gentile concessione ©Egitto. Splendore millenario
Vaso decorato con struzzi, colline e acque
Naqada IID1 (3450 – 3325 a.C.)
Ceramica dipinta
Collezione Insinger
Rijksmuseum van Ouheden, Leiden, inv. F 1901/9.93
Altezza: cm 15, diametro max.: cm 17
La scena raffigurata su questo vaso del Periodo Naqada IID1 ci riporta ad un Egitto caratterizzato da un paesaggio rigoglioso che i cambiamenti climatici hanno poi trasformato nel tempo. Struzzi, come quelli dipinti in rosso sul contenitore, assieme a elefanti, coccodrilli, rinoceronti ed altri animali selvatici erano allora una presenza abituale del territorio nilotico.
Fine V - VI dinastia (2347 – 2216 a.C.) NOTA LA DATA INDICATA 2347 a.C. è L’INIZIO DELLA VI dinastia
Alabastro
Collezione D’Anastasi
Altezza: 13cm, diametro max.: 49cm
L’offerta al defunto era parte fondamentale del rituale funerario per assicurare una vita oltre la morte. La particolarità di questa tavola per offerte appartenuta ad un alto funzionario di stato è data dalla forma circolare, insolita, e dal ripetersi del concetto di offerta come indicato dal testo scritto, dal vasellame scolpito in visione zenitale e, soprattutto, dalla raffigurazione centrale di una tavola per offerte su cui poggia un pane, corrispondente al geroglifico hotep (‘offerta’).
XII - XIII dinastia (1976 – 1648 a.C.)
Calcare con tracce di policromia Abido.
Collezione Palagi, già Nizzoli Museo Civico Archeologico, Bologna, inv. EG 1911
Altezza: 64cm, larghezza: 41,5cm, spessore: 10cm
Aku, ‘maggiordomo della divina offerta’, è il dedicante di q uesta stele a Min - Hor - nekhet, la forma del dio itifallico Min adorata ad Abido. La preghiera che Aku rivolge al dio ci racconta di una esistenza ultraterrena in un mondo concepito come tripartito: in cielo dove il defunto si trasfigura in stella, in terra dove la sepoltura è luogo fondamentale del passaggio dalla vita alla morte e in oltretomba dove il defunto è giustificato da Osiride ad una vita eterna.
Elemento di pettorale a fiore di loto blu (retro; fronte)
XVIII dinastia, regno di Thutmosi III (1479 – 14 25 a.C.)
Oro e vetro
Collezione D’Anastasi Rijksmuseum van Ouheden, Leiden, inv. AO 1b
Altezza: 8,6cm, larghezza: 8,1 cm
L'arte orafa egiziana ci ha lasciato in eredità gioielli di grande pregio artistico e valore economico. Questo monile, attribuito alla tomba del generale Djehuty, l’uomo a cui il sovrano Thutmose III affidò il controllo delle terre straniere, ne rappresenta un raffinato esempio. Figurato a fiore di loto blu, simbolo di rinascita e rigenerazione, doveva fungere da elemento di un elaborato pettorale a numerosi fili. Il cartiglio inciso sul lato posteriore suggerisce che il gioiello sia stato donato da Thutmose III in persona.
Gruppo statuario di Maya e Meryt (Maya, Meryt, coppia)
XVIII dinastia, regni di Tutankhamon (1333 – 1323 a.C.) e Horemheb (1319 – 1292 a.C.)
Calcare
Collezione D’Anastasi Rijksmuseum van Ouheden, Leiden, inv. AST 1 - 3 5_1
statua di Maya (AST 01): altezza: 216cm, larghezza: 74cm, profondità: 108cm 5_2 statua di Meryt (AST 02): altezza: 190cm, larghezza: 62cm, profondità: 95cm 5_3 Statua della coppia (AST_03): altezza: 158cm, larghezza: 94cm, profondità: 120cm
Le statue di Maya, Sovrintendente al tesoro reale di Tutankhamon, e di sua moglie Meryt, cantrice di Amon, arrivarono in Olanda nel 1828 con la collezione D’Anastasi. Solo molti anni dopo, nel 1986, una missione archeologica anglo - olandese ne individuò la tomba di provenienza a sud - est della piramide di Djoser a Saqqara. Queste statue, che rappresentano i massimi capolavori egiziani del Museo Nazionale di Antichità d i Leiden, lasceranno per la prima volta il Museo olandese alla volta di Bologna.
Rilievi con prigionieri di guerra condotti da soldati egiziani al cospetto di Tutankhamon
XVIII dinastia, regno di Tutankhamon (1333 – 1323 a.C.)
Calcare
Saqqara, Tomba di Horemheb. Collezione Humbert Rijksmuseum van Ouheden , Leiden, inv. H.III.OOOO
Altezza: 76cm (un rilievo), larghezza: 192cm, spessore: 20cm
Dalla tomba del generale Horemheb a Saqqara provengono molti rilievi che gemellano i musei di Leiden e di Bologna. In questa scena prigionieri di guerra condotti da soldati egiziani rendono omaggio al comandante delle truppe Horemheb e al sovrano Tutankhamon.
Rilievi con prigionieri Nubiani controllati da soldati egiziani
XVIII dinastia, regno di Tutankhamon (1333 – 1323 a.C.)
Calcare
Saqqara, Tomba di Horemheb. Collezione Palagi, già Nizzoli Museo Civico Archeologico, Bologna, inv. EG 1869 = 1887 Altezza: 62,5cm, larghezza: 85cm
XVIII dinastia (1539 – 1292 a.C.)
Legno e avorio
Collezione Palagi Museo Civico Archeologico, Bologna , inv. EG 1859
Altezza: 14,5cm, larghezza: 3,4cm
Il corpo aggraziato e sensuale di questa fanciulla, che tiene in mano un piccolo uccellino, serviva da manico per uno specchio di metallo, un oggetto da toilette molto ambito dalle signore egiziane facoltose. Era forse così, eternamente giovane, che la proprietaria dello specchio avrebbe desiderato scoprirsi ogni mattina, nell’utilizzarlo per la cura e la cosmesi del proprio corpo.
Sarcofago antropoide di Peftjauneith (coperchio, base cassa, interno cassa)
XXVI dinastia (664 - 525 a.C.)
Legno stuccato e dipinto
Basso Egitto. Collezione D’Anastasi Rijksmuseum van Ouheden , Leiden, inv. AMM 5 - e
Altezza: 36cm, larghezza: 63cm, lunghezza: 240cm
Peftjauneith, nell’insieme di cassa e coperchio, riproduce le sembianze del dio Osiride, avvolto in un sudario di lino e con il volto verde che evoca il concetto di rinascita. La raffinata decorazione di questo sarcofago conferma l’alto rango in ambito templare del suo proprietario, sovrintendente ai possedimenti di un tempio del Basso Egitto. In particolare va segnalata la scena interna alla cassa che mostra la dea del cielo Nut inghiottire ogni sera (ad Occidente) il disco del sole per poi partorirlo ogni mattina (ad Oriente).
Epoca Romana (30 a.C. – 395 d.C.)
Legno dipinto ad ecausto
Acquistato a Berlino nel 1928 Rijksmuseum van Ouheden, Leiden, inv. F 1928/8.1
Altezza: 34,5cm, larghezza: 17cm, spessore: 3cm
Ritratti come questo, dipinti su pannelli lignei e raffiguranti uomini, donne e bambini, sono documentati soprattutto nelle aree sepolcrali circostanti l’oasi del Fayum, da cui prendono il nome. Proprio della tradizione egiziana è il loro uso quali maschere funerarie per mummia, mentre derivano dalla tradizione romana lo stile ‘ritrattistico’ e la tecnica di esecuzione, consistente nell’applicazione su tavola lignea di una miscela di cera calda e pigmenti.