Gaudeamus omnes
di Roberta Pedrotti
Uscirà anche in CD il concerto per la Solennità di San Petronio che nel 2013 ha celebrato pure il trecentocinquantesimo dal completamento della basilica bolognese. Sarà la preziosa testimonianza di uno splendido programma dedicato a capolavori di Colonna e Perti eseguiti magnificamente. Tuttavia ll'ascolto e l'esecuzione di questa polifonia negli spazi per i quali fu concepita non potrà mai essere eguagliata né riprodotta da nessuna tecnologia.
BOLOGNA, 3 ottobre 2013 - Il contesto dell'esecuzione e della fruizione fa parte della musica. Dobbiamo certo fare i conti quotidianamente con registrazioni che c'imporrebbero di riflettere su un approccio più o meno consapevole a tutte le modalità di riproduzione e ascolto che si aggiungono – e talora sostituiscono – all'esperienza dal vivo. Va da sé, poi, che la consapevolezza critica non deve essere mai confusa con un irragionevole e anacronistico rifiuto, bensì portare alla piena comprensione della collocazione dell'interprete e dell'ascoltatore. Un esempio perfetto viene dal Concerto per la solennità di San Petronio che si è tenuto lo scorso 3 ottobre, alla vigilia della ricorrenza del santo patrono bolognese. Devoti alla musica, devoti del vescovo, devoti di entrambi si radunano in ordine sparso fra la navata centrale e l'abside della basilica e non è solo l'occasione liturgica che, si sia credenti o meno, riporta le sacre composizioni alla loro funzione e al loro sentimento originario: è anche la collocazione acustica e spaziale a costituire un valore fondamentale dell'esecuzione. I due cori battenti, con i rispettivi gruppi strumentali al continuo, si trovano nelle opposte cantorie (in cornu Epistolae e in cornu Evangelii); al centro del coretto, in corrispondenza dell'affresco absidale della Vergine con il Bambino e S. Petronio, l'orchestra. Non solo ci si può ben rendere conto come nella polifonia sacra del XVII secolo la provenienza del suono, i rapporti fisici fra le varie voci e l'uditorio abbiano un'importanza fondamentale, ma anche come quella musica sia concepita esattamente per quel tipo di luogo, come la scrittura esiga quella stessa acustica, quello stesso riverbero che, magari, per altri repertorio risulterebbero, se non nocivi, fastidiosi. Invece il permanere del suono all'interno dell'abside, il suo rispondere fisico alla natura del luogo costituisce de facto un elemento fondamentale per il pieno apprezzamento e la piena comprensione di questo repertorio, un valore aggiunto che ogni musicofilo dovrebbe sperimentare una volta nella vita. Tanto più che il programma proposto dalla Cappella musicale di S. Petronio è di bellezza tale da mozzare il fiato.
Introdotti dalla Quinta toccata sopra i pedali per l'organo e senza di Frescobaldi e intercalati dalla Sinfonia V per tromba archi e basso continuo che un Bononcini quindicenne dedicò al suo mentore Giovanni Paolo Colonna, ascoltiamo infatti la Messa a nove voci concertata con strumenti di Colonna stesso (risalente agli anni ’80 del ’600, e consistente dei soli Kyrie e Gloria, sviluppati tuttavia in forme monumentali, secondo l’uso bolognese) e il grandioso mottetto Gaudeaums omnes (1704) di Giacomo Antonio Perti. Entrambi costituiscono casi notevolissimi ed esemplari nella storia anche filologica di questo repertorio. In particolare la riscoperta e l’edizione della Messa di Colonna, da parte di una pioniera come Anne Schnoebelen, che la pubblicò per la prima volta nel 1974, segnò una tappa fondamentale per la rinascita dell'interesse e delle ricerche sulla florida scuola barocca bolognese. Un bel salto storico e generazionale costituisce invece lo studio intorno al mottetto Gaudeamus omnes: attraverso un lungo lavoro di ricerca dedicato alle musiche sacre di Perti per la corte di Medici, dalla sua tesi di laurea del 2005-06 all’edizione critica pubblicata nel 2010-11, Francesco Lora ha riscoperto la prima stesura e ne ha ricostruito le quattro versioni varianti, differenti dalla partitura tradìta e testimoniate da parti staccate ignorate fino a quel momento. Grazie a questi studi siamo oggi in grado, anche attraverso le rispettive peripezie storiche, di conoscere e apprezzare due capolavori assoluti, che in questa occasione, così come i brani di Frescobaldi e Bononcini, sono stati presentati in programma per la cura e la trascrizione dello stesso maestro di cappella Michele Vannelli.
Certo la complessa, e capitale, vicenda filologica di questi lavori trova splendida corrispondenza in una qualità musicale eccelsa, dalla solennità dottissima e abbagliante della messa di Colonna alla squisita vena lirica espressa con dottrina contrappuntistica parimenti superba da Perti. L'esecuzione ha reso piena giustizia a tanta meraviglia, con un complesso d'altissimo livello condotto con la consueta perizia da Vannelli. Dell'ottima orchestra della cappella petroniana citiamo subito le trombe naturali (Jonathan Pia, Giacomo Bezzi, Michele Santi e Matteo Macchia), che è raro ascoltare così precise musicalmente e seducenti nel suono, ma tutti gli strumentisti, inclusi gli organi e i continui, meritano una lode. Di ottimo livello i solisti dei due cori (rispettivamente, Sonia Tedla Chebreab, Elena Cecchi Fedi, Jacopo Facchini, Filomena Pericoli, Alberto Allegrezza e Gabriele Lombardi in cornu Evangelii e Silvia Frigato, Andrea Arrivabene, Michele Concato e Niccolò Donini in cornu Epistolae): in particolare la Cecchi Fedi, la Frigato, Allegrezza e Donini si sono dimostrate presenze di lusso, e per la squisita adesione stilistica ed espressiva, e per la mera qualità tecnica e timbrica. Con loro si sono fatti valere anche gli ensemble vocali di “ripieno”, quello petroniano diretto da Vannelli e il Color Temporis preparato da Allegrezza. Al termine grandi applausi. Siamo in chiesa, la celebrazione è sacra ma anche festosa: il patrono è, a prescindere anche dalla fede, come l'eroe o il dio fondatore delle antiche città, un simbolo di unità e appartenenza per una comunità, e, dunque, si festeggi. Bis pertiano giubilante, applauditissimo, come a teatro, come nelle migliori occasioni.