Aspettando Butterfly
Madama Butterfly al Teatro alla Scala
tra musicologia e storia
Un convegno internazionale di studi e una mostra al Museo Teatrale aprono il mese
di approfondimenti in vista dell’inaugurazione della stagione scaligera il 7 dicembre
con la prima versione del capolavoro di Puccini diretta dal M° Riccardo Chailly.
Il 7 dicembre Madama Butterfly torna nella sala del Piermarini con la direzione di Riccardo Chailly e la regia di Alvis Hermanis nella prima versione che Giacomo Puccini scrisse nel 1904 per il nostro Teatro. Una prima che sottolinea il legame tra la Scala e questo capolavoro e che si inserisce nel processo di costruzione di una consapevolezza storica e musicale sulle opere di Puccini che costituisce una delle linee culturali portanti della programmazione scaligera.
L’esecuzione dell’opera giapponese di Puccini si colloca in un periodo di intensi scambi culturali tra Milano e il Sol Levante: mentre si spengono gli echi della tournée che ha portato il Ballo scaligero a Tokyo dal 22 al 25 settembre in occasione dei 150 anni delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi, a Palazzo Reale è in mostra “Hokusai Hiroshige Utamaro - Luoghi e volti del Giappone” che raccoglie oltre 200 opere dei tre grandi maestri della pittura.
Madama Butterfly
Un capolavoro universale, un’opera a tutti nota. O forse no. Madama Butterfly di Giacomo Puccini ebbe la sua prima assoluta al Teatro alla Scala il 17 febbraio 1904 con la direzione di Cleofonte Campanini e Rosina Storchio protagonista. Fu una serata contrastata: i nemici del compositore alimentarono le proteste (“un linciaggio” nelle parole di Puccini) e l’autore si affrettò a proporre una nuova versione, con il second’atto diviso in due, che trionfò a Brescia il 28 maggio dello stesso anno per poi andare alle stampe e restare come edizione ufficiale. Alla Scala Butterfly non tornò fino al 1925, dopo la morte del compositore, con la direzione di Toscanini. Fu un fiasco autentico, quello di Milano, o il frutto di una spedizione punitiva organizzata da avversari artistici ed editoriali? E le modifiche che Puccini introdusse furono dettate da considerazioni artistiche o dalla necessità di far accettare l’opera al pubblico smussandone gli aspetti drammaturgici più crudi e le innovazioni musicali più legate al panorama europeo? Certo è che Madama Butterfly si guadagnò rapidamente il favore del pubblico di tutto il mondo e la Scala fece ammenda della tempesta della prima allestendo negli anni una sequenza di spettacoli leggendari.
Il convegno e la mostra
Proporre oggi alla Scala la prima Butterfly significa indagare la genesi dell’opera, scoprirne le varianti e gli aspetti nascosti; ma significa anche, come sempre quando si dedica un 7 dicembre a un titolo del grande repertorio, ripercorrerne la storia al Piermarini, ricordarne gli interpreti, ricostruirne gli allestimenti. A queste due esigenze rispondono rispettivamente il convegno internazionale di studi “Madama Butterfly” curato da Franco Pulcini che si terrà il 10 e 11 novembre nel Ridotto dei Palchi del Teatro alla Scala accompagnando la produzione con un momento pubblico di riflessione musicologica e culturale, e la mostra “Madama Butterfly, l’Oriente ritrovato”, a cura di Vittoria Crespi Morbio, che racconta le meraviglie dischiuse sulla scena scaligera da registi, scenografi e costumisti, da Caramba a Foujita fino a Keita Asari.
MADAMA BUTTERFLY
Convegno internazionale di studi
Ridotto dei Palchi Arturo Toscanini, 10 e 11 novembre 2016
Il 10 e 11 novembre si terrà al Teatro alla Scala, nel Ridotto dei Palchi Arturo Toscanini, un convegno internazionale di studi sul capolavoro pucciniano che segnerà l’apertura delle iniziative culturali a Milano in vista dell’inaugurazione di stagione il 7 dicembre. Sono previsti interventi tra gli altri di Simonetta Puccini, del M° Riccardo Chailly, del biografo di Puccini professor Dieter Schickling, del professor Arthur Groos della Cornell University di New York, del professor Virgilio Bernardoni dell’Università di Bergamo, membro del Comitato Nazionale per l’Edizione delle Opere di Giacomo Puccini, del professor Michele Girardi dell’Università di Pavia, del critico musicale Elvio Giudici e del Maestro Herbert Handt.
MADAMA BUTTERFLY, L'ORIENTE RITROVATO
A cura di Vittoria Crespi Morbio
Con la collaborazione dell’Archivio Storico Ricordi
Catalogo edito da Ricordi & C.
Museo Teatrale alla Scala, dal12 novembre 2016 al 28 febbraio 2017
La mostra allestita al Museo Teatrale alla Scala e curata da Vittoria Crespi Morbio ripercorre le tappe principali della storia scaligera di Madama Butterfly documentando quattro allestimenti storici, a partire dal primo del 1904. Le scene firmate da Carlo Songa e Vittorio Rota, i cui bozzetti e figurini saranno visibili in mostra, non seppero corrispondere all’entusiasmo di Puccini per un Giappone “autentico”, limitandosi a un orientalismo generico in cui comparivano anche vasi Gallé e addirittura una sedia a dondolo per Cio Cio San. Una messa in scena inadeguata che contribuì certo all’esito infelice della prima. In mostra, accanto allo spartito, si potranno però ammirare anche le splendide cartoline disegnate da Metlicovitz per l’occasione.
Ci vollero vent’anni per riscattare Butterfly alla Scala in un allestimento forte dell’autorità di Toscanini sul podio e della scintillante fantasia di Caramba per scene e costumi: l’opera già acclamata nel mondo tornava trionfalmente nel teatro in cui era nata.
Nel 1951 è l’altro nume della direzione d’orchestra, Victor De Sabata, a proporre un nuovo allestimento del capolavoro affidando scene e costumi a un pittore di fama: Tsuguharu Foujita, giapponese trapiantato a Parigi, affronta la sua unica esperienza teatrale con delicatezza e cura infinite regalando a Cio Cio San splendidi kimono dipinti a mano, che saranno esposti in mostra.
L’ultimo allestimento documentato dalla mostra è quello firmato da Keita Asari per la regia, Ichiro Takada per le scene e Hanae Mori per i costumi, andato in scena nel 1985 con la direzione di Lorin Maazel e più volte ripreso con direttori tra i quali Gavazzeni, Bartoletti, Chung e lo stesso Riccardo Chailly. La messa in scena, limpida ed essenziale, si rifaceva con esemplare eleganza alle formule del teatro tradizionale giapponese.