stölzl riesce nell'impresa di condensare in un unica produzione i peggiori stereotipi che dell'opera italiana vengono concepiti al di là della Foresta Nera. Tutto e niente vi sarebbe da descrivere in questa regia, nella quale si cerca con ostinazione di trovare qualcosa di buono, senza mai riuscirvi. Plácido Domingo era e rimane sempre artista dal grande carisma e, sicuramente, non si può che lodare il suo tentativo di fraseggio ed espressione. La sua carica teatrale diventa debordante se ascoltato dal vivo, ma, in questa produzione, non solo non si può godere della presenza scenica, messa in palese ridicolo da un costume non degno della dignità del cantante spagnolo; i fiati sono piuttosto corti e in molti punti (come il terzetto del primo atto) fatica a seguire i tempi e le dinamiche del direttore, certo problematici per qualsiasi interprete. Visivamente uno dei momenti peggiori dell'intero allestimento lo vede protagonista, quando, sul finire dell'aria di Leonora “D'amor sull'ali rosee”, egli appare incappucciato, con una vistosa ascia da boia, nell'atto di scoprire all'improvviso il volto, per attaccare il suo recitativo seguente.
In questo paese delle meraviglie, l'unica meraviglia è la Leonora di Anna Netrebko, sola componente del cast in grado di rendere il personaggio, nonostante la messa in scena. La voce è sicura e straordinariamente proiettata, la recitazione convincente. Nonostante le deficitarie dinamiche di Barenboim, l'artista austro-russa pare non avvertire il minimo affanno: tecnica, fraseggio e interpretazione oltrepassano l'eccellenza. Unico peccato che non venga eseguito il da capo della cabaletta “Tu vedrai che amore in terra”, come accaduto invece nella bella produzione di Salisburgo di questa estate. L'Azucena di Marina Prudenskaya non si dimostra all'altezza, penalizzata anch'essa dalla regia non convince nemmeno per la sua voce contraltile dal timbro non bello ed estremamente cavernoso. La presenza scenica appare fin troppo caricata, così come il trucco da pagliaccio che le tinge il volto. La dizione non è sicuramente delle migliori e manca della necessaria tensione drammatica nel corso dell'intera opera, compensata da un fraseggio eccessivo e caratterizzato da portamenti non appropriati. Tuttavia peggior elemento del cast è il Manrico di Gaston Rivero: più cappellaio matto che poetico menestrello, appare in perenne difficoltà fin dal suo apparire sulla scena. La voce balla pericolosamente in tutti i registri, l'intonazione è precaria, quanto l'interpretazione. In svariati momenti non pare nemmeno comprendere il significato dei versi cantati, spesso malamente solfeggiati. La prova attoriale è goffa e impacciata e la tecnica non adeguata all'importanza del teatro berlinese.
Adrian Sâmpetrean è un Ferrando onesto, canta correttamente l'introduzione, risultando interprete del ruolo affidabile, ma sicuramente non indimenticabile.
Riguardo il Ruiz di Florian Hoffmann e il Messo di Stefan Livland poco si può dire, se non che la regia li costringe sistematicamente a saltelli e mossette di dubbio gusto, che distraggono assai dal canto. Wolfgang Biebuyck interpreta un vecchio zingaro.
Oltre al regista Philipp Stölzl (che curava le brutte scene, una sorta di cubo su cui scorrevano discutibili proiezioni, assieme a Conrad Moritz Reinhardt) la produzione si avvaleva del lavoro dell'aiuto regista e coreografa Mara Kurotschka, autrice di pessimi nonché caricaturali movimenti coreutici, affidati ai ballerini Eric Dunlap, Alexander Fend, Gernot Frschling, Katerina Gavetzi, Leah Katz, Kate Sandell, Kira Sennkpiel e Filippo Serra.
Proiezioni e luci sono a cura di Olaf Freese e Momme & Philipp Philipp Stölzl. Dramaturg è Jan Dvořak. Non convince nemmeno la prestazione dello Staatsoperchor, diretto da Martin Wright e della Staatskapelle Berlinese
Daniel Barenboim dimostra, in quest'occasione, come il melodramma italiano non sia il suo repertorio d'elezione: i tempi sono troppo slegati, l'orchestra appare troppo spesso pesante e le dinamiche appena sufficentemente adeguate.
Nota lieta di questo DVD è la bella confezione, con un unico disco in un cofanetto poco pretenzioso, ma funzionale. I saggi, a cura di Peter Krause, sono tradotti, come sempre, in inglese, francese e tedesco. La realizzazione del video è a cura di Tiziano Mancini.