Dell'Elisir mirabile
di Gustavo Gabriel Otero
Ottima realizzazione scenica e interpreti convincenti per il secondo titolo della stagione del Colón. L'elisir d'amore conquista il pubblico con l'accurato allestimento che strizza l'occhio al Neorealismo, una compagnia di canto e una concertazione in crescendo.
Bueno Aires, 8 maggio 2015 - Il secondo titolo della stagione 2015 del Teatro Colón di Buenos Aires è stato L'elisir d’amore di Gaetano Donizetti, in una realizzazione di buon livello con una messa in scena suntuosa e attraente.
Il team guidato dal regista Sergio Renán colloca l'azione negli anni '50. Adina invece d'essere una ricca fittavola è la padrona di un piccolo complesso agroidustriale comprendente una piantagione di arance e una fabbrica di spremute. La recitazione è pulita e precisa, senza particolari guizzi - anche se con un tocco di italianità e una strizzata d'occhio al Neoralismo tanto graditi e apprezzati dal pubblico - , ma rispettosa e teatralmente efficace.
La straordinaria scenografia di Emilio Basaldúa propone tre differenti ambienti: nel primo atto un grande spazio simile a una piazza dove i lavoratori portano le arance e si vede la fabbrica di Adina (Prodotti Adina) su un lato. All'inizio del secondo ci troviamo all'interno della fabbrica, da cui si vedono anche le strade del villaggio. La ricostruzione delle abitazioni storiche di pietra, tipiche di piccoli paesi italiani, con la fabbrica in architettura fascista come le stazioni ferroviarie dell'epoca, è perfetta. Il terzo ambiente si mostra, con un cambio a vista grazie a una pedana girevole, nel penultimo quadro ("Una furtiva lacrima") e resta fino alla fine: un romantico parco, o boschetto, illuminato dalla luna. Sul fondo abbiamo, a completare il paesaggio, alcune proiezioni di Alvaro Luna. Così si vedono passare auto o camion, uccelli, un aereo, fino alla rappresentazione del sentire soggettivo o dell'immaginazione dei personaggi, come quando si vedono vestiti da Tristano e Isotta o si accompagna l'azione focalizzando l'attenzione su alcuni primi piani.
I costumi squisiti di Gino Bogani e le luci precise di Sebastián Marrero hanno coronato un allestimento eccellente.
Francesco Ivan Ciampa ha ben concertato con tempi agili. Dopo qualche squilibrio iniziale è andato in crescendo nel corso di una rappresentazione sempre più convincente. Il coro è stato perfetto sia nella resa musicale sia nella notevole naturalezza del movimento scenico.
Adriana Kucerova ha gioventù e bellezza necessarie per incarnare Adina, il timbro è gradevole e la voce duttile nelle agilità e nel rispondere alle esigenze della parte.
Ivan Magri (Nemorino) è parso inizialmente vacillante e disomogeneo, ma è andato migliorando durante la recita e ha cantato con ottimo stile la sua aria principale, recitando in modo accettabile.
Giorgio Caoduro è stato un corretto Belcore, mentre Simón Orfila (Dulcamara) ha dimostrato sicurezza musicale, perfetta costruzione del personaggio, per quanto avremmo auspicato un maggior peso vocale. Jaquelina Livieri è stata una Giannetta eccellente, a ulteriore dimostrazione della sua maturità per ruoli più rilevanti.
foto Maximo Parpagnoli e Arnaldo Colombaroli, cortesìa Teatro Colon