L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Non solo Cecchina

di Roberta Pedrotti

Carlo Goldoni
Drammi comici per musica 1756-1758
a cura di Anna Vencato
introduzione di Raffaele Mellace
992 pagine
Marsilio, 2020
978-88-297-0373-9

Anche dando per scontato - e non è detto - che siano cose note fra chi se ne interessa per professione o esclusivamente per diletto, la tendenza a pensare la cultura per compartimenti stagni e l’esclusione della storia della musica dai curricula scolastici ordinari fa sì che buona parte della letteratura per il teatro musicale sia appena appena sfiorata ai margini dei programmi, ridotta ad aneddoto accidentale anche per persone di buona cultura generale. I grandi librettisti dell’Ottocento liquidati come mestieranti, il Seicento questo sconosciuto o poco meno, Apostolo Zeno e Metastasio a far capolino nelle antologie (bontà loro) con qualche aria. E Goldoni resta in pratica solo quello della Locandiera, della Trilogia della villeggiatura o delle querelle con Gozzi, ricordando al massimo e a margine che lavorò anche per il teatro musicale. E sì che più della sua Pamela in prosa (da Richardson), fu La Cecchina che ne derivò per Duni e Piccinni a dettare una svolta fondamentale (e non solo operistica) nella poetica settecentesca e poi anche ottocentesca, giacché dal genere sentimentale, larmoyant e semiserio nasce e si sviluppa il dramma borghese, si arriva alla Gazza ladra e poi alla Traviata. La giardiniera (presunta) orfana con le sue lacrime è la madre delle cenerentole, delle cameriere angariate, delle donne umili e virtuose, ma anche delle prostitute d’animo nobile e dei buffoni lacerati nel profondo. 

C’è, però, molto più della Cecchina nella produzione librettistica goldoniana e non si può non salutare con entusiasmo l’iniziativa di Marsilio di pubblicare i suoi testi per il teatro musicale con tutti i crismi editoriali (ricche introduzioni, tabelle, note, apparati critici). Ora sulla scrivania c’è il quarto volume dei Drammi comici per musica, che copre il biennio 1756-1758, quindi la più celebre Buona figliola (nota poi come La Cecchina), ma anche La cascina, La ritornata di Londra, Il festino, Il viaggiatore ridicolo, L’isola disabitata, Il mercato di MalmantileLa conversazione. Titoli, tutto sommato, molto meno citati, ma non immeritevoli d'attenzione. Tutt'altro.

L’introduzione è a cura di Raffaele Mellace e, dopo aver inquadrato alla perfezione il periodo esame, procede in un’analisi dettagliata che va dalle caratteristiche delle compagnie di canto (e si apre un mondo: basti pensare che seguendo riprese e carriere si incontra anche il nonno di Beethoven, basso di discreta carriera) e dalla genesi e ricezione dei singoli titoli a temi specifici nella versificazione, nel trattamento dei personaggi, degli spazi, della drammaturgia, del linguaggio. Si evidenzia l’importanza fondamentale di Goldoni come modello espressivo che talora guarda - in satira o meno - a Metastasio e ispira a sua volta - con citazioni anche esplicite - il conterraneo veneto Da Ponte, influenzando da lì tutta la letteratura per musica degli anni a venire. C’è tutto un trattamento di tipi, topoi e convenzioni che si vivificano nell’intuizione, nell’elaborazione, nell’arguzia della critica sociale e della resa psicologica. Insomma, con la grandezza (riconosciuta, certo, ma forse non abbastanza) di Goldoni si ha modo di saggiare l’importanza della sua produzione per il teatro musicale e con essa il valore, la dignità tout court della letteratura operistica. 

Le pagine sono tanto ricche e dense da stimolare mille osservazioni e riflessioni, ma sarebbe materia non d’una recensione, bensì d’un altro saggio e qui ne abbiamo già uno eccellente, come eccellente è la cura di Anna Vencato. All’altezza dell’importanza letteraria che andrebbe riconosciuta stabilmente al teatro non solo di prosa.


 

 

 
 
 

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