Plaisir d'amor
di Roberta Pedrotti
Si j'ai aimé
musiche di Berlioz, Bordes, Dubois, Duparc, Godard, Guilmant, Martini, Massenet, Pierné, Saint-Saëns, Vierne
Sandrine Piau, soprano
Julien Chauvin, primo violino e direttore
Le concert de la loge
registrazione effettuata neò marzo 2018 a Metz
CD Alpha Classics - Palazzetto Bru Zane, Alpha 445, 2019
La mélodie francese, come il Lied tedesco o la romanza italiana, richiama subito l'intimità del salotto, il pubblico raccolto intorno al cantante con uno strumento o piccolo ensemble. Certo, esistono arie da concerto, cantate, cicli liederistici di respiro sinfonico e hanno fra le loro punte di diamante capolavori di Mahler o Richard Strauss. Meno noto è questo sviluppo nella mélodie francese, se si eccettua forse Berlioz con le sue Nuit d'été. Ci sono, però, anche pagine di Saint-Saëns, Massenet, Godard, Duparc – giusto per fare qualche nome – che meritano d'esser conosciute e rispolverate.
Per fortuna, il Palazzetto Bru Zane non solo promuove e sostiene progetti di ricerca e riscoperta d'alto profilo nell'ambito della musica francese, ma sa anche intercettare la sensibilità di alcuni dei migliori interpreti per un programma scandito da ricordi, desideri e seduzioni amorose, fra pagine vocali o esclusivamente strumentali.
È il caso di Sandrine Piau, nata alle porte di Parigi, nota soprattutto nell'ambito barocco, ma da sempre appassionata della musica cameristica fra XIX e XX secolo. I due retaggi si combinano in una lettura di grande finezza d'articolazione, fluida, precisa, disinvoltamente agile in ogni profilo melodico, ben valorizzato dal tombro chiaro e dalla delicatezza dell'emissione; soprattutto un'interpretazione pensata nella parola, sempre chiarissima, franca nell'intenzione, eloquente nell'espressione. Così la mélodie, passando dal salotto al concerto, mantiene il suo carattere peculiare di cameo poetico intonato.
È il caso del Concert de la loge diretto da Julien Chauvin, che restituisce la straordinaria libertà espressiva di questa scrittura con suggestive sonorità d'epoca. Quello che è il rapporto fra voce e strumento nella liederistica più intima non muta di carattere, ma scopre nuove dimensioni timbriche, piani sonori e corrispondenti livelli semantici. Il lavoro di Berlioz sull'orchestrazione, distillato in un organico ridotto, non appare come una cattedrale nel deserto, ma si colloca in un ricco panorama in cui anche Saint-Saëns e Massenet elaborano soluzioni preziose cesellando miniature fuori dalla magniloquenza e dal pathos estremo del teatro e dell'oratorio, in cui nondimeno i vari Godard, Pierné, Dubois, Vierne, Duparc, Guilmant animano un panorama vivacissimo, raccogliendo, elaborando, rilanciando idee e stimoli. Occhieggiano sfumature impressioniste, profili novecenteschi, richiami al classico esplicitati nell'orchestrazione di Plaisir d'amour di Martini (1741-1816) curata da Berlioz. Il fascino indelebile dell'ariette all'ancienne sposa l'invenzione fantastica nata dalla romanticismo e destinata a fiorire, fruttare e gettar semi per diversi sentieri futuri.